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Ivrea

Elisabetta Piccoli fuorilegge. Confonde propaganda e Istituzione

Oggi un incontro a Canton Vesco per parlare di orti urbani

Elisabetta Piccoli fuorilegge. Confonde propaganda e Istituzione

La legge è talmente chiara che nelle ultime settimane prima delle elezioni amministrative del 14 e 15 maggio, pur non essendoci coinvolgimento, tutte le comunicazioni della Regione Piemonte sono state inviate con gli asterisco al posto dei nomi degli assessori.

Dice questo: "Tutte le pubbliche amministrazioni, nel periodo che intercorre tra la data di convocazione dei comizi elettorali e la chiusura delle operazioni di voto, non possono svolgere attività di comunicazione istituzionale (legge 22 febbraio 2000, n. 28). Il divieto riguarda anche la comunicazione effettuata mediante l’utilizzo dei siti web e degli account istituzionali dei social media. Fanno eccezione al divieto le attività di comunicazione “effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni”.

L’obiettivo è di evitare che l’attività di comunicazione istituzionale si intrecci con l’attività di propaganda elettorale e che gli eletti uscenti possano utilizzare una posizione di vantaggio istituzionale, derivante dal loro ruolo di amministratori in carica, anche nel rispetto del principio, dettato dall’articolo 97 della Costituzione, dell’imparzialità dell’azione dei pubblici uffici.

Tutto chiaro? Certo che sì! Lo è a tutti salvo che agli assessori Michele Cafarelli e Elisabetta Piccoli, i "cip e ciop" della politica sotto le rosse torri, i finti tonti della pubblica amministrazione, candidati insieme nella lista Progetto Ivrea a sostegno di Stefano Sertoli. "Me perchè non si può..." sembra quasi di sentirli. No! Non si può!

Tralasciando le deliberazioni di giunta dell'ultimo minuto e le interviste rilasciate a piene mani su ciò che si sta facendo e che non si è fatto fino a ieri, è di oggi la notizia di un incontro organizzato in Canton Vesco per parlare degli orti urbani.

Per parlare di che?

Che non si tratti di semplice propaganda elettorale è evidente dall'invito in cui campeggia il simbolo del Comune con tanto di firma in calce.

Senza alcun ritegno verrebbe quasi da dire, considerando che le violazioni di questo genere sono perseguite d’ufficio e ciascun soggetto politico interessato ha un tempo di 10 giorni per andarle a denunciare.

"Purtroppo la campagna elettorale della coalizione Sertoli ha smesso di stupirmi - commenta e stigmatizza il candidato a sindaco del centrodestra Andrea Cantoni  - Capisco rivendicare e diffondere l’operato degli assessori uscenti, ma utilizzare il nome della Città di Ivrea in questo modo è inaccettabile. Confondere propaganda elettorale e Istituzioni, con tutti gli esempi a cui stiamo assistendo, dimostra una scarsa cultura istituzionale e un modus operandi che la nostra Città non può più tollerare. Posso forse, insieme agli altri candidati, utilizzare gli spazi (anche chiusi al pubblico, come il castello) e i fondi comunali per un ritorno elettorale? Direi proprio di no, alla faccia del fair play...".

Parla di "fair play" anche il candidato a sindaco del centrosinistra Matteo Chiantore... 

"Ho visto da qualche parte Sertoli con la fascia accogliere i turisti - stigmatizza - Non si può fare ma lui lo fa. L'incontro organizzato dalla vicesindaca è un'attività vietata dalla legge, spero lo sappia. Peraltro ho intravisto anche un invito dell'assessora Casali per il 18 maggio. Presenterà il manifesto del libro. Anche questo non si potrebbe fare ma almeno lei non s'è ricandidata.  Sono una persona moderata e che non va in cerca di zizzania, epperò....".

Decisamente arrabbiata anche la candidata di Unione Popolare Cadigia Perini.

"Ritengo che l'incontro in Canton Vesco sia di tipo elettorale e non doveva essere organizzato dall’amministrazione comunale. L’etica richiederebbe agli amministratori che si sono ricandidati di sospendere le uscite pubbliche a meno di una settimana dal voto...".

Insomma per trovare uno a cui di questa cosa gli importa neanche poi più di tanto bisogna arrivare a Carlo Bravi del "Popolo della famiglia".

"Chi è in carica si dovrebbe autosospendere per due mesi. Il confine è delicato. E’ un fatto di buon gusto e di stile. C'è da dire che le amministrazioni uscenti attirano tutti i fulmini delle cose che non vanno, negare loro la possibilità di mostrare quel che hanno fatto non mi sembra corretto. Serve a compensare... Insomma non mi sento di stigmatizzare la vicesindaca…".

AGGIORNAMENTO

Apprendiamo che all'incontro la vicesindaca non si è presentata. Al suo posto solo dei funzionari del Comune. Al telefono avrebbe sostenuto di essere stata minacciata. Non si è capito da chi... Più verosimilmente qualcuno le ha fatto notare che "non si poteva fare".

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