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È morto l'ultimo partigiano delle Valli di Lanzo: aveva 102 anni

Avevamo intervistato Secondino Poma solo due mesi fa: ci lascia un grande patrimonio di ricordi e di valori da portare avanti

Secondino Poma

Secondino Poma

Ci aveva raccontato le difficoltà della sua scelta di partigiano fatta quando aveva solo ventidue anni. La fame che morde la bocca dello stomaco, la tristezza negli occhi di chi vede morire fucilato per mano fascista il proprio comandate, l’urgenza di nascondersi dai rastrellamenti repubblichini.

È morto nel pomeriggio di ieri Secondino Poma. Aveva 102 anni, ed era rimasto l’ultimo partigiano combattente delle Valli di Lanzo. L’avevamo intervistato giusto qualche settimana fa, nella Rsa di Chialamberto dove ha esalato l’ultimo respiro.

Avevamo realizzato l’intervista pochi giorni prima del suo compleanno, che cadeva il 25 di febbraio. L’obiettivo era quello di farla uscire attorno a quella data, come se fosse un piccolo regalo da parte nostra.

A fargli una bella festa ci avevano comunque pensato i suoi familiari, con tanto di torta con decorazione a tre cifre: uno, zero, due. Centodue anni di vita.

Uno scatto dalla festa organizzata per Secondino due mesi fa

Secondino Poma nacque a Ceres il 25 febbraio del lontano 1921. Quando, diciannove anni dopo, scoppiò la seconda guerra mondiale, Secondino si ritrovò a combattere sul fronte francese assieme agli alpini del battaglione “Moncenisio”. Di rientro qualche anno dopo, Poma non stette a guardare con indifferenza la nascita delle prime formazioni partigiane, all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre. 

Si unì a loro e assunse il nome di battaglia ‘Bocia’. Dopo il durissimo inverno del ‘44, in cui le forze partigiane dovettero cessare momentaneamente le operazioni su ordine del feldmaresciallo Alexander, Poma venne inquadrato nella 20° Brigata Garibaldi. 

Qualche tempo dopo, seguendo altri partigiani, passò alla colonna “Renzo Giua” affiliata a Giustizia e Libertà. Tra i suoi ispiratori c’è il giovane Renzo Tuscano, comandante partigiano della Colonna “Renzo Giua”.

Il post di ricordo dell'alpino ceresino Marino Poma



Tuscano morì sotto il fuoco fascista, fucilato dai paracadutisti del battaglione “Nembo” il 24 gennaio 1945. Secondino manterrà di lui un ricordo sempre vivissimo. Nell’aprile del ‘45, Secondino partecipò alla liberazione di Ceres assieme ai compagni della colonna partigiana, facendo arrendere senza dover spargere una goccia di sangue gli Alpini fascisti della “Monterosa”. 

Dopo la guerra, il partigiano ceresino riuscì a riprendere la propria vita nella rinata Italia repubblicana. Mise su famiglia e lo fece con Emma Berta, partecipe anche lei della Resistenza. Berta aveva infatti nascosto più volte i partigiani rischiando, dunque, spesso e volentieri la propria vita. Berta è mancata qualche anno fa, nel 2016.

Il suo racconto della sua infanzia e adolescenza sotto al fascismo e il suo ricordo delle vicende resistenziali ci era apparso tanto asciutto e realistico quanto commosso e coinvolto. I 102 anni di Secondino pesavano tanto nell’articolazione dei ricordi, che ogni tanto risentivano di qualche buco qua e là.

Quello che colpiva, però, era la sua lucidità nel racconto degli eventi più drammatici che lo avevano visto protagonista. Come quando, con la fame che consumava lui e i suoi compagni, riusciva a mangiare qualcosa grazie alla mamma.

Secondino Poma col padre Giovanni

"Mia mamma era già vecchia - ci aveva raccontato - ma faceva la polenta, si metteva il grembiule e partiva da casa facendo finta di andare a lavorare. Noi andavamo nel bosco e la incontravamo per mangiare. Eravamo giovani, avevamo fame”.

Ci aveva anche raccontato di quando la Repubblica andò a ispezionare casa sua fino in cantina. “Lì arrivò subito mia mamma - ci aveva detto il figlio Giovanni, che a Ceres ci ha fatto anche il sindaco e che aiutava il papà a ricucire il filo dei ricordi -  la sua futura moglie, che accolse i repubblichini con del burro, distraendoli e permettendo a loro di scappare. Se li avessero trovati sarebbero stati finiti”. 

“È sempre stata una figura importante - lo ricorda il sindaco di Ceres, Davide Eboli - e ha sempre avuto un carattere forte, capace di dire la sua. Aveva sempre la la battuta pronta”. Poma viveva con orgoglio e passione la sua appartenenza agli Alpini, e “voleva essere sempre presente alle manifestazioni del Corpo” ci dice Eboli. 

“La notizia ci ha spiazzato un po’ - prosegue il primo cittadino - perché Secondino era entrato nel cuore di tutti come persone gradevole e disponibile. Non è semplice, abbiamo cercato di mostrargli affetto e gratitudine per quello che ha fatto e cercheremo di ricordarlo in tutto e per tutto.”.

L'anno scorso, per i 101 anni di Secondino era stata organizzata anche una celebrazione pubblica

Oggi a Ceres, nel corso della manifestazione “Valli in Vetrina” è prevista la consegna del Sigillo d’oro del Comune di Ceres alla Brigata Alpina Taurinense. Un evento a cui Secondino avrebbe partecipato, e che invece diventerà un momento di ricordo della sua vita di alpino.

Secondino lascia un patrimonio di valori e di ricordi da custodire e da tramandare. "Siamo diventati partigiani perché eravamo stufi di Mussolini" ci aveva detto due mesi fa. Stufi della guerra folle che il dittatore aveva deciso di portare avanti sulla pelle di tanti uomini. Stufi della barbarie fascista che non si fermava nemmeno di fronte al sangue delle donne e dei bambini. 

Alla fine, la storia di Secondino è quella di un ragazzo di ventidue anni che si è trovato a scegliere. E che ha scelto la strada che ha portato alla democrazia e alla pace. Ma quella scelta noi oggi la dobbiamo ripetere in continuazione, per non lasciare che il sacrificio di quei ventenni resti vano.

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