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Rocca Canavese

"Firmavo i documenti per tre donne africane e mi sono commosso"

Ci sono tre nuove cittadine italiane in paese: la riflessione del sindaco sui social

Alessandro Lajolo mentre firma i documenti

Alessandro Lajolo mentre firma i documenti

Ci sono tre nuove cittadine italiane a Rocca Canavese. L'ha fatto sapere il sindaco Alessandro Lajolo nei giorni scorsi con un post sui social network. Su Facebook, Lajolo si è poi lasciato andare a una riflessione.

"Oggi, più che mai, mentre firmavo i documenti per tre donne provenienti da stati dell'Africa centrale con regolare titolo per ottenere la Carta d'Identità Italiana mi sono commosso". Sono le parole che il primo cittadino di Rocca Canavese, Alessandro Lajolo, ha affidato ai social network il 1 marzo scorso.

Parole forti soprattutto perché arrivavano pochi giorni dopo il naufragio di Cutro, avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 febbraio la cui conta dei morti non ha smesso per diversi giorni, con un bilancio complessivo di 72 vittime di cui 18 minori. Parole che arrivano forti e chiare.

"Non è solo un atto amministrativo ma anche un vero e proprio atto di impegno e d'amore umano da parte della società civile". Insomma, un atto importante che avvia (o sigla, a seconda della situazione) un progetto di integrazione di famiglie straniere. 

"Guardando le immagini in TV - proseguiva Lajolo nel post - soprattutto quelle strazianti degli ultimi giorni, ci si potrebbe chiedere come mai si parli solo di emergenza e che non si riesca a trovare un modo, posto che sia quello giusto, per risolvere tale situazione con il famoso 'aiutiamoli a casa loro'".

Un'idea, quest'ultima, tendenzialmente più sloganistica, patrimonio della destra salviniana, che realmente praticabile. I governi di "casa loro" sono infatti spesso governo instabili, divisi, magari in lotta con un nemico interno o ancora peggio dittatoriali. "Oggi, quando si legge di 59 cadaveri recuperati, tra cui 14 bambini e 33 donne, dopo la tragedia Crotone, firmare questi documenti ci carica di una responsabilità ancora più pesante" proseguiva Lajolo nel suo post.

La responsabilità dell'accoglienza. Che, per Lajolo, porta con sé tutto un patrimonio di domande: "Sempre, quando firmo i loro documenti di identità, mi chiedo che storie ci siano dietro ad ognuno di loro, donne, mamme, bimbi in particolare. Sorgono spontanee domande quali; Chi sono i profughi? Quali sono i motivi per cui una persona dovrebbe fuggire dal proprio paese? Dove e come sono i luoghi in cui sono accolti i profughi? Cosa possiamo fare per loro? Sono delinquenti o brave persone?"

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