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Scandalo sanità
09 Marzo 2023 - 16:39
Nell'Asl To4 è quasi impossibile riuscire a farsi operare di cataratta
Secondo alcuni dati forniti dal Governatore regionale Alberto Cirio, insieme al commissario dell'Azienda Zero Carlo Picco, al consulente strategico della Regione Pietro Presti, e al presidente della Commissione Sanità del Consiglio regionale Alessandro Stecco, in Regione Piemonte si sarebbe raggiunto l'obiettivo di riportare a livelli pre-pandemia il numero di ricoveri, visite e prestazioni sanitarie nelle categorie di priorità e primo accesso. S'aggiunge che sulle 42 prestazioni non urgenti del Piano nazionale il tempo medio di attesa si sarebbe ridotto da 38 a 37 giorni, e su 25 di queste prestazioni sarebbe inferiore al 2018 mediamente di oltre 6 giorni.
"Molto positivi - a detta del Governo regionale - anche i riscontri sulla presa in carico attiva sperimentale delle prenotazioni di mammografia e prima visita cardiologica, alle quali entro fine marzo verranno aggiunte anche la visita urologica, quella chirurgica, e quella radiologia. Il tutto mentre si lavora per l'accesso diretto ad alcune prestazioni, eliminando il passaggio della prenotazione: la sperimentazione partirà da reumatologia e oculistica...".
Tutto vero? Boh? C'è chi come San Tommaso si è attaccato al sito "Piemonte si cura" del servizio sanitario regionale. Ebbene?
Vuoi prenotare una visita oculistica?
Prima disponibilità su Torino è il 5 marzo del 2024. Un anno di attesa.
Una gastroscopia? Idem, 7 marzo del 2024.
Un ecocardiogramma? 1 marzo del 2024.
Una visita cardiologica con elettrocardiogramma (ECG)? Qui va meglio, c’è posto il 22 settembre del 2023.
E fin qui le cose vanno bene, perché se devi prenotare una colonscopia dovrai accontentarti di andare a Chieri, dove c’è posto il 4 febbraio del 2025, perché su Torino è impossibile prenotare.
Lo stesso per l’esame del fondo dell’occhio (accomodarsi a Pomaretto in data 7 maggio del 2024).
Lo stesso per la risonanza magnetica (a Rivoli, il 17 agosto del 23) o per una visita dermatologica (il 30 novembre, a Pianezza).
"Mentre andava in scena la nuova puntata della telenovela “Regione Piemonte vs. liste d’attesa” -commentano i consiglieri regionali del Pd Domenico Rossi e Daniele Valle - abbiamo fatto qualche ricerca e dalle segnalazioni degli utenti che in questi giorni hanno contattato il Cup Unico emerge una narrazione meno straordinaria di quella fornita dal Presidente Cirio e dai vertici della sanità regionale...".
“I numeri della Giunta - secondo i due consiglieri - non tengono conto dei tanti cittadini che non riescono neppure a prenotare. Per Cirio è “straordinaria” la riduzione da 38 a 37 giorni di attesa su 25 prestazioni (un miglioramento di ben un giorno!), è “straordinario” il potenziamento del Cup, è “straordinario” aver riportato i tempi di attesa al 2019, ovvero quando governava la famigerata Giunta di centrosinistra di Chiamparino. Ma anche su questo, purtroppo, ancora una volta la fotografia è sfalsata, perché i dati fanno riferimento alle prestazioni erogate e non tengono conto dell’elevato numero di cittadini che non riescono a prenotare visite ed esami perché non trovano alcuna disponibilità o rinunciano per la troppa attesa, il che li costringe a rivolgersi alle strutture private. Di “straordinario”, in effetti, c’è che proprio il numero sempre crescente di servizi e prestazioni erogate dalla sanità privata, sia in regime privatistico, sia in regime di convenzione. Insomma, ancora una volta siamo al piano degli “annunci”, senza mai mettere in campo le vere azioni necessarie: l’assunzione di più personale (assunzioni vere non a termine o ricorrendo ai “gettonisti”) e la realizzazione di nuovi ospedali (finora esistenti solo nella tabellina dei finanziamenti Inail ma senza alcun progetto a supporto)".
Parole dure come macigni, eppure secondo il Governatore Alberto Cirio il sistema sanitario avrebbe recuperato la capacità operativa pre-Covid.
"Le liste d'attesa - ha detto in conferenza stampa - erano una fragilità del nostro sistema sanitario già prima della pandemia, come l'affollamento dei pronto soccorso e la carenza nella medicina territoriale. Nel 2023 lavoreremo per assestare i risultati del 2022 e continuare a ridurre i tempi di attesa. Da quando il Piano è stato avviato nell'aprile 2022 e fino a dicembre, gli interventi chirurgici nelle classi più critiche e complesse hanno superato il 100% di quelli fatti nello stesso periodo del 2019, prima della pandemia. Lo stesso obiettivo è stato raggiunto sulle visite e prestazioni ambulatoriali di primo accesso che riguardano le categorie urgenti, le brevi e le differite...".
Secondo i numeri forniti in conferenza stampa, nel 2022 sarebbero stati fatti 134 mila interventi di classe A,B, e C (cioè da fare entro 30, 60, 180 giorni) contro i 131 mila del 2019. Tra gennaio e dicembre del 2022 sarebbero stati fatti il 92% dei ricoveri programmati rispetto a quelli del 2019. I ricoveri sarebbero stati 185 mila, 25 mila in più dei 160 mila del 2021, con una performance molto vicina ai 201 mila ricoveri del 2019.
Per quanto riguarda le visite, nel 2022 sarebbero state fatte 150 mila visite di primo accesso in più rispetto al 2019: ovvero 1,45 milioni tra visite e prestazioni, con un recupero del 111% rispetto al pre-Covid, quando si era arrivati a 1,3 milioni.
Sul fronte degli screening oncologici, tra il 2021 e il 2022 gli inviti sarebbero stati 1,97 milioni con 815 mila persone aderenti, contro 1,27 milioni di inviti e 636 mila aderenti del biennio precedente. L'adesione all'invito è però calata del 10% rispetto allo storico.
Fra le novità per tagliare le attese, la presa in carico attiva in fase di prenotazione, finora per due prestazioni: visita cardiologia di primo accesso e mammografia. Sul totale di quasi 12.400 prenotazioni, le richieste prese in carico attiva con l'invio dell'sms di convocazione non appena è stato disponibile un appuntamento sarebbero state circa 800, il 6% del totale.
E’ vero. Della sanità pubblica che è sempre più privata e meno pubblica non è la prima volta che ne parliamo. Epperò questo è uno dei casi in cui il troppo tutto fa fuorchè non stroppiare. A solleticarci, sul finire dello scorso anno, fu una delle ultime delibere dell’Asl to4, la numero 892 del 13 ottobre sui fondi stanziati alle strutture private per l’annualità 2022 e 2023. Parliamo di qualcosa che s’avvicina ai 70 milioni di euro, poco più di quanto s’era riconosciuto nel biennio precedente. E troviamo la Clinica Eporediese di Ivrea (Policlinico di Monza), il Malpighi di Chivasso, il Centro Diagnostico Cernaia di Settimo Torinese.
Ai “privati”, giusto sottolinearlo, conviene un sacco lavorare con il pubblico considerando che possono emettere fatture mensili pari al 90% del budget, cioè quasi tutto, con un conguaglio che storicamente non ha mai creato loro problemi.
Tanti, tantissimi soldi che si andavano ad aggiungere a quelli stabiliti in una convenzione con le Cliniche private Pinna Pintor e Santa Caterina da Siena (Gruppo Villa Maria Pia) per consentire ai medici in “intramoenia”, cioè a quelli che hanno deciso di non prendere partita iva ma di poter comunque esercitare la libera professione, l’utilizzo di spazi e personale (soprattutto infermieri) per non meno di 150 operazioni di cataratta e 220 operazioni di piccola chirurgia (ernie, protesi, otorinolaringoiatre). Il tutto fuori dal normale orario di lavoro e fuori dagli ospedali di Chivasso, Ivrea e Ciriè.
“Le sale operatorie ci sono - aveva dichiarato il direttore generale dell’Asl To4 Stefano Scarpetta durante una conferenza dei sindaci - ma non c’è sufficiente personale da affiancare ai primari. E si fa riferimento agli infermieri, agli anestesisti, agli Oss, ai strumentisti e a tutte quelle professionalità che ruotano attorno al chirurgo...”.
Il direttore generale dell'Asl To 4, Stefano Scarpetta
Morale? Una possibilità di spesa aggiuntiva di circa 3 milioni di euro, che non sono certo bruscolini.
Tra le forti criticità riscontrate in quei mesi una faceva riferimento (toh guarda) all’oculistica. Quasi impossibile nell'Asl To4 riuscire a farsi operare di cataratta. Ecco appunto, l’oculistica, che fino a qualche anno fa, e fin dai tempi di Adriano Olivetti, era un’eccellenza dell’ospedale di Ivrea non solo italiana, ma addirittura europea... Negli anni sono riusciti a mandarla a scatafascio a Ivrea, non prima d’averla letteralmente cancellata dall’ospedale di Chivasso, quasi mobbizzando un medico (Giovanni Vadalà) che si era guadagnato un posto da primario con concorso.
Solite storie trite e ritrite: “la sala chirurgica non c’è”, “la stanza non c’è”, “l’ufficio non c’è” eccetera eccetera... Una stanza - a dire il vero - alla fine gliel’avevano trovata ma all’ospedale di Settimo, poi è arrivato il Covid e di Vadalà non se n’è più saputo nulla. Sparito da tutto i radar...
L'Assessore regionale alla sanità Luigi Genesio Icardi
Insomma, hanno un bel da dire - coloro che lo dicono - a sostenere che la sanità in Piemonte è pubblica. Al massimo è ibrida. E’ un puzzle. Oppure, ancora peggio, è letteralmente impazzita.... Come solo può esserlo un’organizzazione che, per un’operazione di cataratta obbliga i cittadini a pagare almeno una visita.
Il lavaggio del cervello è stato tale e tanto che peraltro a quei soldi nessuno ci fa più caso e tutti li considerano ben spesi. Primi loro, cioè i cittadini, alla bisogna, a non rivolgersi al servizio pubblico, pensando sia meglio scegliere il medico da cui farsi curare.
Contenti noi, contenti tutti, soprattutto, all’assessorato regionale alla sanità.
Largo ai privati e ai medici che lavorano fuori dall’orario di lavoro per raddoppiare i propri guadagni.
E allora ben ci sta la risonanza magnetica all’ospedale con 1.600 prestazioni diagnostiche all’anno erogate con supporto di personale esterno.
Sempre verso la fine dello scorso anno il "benvenuto" alla MLC Medical Line Consulting, che per la modifica cifra di 265.044 euro, avrebbe garantito un’attività ortopedica presso i Presidi Ospedalieri di Ivrea e di Cuorgnè “in quanto permane la difficoltà nel reperimento di personale medico strutturato per garantire il servizio di assistenza medica nell’ambito della attività in sala gessi...”.
Il tutto in perfetta sintonia con l’affidamento risalente a novembre 20221 in “ragione di una comprovata necessità contingibile ed urgente” e “al fine di non interrompere l’erogazione di prestazioni sanitarie” alla CMP Global Medical Division, del servizio di assistenza medica al Pronto soccorso di Ciriè, dal 1° novembre al 28 febbraio del 2022, con possibilità di ulteriore proroga.
Un problema, manco a dirlo, uguale e identico a quello capitato “fra capo e collo” nell’estate del 2021, quando si decise di “andare in soccorso di questo pronto soccorso” chiudendo quello di Cuorgnè e alcuni reparti all’ospedale di Chivasso. La spesa complessiva faceva gelare i polsi ed era pari a 360 mila euro con un costo orario dei medici pari a 125 euro all’ora.
Risale, invece, a pochi mesi fa una delibera per affidare l’assistenza medica del pronto soccorso di Cuorgnè alla Air Medical di Caselle per una spesa che viaggiava intorno a un milione e 226 mila euro per un anno. Di recente però s’è appreso che il “pronto soccorso non apre” e al suo posto è stato reso operativo un “punto di primo intervento”.
Insomma non se ne esce, considerando che alla Medical line consulting nel febbraio 2022 era stato assegnato un appalto per la fornitura di medici in vari reparti dell’ospedale di Ivrea, compreso il Pronto soccorso, il tutto per 709mila euro.
Ancora soldi che si aggiungono a quelli messi a disposizione il 18 giugno del 2021, in base ad un accordo sottoscritto dalla Direzione Regionale della Sanità e le Associazioni rappresentative degli “Erogatori Sanitari Privati” con decorrenza a circa sei mesi prima, cioè dal 1° di gennaio del 2021, anche in questo caso per il recupero delle liste di attesa e delle prestazioni non erogate nei diversi periodi di lockdown. Per l’ASL TO4 la bellezza di 831.875,00i.
Oltre ai privati, di cui già ci si avvaleva fino al dicembre del 2020, ne erano spuntati fuori almeno altri due e tra questi, il Gradenigo di Torino a cui erano stati richiesti 100 interventi di cataratta per 90 mila euro e la Casa della Divina Provvidenza per 84 colonscopie e 48 Endoscopie pagate 11.159 euro. E poi a Villa Grazia di San Carlo erano stati assegnati 32.168 euro in più per esami diagnostici (Eco-dopler); alla Nuova Lamp di Settimo Torinese 83.610 euro per esami di laboratorio e diagnostica per immagini, altri 141 mila euro al Malpighi di Chivasso per esami di laboratorio, diagnostica per immagini, elettrocardiogrammi, visite specialistiche di cardiologia, endocrinologia, otorinolaringoiatria, urologia e ortopedia. Infine al Policlinico di Monza, cioè alla Clinica Eporediese la bellezza di 471.464,00. Anche qui per esami, diagnostici e visite, soprattuto tante visite oculistiche (700) e tanti interventi di cataratta (250).
C’è chi dice che tutti questi milioni di euro per un bilancio dell’Asl To4 che si avvicina e supera i 950 milioni di euro (quasi un miliardo, sigh...) siano ben poca cosa... Può essere.! Epperò è bene anche aggiungere che esiste in Italia una evidente differenza tra le regole di funzionamento degli ospedali pubblici e quelle delle Case di Cura Private “contrattualizzate”.
Il risultato di questa differenza non favorisce né la qualità del servizio, né l’equità del trattamento dei professionisti, ma quasi solo l’imprenditoria privata ed alcune tipologie di professionisti.
Insomma c’è una parte che pensa solo ed esclusivamente al profitto... Lo aveva capito bene Gino Strada.
“La sanità italiana - disse - era tra le migliori ma adesso è in crisi per colpa della politica che ha inserito il profitto. Gli ospedali sono diventate delle aziende. Oggi il medico viene rimborsato a prestazione, che è una follia razionale, scientifica ed etica. Si mette il medico in condizioni di dover fare o di ambire a fare più prestazioni perché così guadagna e quindi si inventano nuovemalattie e cure, oppure si fanno interventi chirurgici inutili. L’obiettivo non è più la salute, ma il fatturato. Il profitto va abolito dalla sanità, perché abolendolo e rendendo una sanità gratuita a tutti coloro che sono sul territorio italiano, si avrebbero 30 miliardi di euro da investire ogni anno.”.
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