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Cronaca

Il Mediterraneo è un cimitero: 26 mila morti in mare in 10 anni

Nei primi mesi del 2023 gli sbarchi sono aumentati

Migranti

Solo ieri sono approdati 74 migranti a Lampedusa

Il numero continua a salire e tocca ormai quota 26mila in dieci anni. Già 225 nel solo 2023, calcolando quelli del naufragio di oggi davanti alle coste crotonesi. Erano stati 2.406 nel 2022. Sono le vittime dei viaggi della speranza. Migranti partiti dall'Africa e dall'Asia col sogno di raggiungere l'Europa. Ma annegati durante la traversata, prima di toccare terra. A volte a pochi metri dalla meta come è accaduto per l'ultimo barcone partito dalla Turchia. Ed il Mediterraneo diventa cos'è un vero e proprio cimitero che inghiotte i corpi senza più restituirli per la sepoltura o l'identificazione.

E' l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) a tenere il conto delle vittime con il Missing migrant project, attivo dal 2014. Il progetto prende in considerazione tre rotte: Mediterraneo Centrale, Occidentale e Orientale. La prima, che collega Libia e Tunisia all'Italia, è la più letale in tutto il mondo. Oltre 17mila tra morti e dispersi registrati dal 2014 ad oggi. E c'è evidenza che molti naufragi restano 'invisibili' - appaiono imbarcazioni senza nessuno a bordo, oppure affiorano resti di barche - sfuggendo così al conto dell'Oim. Il numero delle tragedie è dunque sottostimato. Le cause dell'alta mortalità di questa rotta? E' la più frequentata, ma c'è anche da considerare che i trafficanti di uomini impiegano gommoni e barche spesso fatiscenti.

Ed a guidarle sono non di rado gli stessi migranti che vengono brevemente addestrati in modo sommario prima della partenza. Alla rotta occidentale sono attribuiti 2.300 morti, mentre 1.700 sono stati registrati in quella orientale. Proprio dalla Turchia, da Smirne, era partito il barcone affondato in Calabria. E da quell'area proviene circa il 20% degli arrivi in Italia. I trafficanti turchi utilizzano barconi in legno di più grandi dimensioni rispetto a quelli che partono da Libia e Tunisia, ma anche barche a vela. Il viaggio è infatti più lungo, ci sono un migliaio di chilometri da percorrere e non si possono usare gommoni o barchini. La qualità delle unità messe in mare, che non di rado vengono condotte da scafisti russi e ucraini, è tuttavia frequentemente modesta.

L'Unione Europea ha concesso 6 miliardi di euro alla Turchia per fermare il flusso di migranti che arrivavano in Europa via terra, dai Balcani. Quel flusso è così drasticamente calato negli ultimi anni, ma una parte dei migranti che affollano la Turchia tenta la fortuna via mare puntando proprio verso l'Italia. La strage maggiore del Mediterraneo centrale, almeno tra quelle conosciute, risale al 19 aprile del 2015: un peschereccio partito da una spiaggia ad una cinquantina di chilometri da Tripoli si ribalta nel canale di Sicilia. Un numero certo di quanti fossero a bordo non c'è, ma molte testimonianze concordano che fossero circa 850 persone, tra cui una cinquantina di bambini. I sopravvissuti furono solo 28.

Due anni prima all'alba del 3 ottobre 2013, l'orrore si era materializzato a due passi dall'isola dei Conigli, la spiaggia paradiso di Lampedusa. Un barcone di 20 metri partito da Misurata, in Libia, si rovescia a mezzo miglio dall'isola. Il bilancio è di 368 morti accertati ed una ventina di dispersi. Otto giorni dopo, altra tragedia, nota come la 'strage de bambini': affonda un barcone con a bordo circa 200 persone, tra cui una sessantina di minorenni. Proprio in seguito a questi eventi il Governo presieduto da Enrico Letta lancia la campagna Mare Nostrum, imponente missione di salvataggio in mare come navi ed aerei di Marina Militare ed Aeronautica. La sostituisce un anno dopo la missione a guida europea Triton.

Si fa però strada il concetto di 'pull factor': assetti di salvataggio in mare, è la teoria, condivisa da molti nel Governo attuale, costituiscono un fattore attrazione delle partenze di migranti verso l'Europa. C'è stato quindi un progressivo depotenziamento dell'attività di soccorso Ue nel Mediterraneo.

Parallelamente, è scesa in acqua una flotta umanitaria - di ong tedesche in maggioranza, ma anche italiane, francesi e spagnole - che ha provato a non lasciare sguarnito il Canale di Sicilia. In tutti questi anni, tuttavia, i naufragi non si sono mai fermati. Per restare al 2023 lo scorso 14 febbraio si sono registrati 18 morti e 55 dispersi davanti alle coste libiche di Qasr Al-Akhyar, mentre il 24 sono stati 22 i morti a sud di Bengasi, sempre in Libia.

14mila migranti sbarcati nel 2023, aumento del 164% rispetto al 2022

Solo 6% migranti su navi ong, il 3 gennaio decreto con stretta

Sono 14.104 i migranti sbarcati in Italia dall'inizio dell'anno ad oggi, secondo i dati del ministero dell'Interno che vengono aggiornati quotidianamente. Nello stesso periodo del 2022 erano stati 5.345: l'aumento è dunque del 164%. Guinea (1.772) e Costa d'Avorio (1.720) sono i principali Paesi di provenienza di chi ?? arrivato via mare in questo 2023. I minori non accompagnati sono stati 861. Le persone soccorse dalle navi organizzazioni umanitarie sono invece 855, pari al 6% del totale. La grande maggioranza dei migranti sbarcati in Italia ha toccato dunque terra autonomamente, oppure è stata salvata dalle motovedette della Guardia costiera e della Guardia finanza.

Il decreto con la stretta all'azione delle navi umanitarie è entrato in vigore lo scorso 3 gennaio e giovedì scorso c'ì stata la prima applicazione: la Geo Barents, la nave di Medici Senza Frontiere, è stata fermata per 20 giorni per non aver fornito alla Guardia costiera i dati del Vdr (Voyage Data Recorder), la scatola nera.

Tre le rotte principali seguite dalle imbarcazioni con migranti: la più frequentata è quella che parte dalla Libia, responsabile nel 2022 di circa la metà degli arrivi complessivi; è lungo questo tratto che operano le navi ong. C'è poi quella che origina dalla Tunisia (un terzo degli arrivi) e, infine, quella orientale, proveniente in gran parte dalle coste turche. Da questa rotta proviene circa il 20% dei migranti sbarcati. Attraverso quest'ultima viaggiano prevalentemente siriani, iracheni, iraniani, afghani, pakistani, come registrato durante il naufragio di questa notte in Calabria. E nel 2023 sono sbarcati finora mille pakistani e 372 siriani. La Geo Barents di Medici senza frontiere ha soccorso quasi la metà (443 persone) dei migranti giunti in porto su navi umanitarie; segue la Ocean Viking di Sos Mediterranee (216), la Life Support di Emergency (156) e la Aita Mari di Salvamento Maritimo Humanitario (40).

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