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Editoria
23 Febbraio 2023 - 18:24
Salgono le preoccupazioni di redattori, collaboratori e giornalisti delle testate del gruppo Gedi controllato da Exor (holding della famiglia Agnelli-Elkann). Preoccupati per le voci che darebbero per imminente (o quasi) la vendita di Repubblica a Danilo Iervolino, patron dell’Espresso e della Salernitana. Ma anche la vendita delle testate del Nord Est del gruppo, ovvero Il Piccolo, Messaggero Veneto, Mattino di Padova, Nuova Venezia, Tribuna di Treviso, Corriere delle Alpi, a cui dovrebbe aggiungersi la Gazzetta di Mantova.
Da qui lo sciopero (il secondo in meno di un anno) proclamato la scorsa settimana e quel lungo comunicato in cui si attribuisce al management dell’azienda la decisione di agire “con una mera logica di “compra-vendita”, per poi lamentare la mancanza di un piano industriale e investimenti adeguati.
Anche di questo, prossimamente, si parlerà in consiglio regionale a Torino dov'è atterrata una richiesta di informativa firmata dal consigliere Alberto Avetta del Pd.
Il consigliere regionale del Pd Alberto Avetta
"Ho chiesto al Presidente Cirio e alla sua Giunta di ragguagliarci su ciò che sta succedendo - commenta Avetta - Nelle ultime settimane abbiamo appreso preoccupanti notizie che riguardano il gruppo GEDI, a cui fanno riferimento diverse testate nazionali e locali, tra le quali, in particolare, i quotidiani La Stampa e La Repubblica e il tri-settimanale La Sentinella del Canavese. Giovedì 16 febbraio le giornaliste e i giornalisti hanno scioperato per protestare contro la possibile ‘messa sul mercato’ di singole testate o gruppi di testate. Un’ipotesi che riguarderebbe il Mattino di Padova, La Nuova di Venezia, la Tribuna di Treviso, il Corriere delle Alpi, Il Messaggero Veneto, Il Piccolo, oltre alla Gazzetta di Mantova. Tuttavia ci sono forti timori che le ‘dismissioni’ possano interessare anche le due testate piemontesi, La Stampa e la Sentinella del Canavese, oltre a La Repubblica che vanta una redazione significativa a Torino. Sono testate giornalistiche in cui lavorano decine di professionisti e collaboratori. Sono tutte testate storiche e molto autorevoli che hanno scritto pagine importanti nella storia dell’informazione italiana, anche nell’ambito dell’innovazione digitale. Testate che svolgono anche un ruolo di presidio territoriale di democrazia e di trasparenza. Anche per questa ragione una loro eventuale cessione - o ridimensionamento - rappresenterebbe una sconfitta dolorosa per una Regione come il Piemonte, che è alla ricerca di nuove vocazioni, e per una città come Torino che da sempre è tra le capitali italiane dell’editoria...».
Insomma Avetta si auspica che il Governatore voglia aprire un’interlocuzione con il gruppo GEDI al fine di chiarire le reali intenzioni.
La verità è che da quando nel dicembre del 2019 gli Agnelli si sono comprati Repubblica e a metà del 2020 pure tre radio, le cose vanno sempre peggio con un rosso di bilancio che tra il 2020 e il 2021 era pari a 216 milioni di euro. Le cose non sono andate bene anche nel 2022 con un fatturato semestrale sceso di 10 milioni dai 248 del 2021 ai 238 di giugno scorso. Le cose non miglioreranno nella seconda parte dell’anno considerando i forti rincari della carta e quelli energetici che stanno accentuando la crisi dei conti dell’intera editoria.
Tanto per dare un’idea, Rcs che gode di buona salute, nei primi nove mesi del 2022, pur in presenza di un utile pari alla metà dell'anno precedente, ha visto crescere i costi di un 10% e i ricavi dell’1,7%.
S'aggiunge, per Repubblica e La Stampa l'emorragia nelle vendite. Gli ultimi dati Ads di ottobre raccontano di una perdita in un anno nella diffusione totale (carta + digitale) del 17% per Repubblica e di oltre il 10% per La Stampa.
Va detto che buona parte delle perdite cumulate da Exor (166 milioni nel 2020, 50 milioni nel 2021 e una trentina di milioni nel 2022), sono in parte frutto della pulizia di bilancio della gestione di Carlo De Benedetti. Nel 2020 infatti Gedi, sotto la gestione Scanavino, ha svalutato avviamenti (cioè il valore delle testate) per oltre 80 milioni e nel 2021 la pulizia dei valori non più congrui, vista la crisi di vendite ha visto rettifiche per altre decine di milioni. Erano pulizie doverose dato che sotto la gestione De Benedetti si tenevano a bilancio valori di Repubblica elevati non più compatibili con il continuo declino di fatturato. Infine, a complicare la vita degli "Agneli" il sequestro di 38 milioni da parte e della Procura di Roma per l’affaire dei pensionamenti truffa all’Inps, avvenuti sempre sotto la gestione De Benedetti.
Di fatto l’unica realtà che chiude in utile sono proprio le radio (Radio DeeJay, Radio Capital e M20) che l’anno scorso hanno fatto 4,5 milioni di risultato positivo su 51 milioni di fatturato.
"Chiediamo al sindaco di Torino, al presidente della Regione di assumere il futuro del gruppo Gedi come una delle priorità del territorio, ascoltando la preoccupazione che arriva dai giornalisti di quelle testate" scrivono in una nota congiunta la segretaria dell'Associazione Stampa Subalpina, Silvia Garbarino, e il presidente dell'Ordine dei Giornalisti del Piemonte, Stefano Tallia - Le notizie che si sono diffuse nella giornata di ieri sul futuro delle testate del gruppo Gedi non possono non destare preoccupazione. Le parole pronunciate dall'amministratore delegato Scanavino, che ha aperto alla possibilità che i giornali (anche quelli fino ad ora tenuti al di fuori da qualunque trattativa) possano essere ceduti, denota l'allarmante mancanza di un piano editoriale capace di assicurare un futuro alle testate e alle persone che ci lavorano".
"Ma a preoccupare è anche l'incertezza sui possibili compratori delle testate che, ricordiamo, non possono essere considerate come aziende qualunque", aggiungono.
Garbarino e Tallia, oltre a evidenziare che "l'informazione è un presidio fondamentale della democrazia e come tale va trattato", sottolineano la "situazione ancor più allarmante se si considera che stiamo parlando del principale gruppo editoriale del paese".
"Ma l'incertezza sul futuro di testate come 'La Stampa', 'Repubblica' e 'Sentinella del Canavese' che hanno le radici nella nostra regione - continua la nota -, non può non allarmare le istituzioni e il mondo politico locale".
Particolarmente sensibile all'argomento dovrebbe essere il sindaco di Ivrea Stefano Sertoli. Non solo viene da questo mondo qui, ma è anche stato per lungo tempo, dal 1988 al 1997, assistente dell'Amministratore delegato e poi amministratore delegato della Edizioni Nuova Europa Spa, l'editrice dell'allora bisettimanale la Sentinella del Canavese. Dal 2001 al 2015 Direttore Generale della “Nuova EditorialeSportiva s.r.l.” editrice del quotidiano Tuttosport.
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