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John Elkann vuole disfarsi dei giornali... Redazioni in agitazione

C'è un comunicato del coordinamento dei Comitati di Redazione del Gruppo Gedi firmato anche dai giornalisti de "La Sentinella del Canavese"

John Elkann

John Elkann

Secondo il sito Tag43, John Elkann, editore di Repubblica, Stampa e Secolo XIX, vorrebbe cedere la rete restante dei quotidiani locali. Dopo la vendita alla Sae di Alberto Leonardis del Tirreno di Livorno, Gazzetta di Modena, Gazzetta di Reggio, Nuova Ferrara e La Nuova Sardegna e dell’Espresso a Danilo Iervolino, ora tocca ai giornali del Nord Est: Il Mattino di Padova, La Nuova Venezia, La Tribuna di Treviso, Il Corriere delle Alpi, Il Messaggero Veneto e Il Piccolo di Trieste. Se ne starebbe occupando Francesco Dini, consigliere di Gnn, controllata di Gedi per i quotidiani e vicepresidente della Federazione editori, con trattative con due cordate, una di industriali friulani e una di industriali veneti. Il coordinamento dei Comitati di redazione del gruppo Gedi ha chiesto chiarimenti scritti e un incontro urgente “per fare chiarezza”. Possibile anche la vendita della Gazzetta di Mantova al gruppo Athesis delle associazioni industriali di Verona e Vicenza, proprietario dell’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi.

Francesco Dini

Comunicato del coordinamento dei Comitati di Redazione del Gruppo Gedi

In un comunicato stampa diffuso le giornaliste e i giornalisti del gruppo Gedi confermano lo stato di agitazione che ha fatto seguito alle circostanziate notizie sulla trattativa in corso tra la proprietà e alcune cordate di industriali per la cessione delle storiche testate del Nordest: il Mattino di Padova, La Nuova di Venezia, la Tribuna di Treviso, il Corriere delle Alpi, Il Messaggero Veneto e Il Piccolo. A cui si aggiungerebbe la Gazzetta di Mantova.

Indiscrezioni non smentite dai vertici di Gedi, nonostante una specifica richiesta in tal senso da parte dei comitati di redazione.

Il Gruppo Gedi - con amministratore delegato Maurizio Scanavino (anche ad e dg della Juventus, doppio ruolo che non riteniamo compatibile), controllato da Exor della famiglia Elkann - torna sul mercato con una mera logica di “compra-vendita” finalizzata innanzitutto a svuotare le redazioni e a tagliare i costi, dimostrando uno sconsiderato disimpegno dal settore editoriale a favore dell’infotainment, verso il quale sono invece stati indirizzati molti investimenti, con l’acquisto di siti e start-up. Questo, quando non più tardi di un mese fa lo stesso Scanavino aveva garantito che “il perimetro delle testate era definito” e non sarebbe stato toccato.

VOLEVANO CAMBIARE IL MONDO

Il gotha dell'editoria mondiale si era riunito nel giugno del 2017 a Torino, per discutere sul futuro dei giornali. A fare gli onori di casa John Elkann che aveva invitato direttori, editori ma anche amministratori delegati di gruppi editoriali al grande evento che avrebbe chiuso i festeggiamenti per i 150 anni anni della Stampa. 
All'incontro 'The future of the newspapers' parteciparono Mario Calabresi (la Repubblica),  Maurizio Molinari (La Stampa), Lydia Polgreen (Huffington Post), Ascanio Seleme (quotidiano brasiliano O'Globo), Bobby Ghosh (quotidiano indiano Hindustan Times), Tsuneo Kita (presidente di Nikkei e proprietario del Financial Times, Jessica Lessin (fondatrice e direttrice del sito The Information), Carlo De Benedetti e, infine, Jeff Bezos, fondatore e ceo di Amazon ma anche editore del Washington Post.

Ora le nuove trattative sono motivo di grande preoccupazione per le redazioni, che assistono a un progressivo e continuo impoverimento delle testate e per l’assoluta irrazionalità di una compagine che tre anni fa ha acquistato il più grande gruppo editoriale italiano, fra roboanti annunci di sviluppo dell’informazione, per poi iniziare subito a dismetterlo, pezzo dopo pezzo, con la già conclusa cessione de Il Tirreno, La Nuova Sardegna, le Gazzette, La Nuova Ferrara, MicroMega e da ultimo dello storico settimanale Espresso, simbolo del giornalismo d’inchiesta in Italia. Senza dimenticare gli insistenti rumors sulla vendita anche di Repubblica.

Le notizie non sono passate di moda: le persone cercano sempre più informazione accurata. È il sistema di distribuzione ad essere entrato in crisi: nostro compito di giornalisti è garantire notizie verificate, approfondite, che permettano a chi le legge di avere strumenti di conoscenza e valutazione su ciò che accade; compito dell’editore è trovare gli strumenti per distribuire e valorizzare l’informazione. In Gedimanca, invece, il piano industriale che il Coordinamento dei Cdr chiede da tempo.

In un momento di crisi del settore, l’azienda non solo non ha fatto alcun investimento sui suoi giornali, ma anche la sbandierata volontà di puntare sull’informazione digitale si scontra con una totale assenza di programmazione e strategia: importanti investimenti fatti in un recente passato in questo settore sono stati “sconfessati” da cessioni di centri di produzione ritenuti strategici, come quella di parte di Gedi Digital al gruppo Accenture, a dicembre.

Il Coordinamento dei Cdr del Gruppo ha chiesto, subito, un confronto che la proprietà ha fissato per domani15 febbraio. Dopo aver chiesto, invano, un anticipo dell’incontro (rifiuto motivato dall’azienda per i molteplici impegni del management), si sono svolte le assemblee dei giornalisti di tutto il Gruppo Gedi - oltre ai giornali oggetto di trattativa, La Repubblica, La Stampa, il Secolo XIX, La Sentinella Canavese, la Provincia PaveseRadio Capital, Gedi Visual – consegnando ai propri rappresentanti proposte per elaborare un’azione sindacale efficace e affidare un chiaro mandato ai Cdr al tavolo con la proprietà.

È tutta l'informazione a essere a rischio se passa la logica che i giornali possono esistere solo tagliando compensi e posti di lavoro.

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