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Politica
14 Febbraio 2023 - 00:06
PD Nicolò Farinetto
Dicono che in questi giorni circolasse nel PD torinese un documento di un non ben specificato “gruppo di dirigenti ed iscritti” al Circolo di Settimo Torinese, di opposizione al rientro nel nuovo - vecchio PD degli iscritti ad Articolo 1.
Dunque, il Circolo PD di Settimo o parte di esso, anziché avviare una seria autocritica sull’inadeguatezza delle sue proposte e sulla costante perdita di rapporti con la società che vorrebbe e dovrebbe rappresentare, sceglie ancora una volta la strada della rottura a sinistra e con chi ha largamente e generosamente contribuito alla fondazione di quel partito.
Per chi non se la ricorda o fa finta di averla dimenticata la frattura ebbe origine dal dissenso su provvedimenti come il job act che riducevano i diritti di un grande numero di lavoratori e sulle politiche sociali messe in campo dal governo Renzi e sempre più orientate a modelli liberisti di competizione tra individui. Il principio maggioritario e il consenso (poi rivelatosi effimero) ottenuto da Renzi fuori e dentro il PD accentuavano il carattere, già presente in quel partito, di lotta permanente tra correnti e comitati elettorali per la conquista del potere necessario ad occupare gli agognati e ben retribuiti posti di Parlamentari e Consiglieri Regionali.
A livello locale i capi corrente reclutavano i supporter e trasferivano il loro modello organizzativo. La competizione interna diventava permanente e non riguardava idee o programmi ma il posizionamento dei comitati elettorali allo scopo di occupare cariche pubbliche (elettive e non). Di tutte le funzioni svolte nel passato dalla politica (formazione, partecipazione, rappresentanza, elaborazione, mobilitazione, lotta per il cambiamento) ne restava solo una: quella elettorale.
Dopo ogni elezione, chi vinceva, si faceva promotore di una modifica della legge elettorale con la quale, almeno nelle intenzioni, si sarebbe dovuta consolidare negli anni la propria posizione di maggioranza.
La più eclatante di queste operazioni fu tentata nel 2016 da Renzi e dal PD. Si cercò di modificare contemporaneamente la Costituzione e la legge elettorale. Sull’onda di un sentimento diffuso contro i partiti e la politica, sempre più distante dalla vita dei cittadini, Renzi e i suoi lanciarono una crociata che aveva l’obiettivo di centralizzare il potere pubblico nelle mani del Presidente del Consiglio. Le modifiche costituzionali, accompagnate dall’approvazione di una legge elettorale truffa con cui assegnare un premio di maggioranza spropositato, anche con il senno del poi, avrebbero trasformato la democrazia italiana ad essere più simile a quella in vigore nei paesi dell’est Europa, in Turchia o in Russia che a quelle esistenti nel resto del continente europeo.
Una vecchia foto, di quando Renzi poteva contare sui "renziani" e tra questi anche su un bel gruppo di giovani settimesi
Quel vero e proprio colpo di mano, molto simile se non peggiore a quello descritto nel progetto della P2 di Licio Gelli, fu fermato dalla maggioranza degli italiani che da destra e da sinistra si opposero a quel tentativo.
Nel PD, chi dissentiva fu messo ai margini, gran parte del vecchio gruppo dirigente salì sul carro del presunto vincitore per poter conservare i propri incarichi e privilegi. Al centro si affermò un nuovo gruppo dirigente, poi battezzato come “giglio magico”, vista la prevalente provenienza fiorentina e toscana, sostenuto dalle correnti più forti e strutturate. A livello locale tutti diventarono improvvisamente “renziani”, si organizzavano i viaggi alla Leopolda facendo gara sui social su chi elogiava di più le “capacità comunicative e la lungimiranza politica” del capo.
Anche Settimo subì la stessa sorte e si affermò un gruppo dirigente turbo – renziano che però, con grande disinvoltura non ebbe nessun problema a sostenere poi Zingaretti, o a spellarsi le mani per l’acclamazione di Letta.
Io, Bisacca, Sportiello, Pace, e molti altri fummo espulsi da quel partito che, purtroppo e sbagliando, avevamo contribuito a costruire. Unico caso in Italia. La colpa era quella di aver partecipato al comitato a sostegno del NO per il referendum
Il nuovo vecchio PD non fa per me. Non è cambiato quasi nulla nelle vostre idee e neppure nelle vostre brutte abitudini.
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costituzionale. Vincemmo poi, qualche mese dopo, il ricorso contro quel provvedimento ma la rottura si era ormai consumata. Ripensare oggi a quei momenti mi fa ancora stare male come accade a tutti coloro che subiscono un torto, un torto grave. Nel contempo mi rende fiero. Fiero di aver partecipato a quella battaglia per la difesa della Costituzione e della democrazia. Scoprire che a Settimo quel gruppo, sempre più debole e scarno, abbia ancora come principale problema quello di impedire il rientro mio e di pochi altri compagni nel PD mi induce a un sorriso amaro e a dire “state sereni”.
Il nuovo vecchio PD non fa per me. Non è cambiato quasi nulla nelle vostre idee e neppure nelle vostre brutte abitudini.
Non vedo nessuna idea di cambiamento sociale ma solo un gran darsi da fare per dividervi i posti nelle prossime liste elettorali e i sempre più scarsi posti nelle istituzioni pubbliche. Non vi importa se ormai oltre il 50% dei cittadini non va più a votare, se i vostri iscritti si dimezzano ad ogni Congresso. State sereni, non siamo noi il vostro problema e neppure saprei come aiutarvi visto come avete ridotto la sinistra e la politica. Le mie speranze, da vecchio militante del PCI, restano chiuse in un cassetto e non hanno nulla a che vedere con la nostalgia. Semplicemente la politica, questa politica, non fa più per me e la vita resta comunque bella. State però certi che se mai un giorno decidessi di iscrivermi al PD non vi chiederei il permesso, né userei il pretesto di Articolo 1, semplicemente prenderei la tessera, magari on line e nessuno di voi potrà impedirmelo.
Massimo rispetto per coloro che ancora militano con convinzione e disinteresse nel PD così come per coloro, pochi, che pur dopo aver tentato di costruire una alternativa prima con Liberi ed Uguali e poi con Articolo 1 hanno deciso di ritornare sui loro passi e partecipare al Congresso del PD (battezzato come nuovo per l’occasione). Mi chiedo però: chissà se lo sapevano che era stato posto il veto sul loro (nostro) rientro.
Ora capisco perché il Segretario Farinetto (perennemente primo escluso) non è neppure riuscito a trovare una data per un incontro con Articolo 1, così come capisco ora l’improvvisa riapparizione nei cartelloni teatrali della foto della consigliera Ruzza, apprezzata attrice settimese. Purtroppo Settimo ha smesso di essere bella da vivere ed è ora diventata una città “difficile da vivere”. Almeno lo è per chi non appartiene al cerchio magico dei sostenitori della Sindaca e del nuovo PD. Mi auguro solo che le new entry che si sono iscritte per l’occasione a questo nuovo percorso del PD sappiano portare davvero il loro contributo di idee e proposte sia nel partito che nel gruppo consigliare di maggioranza relativa.
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