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Nessuno vuole la villa del boss della 'ndrangheta. Nemmeno regalata

La seconda asta per l'immobile di via Salgari a Cuorgnè è andata deserta. Spaventano le spese di sistemazione dell'edificio, che secondo l'amministrazione comunale dovrà essere dedicato alle attività del progetto "Dopo di Noi"

Cuorgnè

La villa di via Salgari a Cuorgnè era di proprietà di Giovanni Iaria, scomparso nel 2013

Nessuna offerta per la villa confiscata alla 'ndrangheta: non c'è alcun interesse per l'immobile di via Salgari che una volta apparteneva a Giovanni Iaria, il boss della 'ndrangheta di Cuorgnè morto nel 2013 a soli 65 mentre stava scontando nel carcere di Asti una condanna a 7 anni e 4 mesi di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso.

Il secondo avviso pubblico del Comune, volto a dare in gestione la villa, scaduto il 7 febbraio scorso, è andato deserto, nonostante il progetto di trasformarla in un centro per disabili, in particolare per il "Dopo di noi".

Anche se diversi enti e associazioni hanno espresso interesse e hanno effettuato sopralluoghi, alla fine nessuno ha risposto al bando.

Giovanna Cresto, sindaco di Cuorgnè

"L'avviso pubblico è scaduto e nonostante le richieste di informazioni e i sopralluoghi, non sono pervenute domande di partecipazione", conferma il sindaco Giovanna Cresto.

Il Comune sta cercando di coinvolgere la Regione e il Prefetto per trovare una soluzione in tempi brevi e garantire che la villa abbia una valenza sociale.

Chi ha manifestato un certo interesse all'acquisizione dell'immobile, alla fine si è tirato indietro negando però di avere paura di occupare un immobile un tempo di proprietà della criminalità organizzata.

Dunque, perché nessuno vi ha alla fine partecipato?

Le ragioni sarebbero di natura pratica.

Chi ha visionato la villa, infatti, ha dovuto considerare le opere abusive da sanare o abbattere, la messa a norma dei locali e le spese da sostenere, nonostante la villa sia stata concessa per trent'anni a titolo gratuito.

Insomma, sarebbe stato comunque un salasso.

Con solo 50mila euro messi a disposizione dalla Regione, le spese per la messa a norma sono troppo elevate per essere sostenute da un'associazione o un ente del terzo settore.

Dopo due bandi deserti, dunque potrebbe essere necessario un intervento del Prefetto per risolvere la situazione e garantire che questo immobile abbia una destinazione sociale.

E' stato proprio il Prefetto, lo scorso anno, ad insistere con l'amministrazione comunale cuorgnatese affinché si facesse carico di questo immobile dall'Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata.

Ora, però, dal Prefetto è necessario che arrivi un supporto. Anche perché, trattandosi di un bene sequestrato alla criminalità organizzata, la legge prevede giustamente che debba essere oggetto di particolari attenzioni: dovrà essere tenuto sotto controllo per accertare che venga utilizzato in modo corretto.

Per questo il gestore dovrà trasmettere ogni anno al Comune l'elenco dei soci, degli amministratori e del personale impiegato; copia dei bilanci relativi all'ultimo esercizio; una relazione dettagliata sull'attività svolta.

Il  Comune dovrà farsi carico dei controlli sul corretto utilizzo del bene e sull’attuazione del progetto. Potrà quindi effettuare, anche tramite la Polizia Locale, ispezioni ed accertamenti in qualunque momento e comunque almeno una  volta all’anno.

Importante è anche mettere in evidenza – in modo che tutti lo sappiano – che si tratta di un bene appartenuto ad un’organizzazione mafiosa. Per questo dovranno esservi  collocate una o più targhe con lo stemma della città  e la dicitura "Bene confiscato alla criminalità organizzata, ora patrimonio del Comune di Cuorgnè – Progetto Dopo di Noi".

Lo stesso stemma e dicitura dovranno risultare sul materiale divulgativo. Staremo a vedere.

La villa di via Salgari è di fatto inutilizzata da più di dieci anni. E rischia di restarne per altri ancora se qualcuno non si farà avanti.


 
 

 

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