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Il caso
02 Febbraio 2023 - 16:02
Francesca Salamone su La7, giovedì mattina
Arriva direttamente da Venaria Reale, in diretta tv, su La7, la protesta delle donne contro i cambiamenti apportati alla legge "Opzione Donna".
Il nuovo regime, infatti, ritarderà l'addio dal lavoro di migliaia di donne.
Le proteste dei Sindacati
"Dovevo andare in pensione a novembre - ha raccontato giovedì mattina, Francesca Salamone, a Myrta Merlino, durante la trasmissione "L'Aria che Tira" su La7 - di quest’anno invece essendo stata io un’autonoma passo come un’autonoma e c’è una finestra di 18 mesi di attesa. Io però sono stanca, ho sempre fatto lavori usuranti ì. Per 19 anni ho avuto una lavanderia, dopo ho voluto cambiare un po’ perché ero stanca, non mi piaceva più quel lavoro e ho cambiato. Sono finita in un albergo, a fare pulizie per 16 anni. Poi l’albergo è stato venduto e sono rimasta senza lavoro. Dopo 6 mesi, però, ho ritrovato lavoro in una struttura di igiene mentale, un altro lavoro usurante. Ora, però, sono stanca".
Opzione donna è stata prorogata di un anno dal governo Meloni, ma non sarà più per tutte: anzi, sarà solo per poche lavoratrici. La forte stretta restringe la misura a quelle più svantaggiate, con un'innalzamento dell'età a 60 anni, che può essere ridotta in base al numero di figli. Si tratta di in una versione molto riduttiva rispetto al sistema attuale (pensione anticipata con almeno 35 anni di contributi a 58 anni per le dipendenti e 59 per le autonome). L'anticipo pensionistico resta ma selezionando le beneficiarie a tre categorie di donne: caregiver, cioè che assistono coniuge o parente con handicap; con invalidità civile superiore o uguale al 74%; licenziate o dipendenti di imprese con aperto un tavolo di crisi. A questo si aggiunge l'innalzamento dell'età d'uscita a 60 anni, che viene legata al numero dei figli: può essere ridotta di un anno per ogni figlio, fino al massimo di due (solo per le licenziate o dipendenti da aziende in crisi la riduzione a 58 anni è a prescindere dai figli). Un doppio paletto che limita così la platea a 2.900 uscite nel 2023 per una spesa di 20,8 milioni (contro i 110 della precedente versione adottata durante il governo Dragho).
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