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Valli di Lanzo

La lana locale è in pericolo: ecco il progetto per rivalorizzarla

L'iniziativa dell'Unione Montana Alpi Graie verrà presentata il 28 gennaio a Viù

La lana locale va salvata

La lana locale va salvata

Ormai da diverso tempo la lana delle pecore delle Valli di Lanzo è pressoché inutilizzata. Diversi allevatori non sanno più che farsene, alcuni provano a conservarla mentre altri sono costretti a smaltirla e a pagare per farlo. Il motivo? La normativa considera da più di vent'anni ormai la lana come un rifiuto.

Eppure, le cose non sono così da sempre. Fino al 2013, infatti, nelle Valli di Lanzo la Comunità Montana Valli di Lanzo Ceronda e Casternone raccoglieva la lana sucida, che veniva spedita a Biella, dove il consorzio The Wool Company, di proprietà dell'imprenditore inglese Nigel Thompson, la trasformava in prodotti fatti e finiti.

Un gregge di pecore a Usseglio

Ad interrompere questa tradizione è intervenuta la fine della Comunità Montana e il passaggio delle deleghe legate all'agricoltura nelle mani della Regione Piemonte. L'idea di ripartire dalla lana è poi tornata dopo diverso tempo. "Due anni fa - spiega Lorenzo Albry, consigliere dell'Unione Montana Alpi Graie e consigliere comunale di minoranza a Groscavallo - ci ha contattati una studentessa in Scienze Agrarie, Alessandra Degli Esposti, che era interessata a svolgere un'attività di tirocinio".

Dall'Unione Montana Alpi Graie le hanno così elencato tutte le possibilità che aveva per iniziare a lavorare con loro. Tra queste c'era proprio quella di creare un progetto a partire dalla lana locale. Alessandra se n'è subito innamorata, e da lì, sotto la guida di Albry, ha iniziato a lavorarci.

"Il progetto - spiega Albry - prevede tre anni di interventi con una spesa molto bassa, circa 18mila euro l'anno". Le attività, però, non possono essere gestite in proprio dall'Unione Montana, che per l'appunto non ha deleghe in materia. Ad ogni modo l'Unione farà da "cabina di regia". Ad essere coinvolta è anche l'altra Unione Montana, l'Unione Montana Valli di Lanzo Ceronda e Casternone.

Lorenzo Albry

"Con Alessandra - spiega Albry - abbiamo quindi lavorato per otto mesi intervistando le aziende che potevano essere interessate al progetto. Questa volta la lana non verrà spedita e basta, perché vogliamo che ritorni sul territorio sotto forma di vari lavorati. Faremo coperte, tappeti e altri oggetti del genere".

Che sono gli unici ricavabili dal tipo di lana presente sul territorio: "Si tratta - spiega infatti Albry - di un tipo di lana grossolana, sicuramente non può essere usata per farci una maglia o un berretto ma può avere dei suoi usi. Abbiamo già prodotto dei lavorati". Insomma, il progetto promette più che bene.

A lavorare la lana ci penserà una ditta di Biella che si occuperà di cernita e lavaggio. A fornire la materia prima, invece, saranno 4mila pecore di proprietà di 35 aziende sul territorio delle Valli di Lanzo. "Partiremo con dieci quintali di lana, con un lavorato finale che sarà di 5 quintali. Va calcolato che ogni pecora produce circa due chili e mezzo o tre chili di lana" spiega Albry.

L'incontro che si terrà a Viù la prossima settimana

Non finirà qui: "Sono previsti anche dei corsi di tosatura, perché purtroppo non c'è più nessuno che sappia tosare, così come abbiamo previsto dei corsi di 'alfabetizzazione' alla lana, in modo da creare una sorta di nicchia di esperti sul tema". Non mancheranno anche dei viaggi organizzati in altri contesti dove progetti simili sono già avviati. 

"Ce ne sono diversi - dice Albry - anche dietro l'angolo. Con loro si può parlare e si può fare rete". Il progetto va avviato, e la prima tappa sarà il 28 gennaio prossimo, quando al salone polivalente di Viù, a partire dalle 14 e 30 il progetto verrà presentato agli allevatori del territorio, per sondare il loro interesse e la loro volontà di aderire al progetto.

"All'incontro - aggiunge Albry - dovranno parlare innanzitutto gli allevatori, e poi le istituzioni e i docenti universitari. Ci piacerebbe che venissero fuori prima i problemi degli allevatori, in modo da poterli affrontare insieme". Per ora le premesse sono buone: del progetto si parla molto e le esigenze degli allevatori di trasformare la loro lana sono reali.

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