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"Sistema dei rider rasenta lo schiavismo": la denuncia del politico meloniano

Si tratta di Andrea Bassi, ex Lega oggi Fratelli d'Italia

Andrea Bassi

Andrea Bassi

Lo ha visto stanco dopo aver pedalato a lungo, per consegnargli un panino da un fast food poco lontano da casa, ma partendo da chilometri più lontano, e ha deciso che non si servirà più delle consegne a domicilio "finché non cambieranno le cose". La vicenda è stata raccontata su Facebook da Andrea Bassi ex politico della Lega e poi in Fratelli d'Italia, che abita a Bussolengo, località a una ventina di chilometri da Verona, ed è stata commentata da molti e riportata dalla stampa locale.

Anche se la distanza presunta percorsa dal rider non è molto chiara - Bassi ha dichiarato e poi smentito che il ragazzo avesse fatto addirittura 50 chilometri - il problema rimane quello di sempre, ossia giovani che sono disposti a turni massacranti per piccole paghe.

Il locale da cui Bassi ha ordinato dista 4 chilometri dalla sua abitazione, "ma non sapevo - ha precisato - che non aveva un proprio servizio di consegna e si appoggia una piattaforma esterna". L'ordine è partito alle 18.50, con la promessa che il cibo gli sarebbe stato consegnato in un'ora.

"Alle 20.30 - riferisce ancora Bassi - non avevo ricevuto ancora nulla e ho chiamato per disdire l'ordine", ma gli è stato risposto che non era più possibile, il rider aveva già accettato la chiamata. E' arrivato, stanco, ha consegnato il panino e se n'è andato in fretta, senza una mancia.

Bassi ha notato che viaggiava su una bici normale, e diceva di venire dalla parte Est di Verona. Secondo quanto risulta alla piattaforma, invece, il rider si trovava a otto chilometri di distanza dal locale, ed è stato l'unico ad accettare tra 50 suoi 'colleghi' che avevano rinunciato alla chiamata, come è loro diritto.

"Non ho mai parlato di 50 chilometri - ha tenuto a chiarire Bassi - ho fatto un calcolo sulla base di quel che mi ha detto il rider, ma penso che il problema esista comunque. Se c'è questa discussione vuol dire che qualche problema c'è, e mi auguro che alla fine non rimanga solo un polverone fine a se stesso, ma che quantomeno si discuta per migliorare quantomeno la condizione di questi lavoratori".

La vicenda giunge il giorno dopo la sentenza del tribunale di Torino riguardo alla causa collettiva contro Glovo, che ha riconosciuto il lavoro subordinato dei rider. Secondo l'Unione sindacale di base si tratta di una 'vittoria a metà', poiché la sicurezza non viene comunque tutelata.

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