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Il progetto

I boschi sono frammmentati e fuori controllo: arriva il progetto per recuperarli

L'idea è del Consorzio Forestale del Canavese, che comprende diversi comuni del territorio

I boschi sono frammmentati e fuori controllo: arriva il progetto per recuperarli

Le proprietà boschive private sono estremamente frammentate e spesso non si riescono a gestire e manutenere, rimanendo abbandonate. I boschi abbandonati hanno dei costi molto alti per la comunità in termini di aumento del rischio idrogeologico e di altri percoli naturali. 

Sbarca in Canavese il sistema di economia circolare che permette ai proprietari di boschi interessati alla gestione e manutenzione collettiva del bosco di inserire a costo zero il proprio bosco in una piattaforma comune. Sul lungo periodo, questo potrebbe portare i proprietari privati ad effettuare la manutenzione delle proprie aree boschive a costo zero.

Si tratta di un progetto promosso dal Consorzio Forestale del Canavese, che dal 2002 gestisce i boschi di proprietà dei Comuni che scelgono di aderire. I Comuni consorziati sono, al momento, Brosso, Canischio, Castellamonte, Chiesanuova, Cintano, Forno Canavese, Issiglio, Mazzè, Quassolo, Rueglio, Traversella, Valchiusa, Val di Chy e Vidracco.

Il progetto di gestione dei boschi privati nasce in collaborazione con l’autorità italiana di questo settore, ovvero Forest Sharing, che è una piattaforma online creata da una spin-off dell’Università di Firenze con l’intento di prendersi cura dei boschi dei proprietari privati, accorpandoli in unità di bosco più ampie.

In solo un anno Forest Sharing ha raccolto 4500 ettari e 450 proprietari su tutto il territorio nazionale con grandi risultati e numerosi premi del settore ottenuti con il proprio team di lavoro. L'obiettivo è quello di proporre una gestione sostenibile del proprio bosco privato secondo i principi dell’economia di scala, con i più innovativi strumenti della ricerca scientifica e della selvicoltura di precisione.

"Un metodo che si ispira ai veri principi della Sharing Economy - spiegano dal Consorzio -: si crea valore con le persone, non sulle persone. Grazie al progetto si promuove quindi l’inserimento delle superfici dei proprietari interessati in una piattaforma che può portare negli anni ad abbattere le spese di gestione del bosco e a ridurre il problema dell’abbandono".

Il Consorzio Forestale del Canavese si occuperà di promuovere questo progetto proprio con tutti coloro i quali abbiano una proprietà boschiva privata in Canavese a costo zero. L'attività è finanziata dal GAL Valli del Canavese. "Abbiamo pensato di utilizzare delle specie boschive che si trovano nei boschi privati, come l'acero di monte e la acacia" spiega la responsabile della comunicazione del Consorzio, Luisa Tartaglia Ciampi.

Il coinvolgimento delle proprietà boschive private è importante quanto difficile: "Si tratta di proprietà molto più difficili da coinvolgere di quelle pubbliche, perché, mentre le pubbliche sono generalmente molto grandi, queste sono di dimensioni più ridotte".

Per di più, succede spesso e volentieri che i boschi passino in eredità ai figli dei proprietari, diventando negli anni sempre più piccoli. "Inoltre - aggiunge Tartaglia Ciampi - nel territorio delle Valli del Canavese c'è stata moltissima emigrazione, e molti dei vecchi proprietari dei boschi non ci sono più e sono irreperibili".

E intanto i boschi, senza attenzione né manutenzione, crescono incontrollati. Alcuni proprietari di boschi l'hanno capito e si sono proposti volontariamente: "magari avevano particelle molto piccole e adiacenti al patrimonio boschivo comunale". I vantaggi per loro non si vedranno subito, ma, promettono dal Consorzio, sul medio e sul lungo termine non potranno che beneficiarne.

"Nel corso del tempo i proprietari vedranno il proprio bosco curato senza dover investire le proprie risorse di denaro e di tempo. In più i proprietari saranno sicuri che a prendersi cura del bosco ci sarà qualche esperto del settore" spiega Tartaglia Ciampi del Consorzio.

Ma dietro alla manutenzione del bosco, oltre al vantaggio di chi ne detiene la proprietà, c'è anche un interesse collettivo: "I boschi abbandonati - proseguono dal Consorzio - generano danni a livello idrogeologico e aumentano il rischio di frane e di incendi". E il rischio aumenta perché in Italia, contrariamente al trend generale che punta al disboscamento, i boschi stanno aumentando.

Il modo in cui si affronta questo aumento può generare un rischio o un opportunità. Dei rischi abbiamo parlato. In fatto di opportunità, invece, "la cura del bosco genera posti di lavoro - spiega Tartaglia Ciampi - e per di più permette di ottenere del legno da usare nelle nostre case senza andarlo a prenderlo dall'altra parte del mondo". Abbassando, di conseguenza, anche i costi.

È comunque ovvio che la gestione del bosco dovrà essere sostenibile. In questo ambito significa che "il bosco deve restare bosco: si devono tagliare solo certe piante, rispettando le leggi che normano questa attività e preoccupandosi di lasciare una copertura forestale che possa rinnovarsi, in modo che le piante possano fare i semi e che dai semi continui la vita del bosco".

La sostenbilità degli interventi necessita inoltre anche di progettazione sulla base di rilievi fatti da esperti. È questo che differenzia la manutenzione sostenibile dal disboscamento, che pensa al bosco solo come bacino di legna da estrarre senza riguardo verso l'ecosistema.

Per poter inserire il proprio bosco privato all'interno di questo straordinario e innovativo sistema a costo zero puoi consultare il sito web www.forestsharing.it oppure chiamare il Consorzio Forestale del Canavese al 3470870908 o scrivere a info@consorzioforestalecanavese.com per venire guidato passo passo nell'iscrizione alla piattaforma.

 

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