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Farinelli da Saluggia guida l’attacco di sei sindaci al Parco del Po: eliminare le “aree contigue” per far arrivare i cacciatori forestieri

Le Giunte nelle ultime settimane hanno approvato delibere pressoché identiche per chiedere un «riordino cartografico del territorio»

Farinelli da Saluggia guida l’attacco di sei sindaci al Parco del Po: eliminare le “aree contigue” per far arrivare i cacciatori forestieri

TORINO. (r.t.) - Il 2 settembre scorso la Giunta comunale di Saluggia, presieduta dal sindaco Libero Farinelli, ha approvato una deliberazione con cui chiede la “modifica dei confini dell’area Parco e area contigua del Parco Naturale del Bosco della Partecipanza e delle Grange Vercellesi e del Parco del Po piemontese”. Modifica che - si legge nel dispositivo - consisterebbe nell’«eliminazione in toto» delle “aree contigue” al Parco.

Le “aree contigue” sono definite, nel “Testo Unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità” della Regione Piemonte, come aree “finalizzate a garantire un’adeguata tutela ambientale ai confini delle aree protette”, e sono cartografate nell’allegato alla legge.

Farinelli e i suoi assessori lamentano che, con una modifica cartografica del 2019, la Regione abbia «ridimensionato notevolmente le aree destinate ad attività venatoria utilizzate da fruitori non residenti, penalizzando le associazioni di categoria interessate». Inoltre sottolineano che all’«Ambito Territoriale di Caccia Pianura Vercellese sud (Atc Vc2), ente privato a valenza pubblica, sono state sottratte le poche aree boscate presenti nel basso Vercellese, in particolare le aree di golena del fiume Po dai confini alessandrini ai confini torinesi, compromettendo in modo significativo la gestione finanziaria dell’Ambito derivante dalle quote annuali dei soci». Tale «mancata gestione/fruizione del territorio comporterebbe gravi perdite dell’indotto proveniente da persone che a vario titolo frequentano il vercellese e che di conseguenza portano benefici economici anche ai Comuni», e «anche le Istituzioni, Stato e Regione, potrebbero subire dei danni dettati dalle minori entrate tributarie provenienti dai cacciatori (tassa di concessione governativa  e tasse e sovrattassa di concessione regionale)». Se non arrivano i cacciatori da fuori, insomma, l’economia locale va a scatafascio. «Si ritiene allora importante - si legge in delibera - un’interruzione dell’interezza dell’estensione dell’area Parco del Po Piemontese, togliendo il tratto vercellese istituito con legge regionale del 2019».

Nelle settimane successive Farinelli - che, oltretutto, è consigliere del Parco del Po: lo stesso Parco che vorrebbe ridimensionare - ha iniziato un pressing sugli altri sindaci della zona, per far approvare anche alle rispettive Amministrazioni atti pressoché identici. Ecco quindi spuntare agli albi pretori, nel giro di due mesi, analoghe deliberazioni delle Giunte di Fontanetto Po, Crescentino, Tricerro, Trino e Livorno Ferraris.

«E' un corridoio fondamentale per conservare la biodiversità e tutelare il paesaggio»

Le associazioni ambientaliste in un documento smentiscono una ad una, con argomentazioni scientifiche e tecniche, gli assunti di Farinelli & c.

TORINO. (r.t.) - Le associazioni ambientaliste piemontesi - tra cui Legambiente, Pro Natura, Lega per l’abolizione della caccia, Lega italiana protezione uccelli, ecc. -, viste le delibere delle Giunte di Saluggia e di altri Comuni del basso Vercellese che chiedono l’eliminazione delle “aree contigue” del Parco del Po, hanno scritto ai sindaci, alla Provincia, alla Regione e al Parco per confutare le motivazioni contenute nelle delibere.

Innanzitutto specificano che «con l’entrata in vigore dei nuovi confini nel gennaio 2021 si è avuto l’ampliamento del Parco nei soli comuni di Fontanetto Po e Trino. Palazzolo Vercellese e Livorno Ferraris non erano nel Parco e ora ne fanno parte. Lungo l’asta del Po c’è stata una riduzione delle aree contigue che, invece, sono state ampliate nella zona del Bosco delle Sorti della Partecipanza e della Palude di San Genuario. Cigliano, Saluggia e Tricerro, infine, non sono stati interessati da alcun ampliamento, né di area protetta né di area contigua».

Sottolineano poi che «i nuovi confini sono frutto di un lungo iter normativo che ha previsto numerosi passaggi in Regione e una fase di consultazione avvenuta nel dicembre 2018. Tra le memorie depositate non vi è alcun documento a firma di associazioni venatorie, agricole e piscatorie. Le occasioni per esprimersi, quindi, ci sono state».

«Quanto ai Comuni del Vercellese, nella consultazione era intervenuto solo quello di Fontanetto Po, che aveva espresso parere favorevole all’istituzione di un’area contigua nel proprio territorio. Ora - evidenziano - è lo stesso Comune di Fontanetto Po a chiedere l’eliminazione dell’area contigua istituita».

la delibera della Giunta saluggese, copia-e-incollata dalle altre, denota complessivamente un approccio arcaico

Secondo le associazioni ambientaliste «la delibera della Giunta saluggese, copia-e-incollata dalle altre, denota complessivamente un approccio arcaico a confronto con una visione in linea con le conoscenze attuali e con i dettami della Strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030. L’avere ora un corridoio fluviale continuo dal Torinese fino al confine con la Lombardia è cruciale ai fini della conservazione della biodiversità e della tutela (e valorizzazione) del paesaggio. Considerato che le aree naturali scarseggiano nel nostro territorio e che il tratto fluviale del Po, comprensivo delle aree laterali (Palude di San Genuario, Fontana gigante, ecc.), ospita da solo circa il 40% dell’avifauna svernante in Piemonte, risulta evidentemente fondamentale preservare un buon grado di naturalità del corso del fiume in questo tratto e interdire ampie aree all’attività venatoria».

«Parco - conludono gli ambientalisti - significa anche miglioramento ambientale. Relativamente al tratto vercellese-alessandrino del Po, nei trent’anni di attività dell’Ente Parco sono stati realizzati circa 330 ettari di zone umide, 300 ettari di rimboschimenti e 200 ettari di prati permanenti; sono stati inoltre riqualificati circa 100 ettari di aree naturali degradate. Le neoistituite aree Parco corrispondono al 2,3% del basso Vercellese (inteso come A.T.C. VC2) e solo parte di esse è boscata. Di cosa preoccuparsi dunque?».

«Eh, ma ci sono i cinghiali» (a cui già ora si può sparare)

Stanno usando i Comuni per fare
gli interessi delle lobby venatorie

di Umberto Lorini

La prima questione da chiarire, così da sgombrare subito il campo da false credenze, è che non è vero che nelle “aree contigue” non è possibile, con le norme attuali, sparare ai cinghiali. E’ una balla: Farinelli - che, oltre che sindaco di Saluggia, è anche consigliere dell’Ente Parco - lo sa benissimo, gli altri sindaci chissà (si sono lasciati intortare dal collega?). «All’interno delle aree contigue - recita l’art. 6 comma 2 del “Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità” - la Regione può disciplinare l’esercizio della caccia sotto forma di caccia controllata riservata ai soli residenti dei Comuni dell’area protetta e dell’area contigua». E infatti oggi, a sparare (a cinghiali, fagiani e quant’altro) nelle “aree contigue”, i cacciatori residenti a Saluggia, Crescentino, Fontanetto, Trino e dintorni ci vanno eccome: gli abbattimenti di cinghiali nelle aree contigue avvengono già, coordinati da Provincia e Atc; e avvengono già - udite udite - anche nelle aree protette, a cura dei selecontrollori del Parco, con l’assistenza di guardiaparco e tecnici faunistici: ne vengono abbattuti diverse centinaia ogni anno, da più di vent’anni, e il numero degli abbattimenti è in progressivo aumento. Quindi i cacciatori residenti a cacciare i cinghiali in queste aree ci vanno già, e non violano nessuna norma.
Quello del presunto divieto (che, come s’è visto, non esiste) di sparare ai cinghiali finché la norma (o la cartografia) non cambia è quindi - ci si perdoni la metafora venatoria - uno specchietto per le allodole. 
Quali sono, allora, i veri motivi alla base della delibera della Giunta Farinelli, che dall’estate scorsa ha a lungo e pervicacemente insistito per farla approvare - pressoché identica - anche dalle Amministrazioni degli altri Comuni (ma con Palazzolo, finora, non c’è riuscito)? Sono essenzialmente due.
Il primo: venire incontro alle richieste delle associazioni venatorie, che con le norme vigenti si sentono «penalizzate» e vorrebbero poter mandare i loro iscritti a cacciare nelle aree contigue del Vercellese, lugo il Po e la Dora, anche se non risiedono qui. Farinelli, da sindaco, usa la Giunta comunale come “sindacato dei cacciatori forestieri” (e i suoi assessori, e sindaci e assessori degli altri Comuni, gli vanno dietro...), con l’obiettivo di far arrivare qui tante doppiette anche da fuori Parco, privilegiando quindi l’interesse privato dei cacciatori non saluggesi e delle loro associazioni rispetto alla tutela ambientale di queste aree (che, giova ricordarlo, è il prioritario interesse pubblico).
Il secondo motivo non è esplicitato negli atti ma è ben più importante: Farinelli è insofferente - lo è da sempre, prima ancora di essere nominato consigliere del Parco - alla necessità di rapportarsi con il Parco per interventi sul territorio del Comune che amministra. E quindi gli dà enormemente fastidio che, secondo quanto previsto dal Testo Unico, «nelle aree contigue i piani urbanistici, i programmi e gli interventi pubblici e privati» debbano essere «coerenti con le previsioni della pianificazione regionale e dei piani d’area delle aree protette limitrofe», e che il Piano d’Area del Parco esplichi i suoi effetti «anche con riferimento alle aree contigue e alle zone naturali di salvaguardia, i piani di area». Ma quale pianificazione regionale, ma quali previsioni di area vasta: lui a Saluggia vuole avere le mani libere, vuol decidere da solo, altro che confronto col Parco!
E quindi, con la scusa dei cinghiali, della “peste suina” e dell’“influenza aviaria” (nelle delibere Farinelli & c. sostengono, non si capisce in base a quali studi faunistici, che l’eliminazione delle aree contigue costituirebbe «condizione migliorativa alla risoluzione delle problematiche sanitarie di carattere epidemiologico»), i Comuni chiedono alla Regione di cancellarle: «eliminazione in toto».
Nelle delibere Farinelli e colleghi scrivono infatti che la loro richiesta è dettata da «una diversa visione, rispetto al passato, dello scenario socio/economico», che mira a favorire «l’indotto proveniente da persone che a vario titolo frequentano il Vercellese». E quindi, su esplicita richiesta delle associazioni venatorie, Farinelli usa la Giunta comunale di Saluggia - e induce a fare lo stesso anche gli altri sindaci, compresi quelli di Comuni che avevano salutato con favore l’istituzione delle aree contigue: vedi Fontanetto - per far diventare i boschi del basso Vercellese il paradiso dei cacciatori forestieri, affinché possano venire a sparacchiare (e magari a prendere il caffè nei bar dei nostri paesi prima o dopo la battuta di caccia: sai che «indotto»...) in un’area che, oltre ai cinghiali (già cacciabili dai residenti, come s’è detto), ospita buona parte dell’avifauna che sverna nella nostra regione. Insomma: più che sparare ai cinghiali, Farinelli - con il supporto, non sappiamo quanto consapevole, di cinque colleghi - sta sparando sul Parco. Come, del resto, fa da sempre.
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