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Ciriè

Pietre di Varisella e lose delle Valli di Lanzo per il presepe di Borgata Rossignoli

Una tradizione che Vincenzo Ciarbello rinnova di anno in anno

Vincenzo Ciarabello

Vincenzo Ciarabello, 75 anni

"Faccio il presepe e sono felice".

E' una tradizione che si rinnova di anno in anno, quella portata avanti da Vincenzo Ciarbello in Borgata Rossignoli. Una tradizione che affonda le radici nell'infanzia di quest'uomo che nel 1970 ha lasciato la sua Calabria per trasferirsi in Piemonte, a Cirè.

"Sono originario della provincia di Catanzaro, Tiriolo per l'esattezza - racconta Ciarbello -. Qui le tradizioni sono ancora molto forti e il presepe non manca mai in nessuna casa. Quand'ero piccolo, nei giorni che precedevano il Natale facevo il giro delle case del paese per andare ad ammirare il presepe di ognuno. Si usava così".

Arrivato in Piemonte poco più che ventenne, Ciarbello ha portato avanti questa tradizione con dedizione.

"La vede questa statuina? - dice mostrandoci una statuetta in gesso che non nasconde i segni del tempo -. Era di mio papà. Ne ho ancora qualcuna e la metto con amore nel mio presepe pensando a lui e alla mia terra".

L'allestimento di quest'anno è costato 10 giorni di lavoro.

"Ci vuole tempo - racconta -. Ogni anno è differente e ai pezzi dell'anno precedente ne aggiungo di nuovi. Ce ne sono anche di meccanizzati. Mentre preparavo tutto, mio nipote era qui, sul piano di lavoro ad aiutarmi entusiasta. Ha 8 anni, mi piace pensare che un giorno sarà lui a portare avanti la tradizione".

E se il cuore va alla sua Calabria, i materiali utilizzati riportano a questa terra dove Ciarbello vive con la sua famiglia da oltre 50 anni.

"Vede - dice indicando la grotta che accoglierà il Bambinello - l'ho fatta con le pietre gialle di Varisella. Mi piace andare a raccogliere i materiali con cui poi costruirò i pezzi. Uso anche la pietra delle Valli di Lanzo. Ero un impresario edile. Ho fatto anche il muratore. Costruire mi piace molto".

Fare il presepe è un piacere che Ciarbello condivide con tutto il  paese. Ogni anno fuori dal cancello della sua grande casa in Borgata Rossignoli dove vivono anche le figlie Giusy e Francesca, il figlio Gimmy e le rispettive famiglie, espone il cartello che invita a visitarlo.

"Vengono sempre molte persone, soprattutto i bambini. Lo guardano incantati. A loro piace soprattutto vedere l'acqua che scorre dalle fontane. Lo scorso anno è venuta anche una coppia di napoletani. E sappiamo tutti l'importanza che ha a Napoli il presepe. Mi ha fatto davvero un piacere immenso".

Per lei che Natale sarebbe senza presepe?

"Non sarebbe Natale. Questo per me è il vero simbolo della festa. Sì, l'Albero di Natale mette allegria è bello. In casa i miei figli lo fanno. Ma non basterebbe. La tradizione è tradizione e ai miei nipoti i regali è ancora Gesù Bambino a portarli. Non Babbo Natale".

 

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