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Il caso

Mentre la Juve fa crack la politica dà soldi al mondo del calcio

In parlamento sono in discussione due emendamenti pro club

Juric

Ivan Juric

Mentre la politica discute dei due emendamenti presentati a sostegno del calcio e dello sport in generale ("dare loro dei soldi è una vergogna", ha detto Matteo Renzi durante l'assemblea nazionale di Italia Viva a Milano), il mondo del pallone mostra compattezza.

"Premesso che come molti sanno spesso mi capita di non essere d'accordo con Lotito, stavolta la pensiamo alla stessa maniera", ha detto al telefono con l'ANSA il presidente del Torino e di Rcs, Urbano Cairo, commentando i due emendamenti presentati al decreto aiuti quater: il primo sulla rateizzazione versamenti tributari e contributivi senza sanzioni penali e sportive, il secondo - di cui è cofirmatario il presidente della Lazio nella veste di senatore di Forza Italia - sulla possibilità di allungare da tre a cinque anni la durata dei contratti di licenza per i diritti tv dei campionati professionistici sportivi, inclusa la Serie A con la proroga dei contratti in corso fino a un massimo di due anni.

"La situazione è sotto gli occhi di tutti: il nostro è un mondo che vive da tempo difficoltà, molto aggravate negli ultimi anni dalla pandemia - ha proseguito Cairo all'ANSA -. Certo, sono stati fatti sbagli, ma errori di gestione se ne fanno anche in altri settori della società, che pure ricevono aiuti rilevanti dallo stato: penso al tax credit per il cinema, ad esempio (incentivo che peraltro vede escluse le TV come la 7 che danno lavoro a 500 persone con le loro trasmissioni e la cui occupazione andrebbe tutelata come quella del cinema dove il ministro della cultura Franceschini prese molto a cuore i problemi del settore riuscendo ad ottenere supporto)".

Urbano Cairo, proprietario del Torino

"Il discorso della rateizzazione fiscale per le società, che non è a fondo perduto come i tax credit ma una semplice dilazione, ha un senso, tra l'altro, anche come sostegno ad un comparto che contribuisce in larga parte al mantenimento delle altre discipline sportive e rappresenta il 70% della contribuzione fiscale di tutto lo sport- ha aggiunto Cairo -. Quanto all'idea di modificare la legge Melandri e prolungare da tre a cinque anni la durata dei diritti tv, non è certo un assist a un'emittente TV o un'altra. Qualsiasi persona di buon senso capisce che è una sacrosanta opportunità per chi investe di ottenere un guadagno grazie alla continuità del progetto. E di conseguenza consente a chi vende di ottenere di più. Mi pare elementare da capire, e se non sbaglio funziona così anche all'estero. In Spagna, ad esempio, dove i diritti tv li valorizzano bene, gli anni di durata sono appunto cinque e sei per quelli internazionali", ha concluso Cairo.

Un tema, quest'ultimo, su cui la Serie A spinge già da tempo: si tratta di uno dei punti che la Lega ha sempre chiesto alla politica per allinearsi agli altri top campionati d'Europa, così come lo stop al divieto di sponsorizzazioni da parte delle società di betting. Non mancano, tuttavia, dubbi anche da parte dei broadcaster concorrenti di Dazn (che ora ha l'esclusiva) sulla possibilità di proroga per due anni degli attuali contratti: una situazione che si è già verificata in Premier League (con il rinnovo per il triennio 2022/25 degli accordi del 2019/22) ma soltanto con il via libera dal governo e l'ok da tutte le emittenti coinvolte.

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