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23 Novembre 2022 - 12:54
Ospedale
Poche risorse, insufficienti per colmare quel buco da quasi 6 miliardi di euro figlio del Covid e dell'impennata dell'energia elettrica. La manovra presentata oggi dal governo lascia le Regioni con i dubbi e le perplessità espresse, nero su bianco, in un documento del mese scorso in cui si lanciava un appello ad investimenti nel campo sanitario per far fronte alle emergenze cui i governatori si trovano ad affrontare praticamente in tutta Italia.
Giorgia Meloni, presidente del consiglio dei ministri
A rilanciare l'allarme oggi è l'assessore della Regione Lazio, Alessio D'Amato, secondo il quale "le risorse che sembrerebbero essere destinate alla sanità sono assolutamente insufficienti ed inadeguate, ad oggi le Regioni hanno un buco di 3,8 miliardi di euro per i costi Covid e di circa 2 miliardi per l'aumento dei costi energetici".
Alessio D'Amato
Nella manovra varata da palazzo Chigi le risorse destinate al comparto sanitario, come annunciato dalla stessa premier Giorgia Meloni, ammontano a 2 miliardi di euro (1,4 per il 2022 e 500 milioni per il 2023) non di certo sufficienti per contenere i costi cui devono far fronte le Regioni.
Secondo alcune stime, infatti, i governatori hanno circa 5,8 miliardi di spese extra, derivanti per la gran parte dagli investimenti per il Covid e dall'aumento dell'energia elettrica. Si calcola, infatti, che in un anno le bollette per gli ospedali italiani siano aumentate di 1,7 miliardi rispetto al 2021.
"E' necessaria una vera e propria terapia d'urto che possa riportare il Servizio sanitario nazionale ai livelli di finanziamento europei - tuona D'Amato -. Credo sia utile riaprire la discussione sull'utilizzo dei fondi del Mes, che corrispondono proprio alla esigenza di rafforzare strutturalmente il nostro sistema e prepararlo alle nuove sfide".
Sulla stessa lunghezza d'onda il governatore dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, che definisce la manovra "insufficiente, sbagliata ed iniqua" con un "taglio orizzontale per sanità, istruzione ed assistenza". Elogia il lavoro del nuovo governo, invece, Luca Zaia.
Allo stesso tempo, però, il presidente del Veneto lancia un appello ai medici in pensione per mettersi a disposizione per aiutare il sistema sanitario orfano di 45 mila camici bianchi.
Luca Zaia
"Se possiamo recuperare qualcuno in questo momento di ristrettezze - dice - lo dobbiamo assolutamente fare: consentire ai medici in pensione di fare ciò che riescono a fare nel privato, restando nel pubblico. Non capisco per quale motivo un medico in perfetta salute, con un carico di professionalità unico, a 70 anni, debba appendere il camicie a un chiodo nell'ospedale dove, magari, faceva trapianti di cuore, di polmoni, e può tranquillamente attraversare la strada e andare a lavorare da un privato".
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