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Malasanità

15.000 morti l'anno per le infezioni contratte in ospedale: la "pandemia" di cui nessuno parla. Perché?

Italia maglia nera per morti da "batteri resistenti". Peggio di noi in Europa c'è solo la Grecia

15.000 morti l'anno per le infezioni contratte in ospedale: l'epidemia di cui nessuno parla. Perché?

In Italia circa 15mila persone ogni anno, su un totale di 35mila in Europa, muoiono a causa di infezioni resistenti agli antibiotici, e nella maggioranza dei casi per infezioni negli ospedali

In Italia circa 15mila persone ogni anno, su un totale di 35mila in Europa, muoiono a causa di infezioni resistenti agli antibiotici, e nella maggioranza dei casi si tratta di infezioni contratte in ospedale.

Un triste primato confermato dall'ultimo rapporto del Centro europeo per il controllo delle malattie Ecdc, secondo cui l'Italia è seconda in Europa per decessi da batteri resistenti dopo la Grecia.

Ed i numeri sono in crescita.

Una 'pandemia silenziosa', quella legata al fenomeno della antibioticoresistenza, che richiede misure urgenti come la messa in campo di incentivi alle imprese per la produzione di nuovi antibiotici, ma anche la previsione di un sistema di sanzioni, propongono gli esperti, per i nosocomi che registrano percentuali troppo alte di infezioni ospedaliere.

Tra il 2016 e il 2020 Grecia, Italia e Romania sono stati i Paesi europei con più decessi attribuibili a batteri resistenti agli antibiotici, afferma l'Ecdc. Nei quattro anni considerati, in Grecia i morti da infezioni resistenti sono stati 20 ogni 100mila abitanti, 19 in Italia, 13 in Romania.

Il maggior numero di malattie è stato causato da Escherichia coli resistente alle cefalosporine di terza generazione, seguito da Staphylococcus aureus resistente alla meticillina e Klebsiella pneumoniae resistente alle cefalosporine di terza generazione.

La resistenza agli antibiotici "è una epidemia silenziosa, di cui non vediamo i picchi, ma in media uccide 100 persone al giorno in Europa, numeri simili alle vittime dell'influenza, HiV, e tubercolosi messe insieme", evidenzia la direttrice generale dell'Ecdc Andrea Ammon.

Ed anche se dal 2018 al 2022 sono diminuiti del 20% gli italiani che hanno assunto antibiotici nell'ultimo anno, l'assunzione di tali farmaci resta tuttavia sopra la media Ue, rileva il rapporto Eurobarometro.

Gli ultimi dati dell'Istituto superiore di sanità (Iss) indicano inoltre che in Italia nel 2021 le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici per gli 8 patogeni sotto sorveglianza si mantengono elevate, anche se in qualche caso sono in diminuzione rispetto agli anni precedenti. La resistenza antimicrobica "è spesso vista come la prossima grande crisi sanitaria", commenta la Commissaria Ue alla salute Stella Kyriakides.

Nicola Magrini direttore generale dell'Aifa

Per invertire la rotta, sottolinea il direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Nicola Magrini, "è necessario creare degli incentivi alle aziende per la produzione di nuovi antibiotici e bisogna riavviare la ricerca in questo campo".

Un'occasione di sensibilizzazione sarà la Settimana mondiale della consapevolezza antimicrobica promossa dall'Organizzazione Mondiale della Sanità dal 18 al 24 novembre, nella quale è incardinata anche la Giornata europea degli antibiotici celebrata il 18 novembre, ha commentato Magrini presentando le iniziative dell'Aifa sul tema, tra le quali anche la traduzione italiana del manuale dell'Oms sull'uso ottimale degli antibiotici.

L'Aifa si accinge inoltre a pubblicare delle nuove Raccomandazioni, che invitano tra l'altro ad una congrua attesa prima di iniziare ad utilizzare tali farmaci. Bisogna poi superare il falso mito che la terapia antibiotica non vada interrotta una volta iniziata, aggiunge Magrini. Ma sarebbero necessarie anche misure sanzionatorie, sostiene Evelina Tacconelli, presidente del Comitato europeo per la lotta alle infezioni ospedaliere. In Italia, spiega, "la prevenzione delle infezioni ospedaliere, che rappresentano il 65% delle infezioni resistenti agli antibiotici, è ai livelli più bassi in Europa: per questo, è necessario aumentare i controlli negli ospedali e prevedere un sistema di sanzioni, fino alla chiusura del reparto o del nosocomio, in quelle strutture ospedaliere dove è superata la soglia di allerta nella percentuale di infezioni antibioticoresistenti". Ciò sul modello, conclude, di molti altri paesi europei. 

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