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Covid: le tabelle dell’Istituto Superiore di Sanità certificano che i vaccinati si contagiano di più rispetto ai non vaccinati

L’assurda polemica sul reintegro di medici e infermieri non inoculati: dire che «hanno maggiore probabilità di infettare i pazienti» è un’affermazione antiscientifica

medico no vax

Il recente provvedimento con cui il nuovo Governo ha permesso a medici e infermieri non vaccinati contro il virus Sars-Cov-2 di tornare in ospedali e ambulatori, dopo essere stati sospesi per più di un anno a seguito dei decreti del Governo Draghi, ha provocato numerose reazioni. C’è chi definisce «untori» gli operatori sanitari non vaccinati, alcune Regioni stanno cercando di destinarli a funzioni che non prevedano il contatto con i pazienti, c’è chi chiede un intervento dell’Ordine dei medici: il tutto perché, secondo una diffusa credenza (alimentata anche dall’informazione mainstream), tra i non vaccinati sarebbe più facile la diffusione del contagio. E così alla tv si vede gente intervistata che dice «non voglio farmi visitare da un dottore non vaccinato», «devono radiarli tutti», eccetera.

Anche in questo caso - come già quando Draghi, per giustificare l’introduzione del “super green pass”, disse «se si sta tra vaccinati si ha la certezza di non contagiarsi» - è sufficiente dare un’occhiata ai dati per smascherare la bufala. Ogni settimana l’Istituto Superiore di Sanità pubblica un bollettino con i dati dei contagi in Italia: l’ultimo è del 2 novembre scorso. La tabella 5 riporta il tasso di incidenza di diagnosi di infezione da Sars-Cov-2 suddiviso tra non vaccinati, vaccinati con ciclo completo da meno di 120 e da più di 120 giorni, vaccinati con ciclo completo + dose booster. Ebbene: dalla tabella si evince che nelle fasce di età 12-39 e 40-59 anni (quelle dei medici in servizio, oltretutto), il tasso di incidenza è superiore tra i vaccinati con tre dosi rispetto ai non vaccinati; e infatti il rischio relativo di contagiarsi (dei non vaccinati rispetto ai tridosati) è inferiore a 1: è rispettivamente 0,9 e 0,7. Se poi si guarda la fascia 60-79 anni l’indice è pari a 1: significa che, non vaccinati o vaccinati con tre dosi, il rischio di contagiarsi è lo stesso.

Non si tratta di un dato “nuovo”: anche nei bollettini delle scorse settimane i numeri sono analoghi, e dimostrano che i vaccinati si contagiano quanto e più dei non vaccinati.

Chiedere a un medico se è vaccinato o no per capire se può contagiarci o no con il virus (e magari ricusarlo se non ha fatto il vaccino) è quindi solo una manifestazione di crassa ignoranza: equivale a chiedergli se è sposato o celibe, se è credente o ateo, se è juventino o torinista: ai fini della probabilità di contagio è esattamente la stessa cosa.

Continuare a discriminare i non vaccinati, impedendo loro di circolare liberamente o di lavorare (anche negli ambulatori, nelle cliniche e negli ospedali) in nome di una presunta - e smentita dai dati epidemiologici - maggiore possibilità di diffusione del virus è quindi soltanto una stupida forma di apartheid.

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