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Santanchè all'attacco: 'Non ho mai querelato un giornalista, ma questa volta mi scateno"

Va all'attacco Daniela Santanchè, ministra del Turismo e senatrice Fdi, dopo le notizie sull'indagine con al centro la gestione dei conti di Visibilia Editore

Daniela Santanché

Va all'attacco Daniela Santanchè, ministra del Turismo e senatrice Fdi, dopo le notizie sull'indagine con al centro la gestione dei conti di Visibilia Editore, società da lei fondata e di cui è stata presidente fino allo scorso gennaio ed ex azionista di maggioranza, prima di dismettere le quote.

"E' assolutamente falso che io sia indagata e daremo corso a azioni legali. Non c'è nessun indagato", spiega. Mentre dagli atti della richiesta di fallimento, formulata dalla Procura di Milano, e dalle analisi degli investigatori si evince che è in corso un'inchiesta per le ipotesi di reato di bancarotta e false comunicazioni sociali che vede indagata la parlamentare di Fratelli d'Italia, assieme ad altri ex amministratori.

Al momento, come è possibile in questi casi, alcuni passaggi dell'indagine sono secretati e alla senatrice non è stato notificato alcun atto.

C'è una cartella esattoriale non pagata e i nuovi soci faranno fronte. Non ci sono reati, non c'è un ipotesi di reato. Non è giusto che i giornalisti scrivano cose che non hanno fondamento

"Visibilia è una società che ho creato ma è stata venduta - chiarisce Santanchè -. C'è una cartella esattoriale non pagata e i nuovi soci faranno fronte. Non ci sono reati, non c'è un ipotesi di reato. Non è giusto che i giornalisti scrivano cose che non hanno fondamento".

E ancora: "Non ho mai querelato un giornalista, ma questa volta mi scateno".

Intanto, il procedimento per bancarotta, a quanto si è saputo, si poggia su una norma, l'articolo 238 della legge fallimentare, che consente di indagare, anche prima della sentenza di fallimento per una società, quando "concorrano gravi motivi e già esista o sia contemporaneamente presentata domanda per ottenere" la liquidazione giudiziale.

Ed è questo il caso. Mentre la contestazione di falso in bilancio è stata segnalata dalla Gdf di Milano, a partire da un esposto dei soci di minoranza di Visibilia, e si concentra sul fatto che dal 2017 il cda "avrebbe dovuto approvare bilanci riportanti valori di avviamento e imposte anticipate largamente diversi da quelli deliberati".

Oltre a debiti fiscali per quasi 1 milione di euro, indicati dal pm Roberto Fontana nell'istanza al Tribunale fallimentare (udienza il 30 novembre), tra i documenti analizzati dalle Fiamme Gialle ci sono i bilanci tra il 2016 e il 2020 e quella denuncia presentata dai soci, che ha originato anche una causa civile per "gravi irregolarità nella gestione".

Lamentano che "gli amministratori, con l'avallo dell'organo di controllo e della società di Revisione, hanno costantemente depauperato, dal 2015 ad oggi, il patrimonio sociale", inducendo "in errore il mercato ed i piccoli risparmiatori". Parlano di perdite "costanti" e di un "continuo ricorso ad aumenti di capitale". Sempre nell'esposto vengono indicati "debiti di natura tributaria e previdenziale" per oltre 2,8 milioni di euro. E si segnala che "l'avviamento" nel 2021, rispetto al 2020, è stato svalutato per 2,7 milioni di euro. E ciò, secondo i soci di minoranza, significa che il valore indicato nei bilanci dal 2016 al 2020 era "largamente non veritiero". Infine, un "prestito obbligazionario" che, secondo la denuncia, potrebbe aver "celato" una "cessione di quote a condizioni estremamente favorevoli" a favore di Negma Group Ltd, società con sede a Dubai.

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