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Slot machine. A Chivasso un inutile dibattito

E’ una di quelle vicende che abbiamo scritto almeno una decina di volte e ogni tanto ci piace ricordarla. Correva il 2003 e una giovane coppia di Venaria si presentò in redazione per raccontarci una vicenda che li aveva visti, loro malgrado, coinvolti. Avevano preso in gestione un bar di Settimo Torinese pieno zeppe di videogiochi. “E chi se ne frega”, pensarono ad alta voce. Un'unica postilla. Il proprietario aveva detto loro che tutto avrebbero potuto fare tranne che toglierle. E loro ci provarono a fare altro, ma nulla. Un gatto che si mordeva la coda. Con il viavai alle macchinette (brutti ceffi) nessuno entrava a mangiare quei bei panini e quei bei piattini. Strano ma vero (ci dissero sempre loro) alla fine di ogni mese, grazie a quel viavai di loschi individui, non ebbero mai nessun problema a pagare il canone, peraltro abbastanza salato. Solo pensandoci e ripensandoci capirono di essere finiti in un brutto giro di “riciclaggio” di denaro sporco organizzato dalla malavita, denaro che si trasformava in “pulito” proprio grazie al canone. Si affidarono ad un avvocato. Cominciò il processo ed ebbero la peggio. Erano però quelli altri tempi e bisognerà aspettare il 2011 perché la Magistratura prendesse coscienza del fenomeno. Molto lungo l’elenco degli indifferenti. In prima fila la “politica” che invece si occupò, e pure tanto, dei numeri della “ludopatia”, numeri importanti ma  decisamente “distorti”. Via i videogiochi la malavita si concentrò e ancora si concentra sui “giochi on line”. Stesso obiettivo. Riciclaggio del denaro sporco ma con i moderni mezzi offerti dall’informatica e dai server. Valli a trovare! La Magistratura lo sa e più di una volta ha cercato i delinquenti inutilmente. E’ vero. Oggi resta il problema dei ludopatici, se non altro però rispetto ad una ventina di anni fa si presume non siano “finti” e quelli “finti”, gran frequentatori dei bar in periferia - ne siamo certi - superavano di gran lunga quelli veri. E sono quei bar, per intenderci, che uno si chiedeva “ma come fa a stare in piedi?”. Perchè  parlarne ora? Per aggiungere argomentazioni, ma anche e soprattutto perchè a Chivasso, città che andrà alle urne tra poco meno di un mese, è in corso un dibattito, squisitamente politico, tra i favorevoli e i contrari ad una legge regionale  sul gioco d’azzardo, voluta dalla Giunta Cirio, che dal 2021 ha nuovamente allargato le maglie e, di fatto, rimesso in funzione centinaia di slot machine che erano state bloccate dalla precedente normativa approvata nel 2016 dall’amministrazione Chiamparino.  Giusti o sbagliati che siano i metri di distanza da una scuola, quel che a nostro avviso ci si dovrebbe chiedere è perchè esistano delle leggi che limitano l'acquisto di sigarette ai minorenni e non anche una per l'utilizzo delle slot, magari con un marchingegno legato al codice fiscale. Lo si fa ovunque nei paesi considerati liberi e democratici. "Vuoi giocare?". "Dimmi come ti chiami!". E' così difficile? Eviteremmo tanti discorsi e dibattiti inutili. Ecco, per l'appunto, chiediamoci perchè Roma non lo fa....
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