I mercati sono in tensione, le borse instabili scontano il nervosismo degli operatori finanziari. Gli analisti non si danno pace, non capiscono da cosa derivi questa incertezza. Ma tutto questo solo perché, i più, non hanno letto l’illuminante dichiarazione fatta al giornale “la Voce” dall’assessore al bilancio di Settimo, Luca Rivoira, relativa alla sua intenzione di scrivere a Draghi per rinegoziare “l’enorme” (?) debito del Comune. Questo era l’incipit di questa rubrica nell’edizione di questa settimana. Poi è arrivata una notizia che merita di essere celebrata, ovunque, perché non deve passare inosservata. E quindi Luca può attendere una settimana e, forse, anche Draghi e le borse mondiali. La notizia che voglio mettere in evidenza parrebbe, a prima vista, scontata. I rider “non sono schiavi ma cittadini”. L’ha detto la Procura della Repubblica di Milano al termine di un’inchiesta che ha preso in esame il comportamento delle più importanti piattaforme di consegna a domicilio. Contestualmente sono stati notificati verbali per 783 milioni di Euro di sanzioni per violazione delle norme sulla sicurezza e ordinanze per l’assunzione di 60.000 rider con contratti di collaboratori coordinati e continuativi anziché di lavoro autonomo. Viene da dire: “Finalmente un po’ di giustizia “uguale per tutti” anche nei confronti dei nuovi padroni del mondo”. Ma poi ti rendi subito conto che non basta e ti chiedi dove sta la Politica, quella con la P maiuscola, ancora una volta sostituita dalla Magistratura. Ma che mondo è quello che ha bisogno dell’intervento di una Procura per affermare che in Italia, la Repubblica “fondata sul lavoro”, non può esistere la schiavitù. Ma che Paese è quello in cui l’ex leader del principale partito della sinistra (Renzi), dopo aver percepito 80 mila Euro per una conferenza in Arabia Saudita (uno dei più sanguinari regimi al mondo, dove la vita, oltre che i diritti, valgono poco o nulla) afferma di essere invidioso per il livello basso del “costo del lavoro” esistente in quel Paese. Ma che Paese è quello in cui la sinistra (o presunta tale) non sa fare autocritica per aver distrutto con il job act, l’abolizione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, l’allungamento indiscriminato dell’età pensionabile, le principali norme di difesa dei lavoratori senza introdurne di nuove più estese ed efficaci. Ma che Paese è quello in cui i cittadini non si indignano più, non provano almeno un po’ di imbarazzo o vergogna per quella frase pronunciata dal Procuratore di Milano (“Non sono schiavi ma cittadini”) e, come se nulla fosse continuano ad osservare, distanti, quelle ombre scure e silenziose che in bicicletta, con la borsa cubo sulle spalle, continuano, come moderni schiavi, a portare a domicilio la loro disperazione. Leggo con piacere che Zingaretti vuole “voltare pagina nel PD”. Spero sinceramente che si incominci di qui: dal lavoro, dai diritti dei lavoratori, dalla lotta senza incertezze ad ogni schiavitù. Ogni altra cosa sarebbe una finzione.
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