Mangiameli: riforma concepita male e mal realizzata
16 Gennaio 2014 - 09:51
Stelio Mangiameli
Il ddl di riforma delle Province "è stato pensato male, mal concepito e mal realizzato": è un giudizio che non lascia spazio a possibili interpretazioni quello che il costituzionalista Stelio Mangiameli, docente alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Teramo, riserva al provvedimento che dovrebbe rivedere il ruolo delle Province. Ieri il professor Mangiameli, insieme ad altri cinque costituzionalisti, è stato ascoltato in Commissione Affari Costituzionali del Senato e in quella sede, spiega, "insieme ad altri professori ho spiegato al ministro Delrio, che partecipava all'audizione, che il testo presenta forti incongruità di ordine costituzionale". "E' vero che contestualmente al decreto che in qualche modo cancella le Province si sta lavorando a una modifica della Costituzione per ovviare agli inevitabili rilievi che conseguirebbero all'abolizione di questi enti - spiega Mangiameli - ma va invertito l'ordine in cui si sta operando per non incappare in una bocciatura del provvedimento". E comunque, aggiunge, "rimarrebbe insoluto il fatto che le Province non possono avere una rappresentanza istituzionale di secondo grado". Tra l'altro, osserva, "personalmente nutro anche forti perplessità sul grado di efficienza che da questa misura i territori possono avere in cambio; a meno che - sottolinea - non si vogliano 'provincializzare' le Regioni". Secondo Mangiameli, poi, "il riassetto contemplato dal ddl Delrio è incongruo anche per un'altra ragione: i territori interessati subirebbero una frantumazione che penalizzerebbe la loro competitività sotto molti aspetti, non ultimi quello economico, a cominciare dalla capacità di attrazione delle risorse straniere, alla policy pubblica, ma che sotto il profilo paesaggistico, ambientale e dei beni culturali". Sulla possibile obiezione che questo scenario potrebbe essere annullato dall'avvio delle Città Metropolitane, Mangiameli afferma che "prima è necessario dimostrare che il loro pil sarebbe più alto di quello del resto d'Italia". Inoltre, conclude, "non bisogna dimenticare gli obblighi che impone all'Italia la Carta delle Autonomie dell'Ue, in particolare l'articolo 3 secondo comma, che prevede che il diritto ad amministrare sia esercitato da Consigli e Assemblee costituiti da membri eletti a suffragio libero, segreto, paritario, diretto e universale".
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