Coldiretti, vigna costa più di isola Caraibi, 2,5 I vigneti italiani costano più di un'isola caraibica con quotazioni che salgono dal milione di euro per Brunello e Prosecco fino ai 2,5 milioni di euro nel caso del Barolo. E' quanto afferma la Coldiretti sulla base di dati Winenews: la superstar - rileva - è il Barolo piemontese, con prezzi che arrivano fino a 2,5 milioni di euro ad ettaro. Una cifra superiore a quella necessaria per acquistare un'isola alle Bahamas, nei Caraibi, che si può oggi "portare a casa" anche a poco più di 2 milioni di euro, come nel caso della Lobster Island e poco sotto il prezzo di un villaggio-atollo alle Maldive (la Soneva Jani), che viaggia anche sui 2,6 milioni di euro. Per Brunello di Montalcino e Prosecco le cifre salgono fino a un milione di euro a ettaro mentre per accaparrarsi un ettaro di vigneto piemontese come per il Barbaresco ci vogliono tra i 500 e i 600mila euro, così come per l'Amarone della Valpolicella, il Bolgheri Toscano e le vigne del Trentino Alto Adige, le quali possono arrivare però anche fino a un milione di euro. Più a buon mercato altre Doc di pregio, dal Franciacorta, che arriva fino a 300mila euro, al Chianti (200mila euro), ma sulle stesse cifre si colloca anche il Lugana, vino in ascesa tanto da essere in cima alla top ten delle bottiglie che hanno fatto segnare il maggior incremento di vendite in valore nella grande distribuzione. Anche se presenta quotazioni molto variabili della tipologia di vino prodotto, il valore medio dei vigne - rileva Coldiretti - in Italia è di circa 51mila euro a ettaro, più di due volte e mezzo la media dei terreni agricoli, secondo un'analisi Coldiretti su dati Crea. A livello territoriale i prezzi medi più alti si riscontrano in Trentino Alto Adige, con valori superiori ai 200mila euro, seguito dal Veneto, che si attesta poco sotto i 140mila euro a ettaro, il doppio di quelle del Piemonte - continua Coldiretti, che con 68mila euro si colloca al terzo posto. Quotazioni superiori alla media nazionale anche per Friuli Venezia Giulia (61mila euro) Lombardia (57mila euro) e Toscana (55mila euro). Nord in testa per consumi e conoscenza del vino Su tutta la Penisola si fa largo lo spritz che è il re del fuori casa (e dell'aperitivo) ma il consumo di vino accomuna gli italiani anche se al Nord si concentra una maggior conoscenza del prodotto. Vola, in particolare in Lombardia e Veneto, il consumo di spritz (attorno al 40% nel fuori casa) e più in generale dei vini mixati nelle grandi città, dove è maggiore anche la propensione alla vacanza enoturistica, in particolare a Milano (36%). Il rosso, primo tra i consumi, domina al Sud, in Piemonte e in Toscana, mentre in Veneto è altissima l'incidenza degli sparkling. A delineare la geografia dei consumi enoici l'indagine Mercato Italia - Gli italiani e il vino, realizzata da Vinitaly con l'Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor e presentata in apertura della 53/ma edizione della rassegna di Veronafiere, con focus su sei regioni (Veneto, Lombardia, Piemonte, Toscana, Campania e Sicilia) e tre città (Roma, Milano e Napoli). Più marcate le differenze, nel campione intervistato, sulla conoscenza dei grandi vitigni: chiamati a indicare la provenienza regionale di Amarone della Valpolicella, Brunello di Montalcino e Franciacorta, solo 1 italiano su 4 risponde correttamente, in una geografia delle risposte che premia i veneti (38% di risposte senza errori), seguiti da Lombardia (34%), mentre fanalini di coda sono la Sicilia e la Campania, dove la soglia si abbassa a circa un quinto dei rispondenti. In top 10 consumi vini sovranisti, no internazionali A trainare il successo del vino italiano sono soprattutto le sono le etichette "sovraniste" che occupano tutti i primi dieci posti della bottiglie che hanno fatto registrare il maggior incremento dei consumi in valore durante l'anno, dal Lugana lombardo (+24%) al Grignolino piemontese (+7%), mentre sono assenti dalla top ten gli internazionali. Lo afferma Coldiretti sulla base di un'analisi di dati Infoscan Census, presentata nel giorno di apertura di Vinitaly alla Fiera di Verona. "La speciale top ten evidenzia risultati sorprendenti con un profondo cambiamento nelle abitudini di consumo degli italiani che - sottolinea la Coldiretti - premiano anche negli acquisti di vino le produzioni legate al territorio. Nella classifica dei primi dieci vini che nel 2018 in Italia hanno fatto registrare il maggior incremento delle vendite, nessuno è internazionale. Nel tempo della globalizzazione gli italiani - precisa la Coldiretti - bevono "patriottico" come dimostra il fatto che al secondo posto c'è il Primitivo pugliese (+21%), seguito dalla Ribolla del Friuli Venezia Giulia (+15%) al terzo, dal Negroamaro pugliese al quarto con un aumento del 15%, e dalla Passerina delle Marche, al quinto, con un +14%. Il Cerasuolo (Sicilia) conquista la sesta posizione con un +10% seguito dal Valpolicella Ripasso del Veneto (+9%), dal Riesling Italico del Veneto che cresce anch'esso del 9% all'ottavo posto e dal Valpolicella veneto (+9%) al nono. Chiude la top ten il Grignolino del Piemonte con un +7%. "Il futuro dell'agricoltura italiana ed europea dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali che sono state la chiave del successo nel settore del vino dove hanno trovato la massima esaltazione", conclude Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, nel sottolineare che la "biodiversita" è un patrimonio del Made in Italy che va valorizzato e difeso anche a livello internazionale". Enoturista 23% degli italiani, 6 regioni al top Sono il 23% degli italiani che nel corso dell'ultimo anno hanno fatto una vacanza o un'escursione alla scoperta del vino e delle migliori cantine della Penisola, e solo il 18% esclude di farlo. Lo afferma l'indagine Mercato Italia - Gli italiani e il vino, realizzata da Vinitaly con l'Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitorl, presentata all'inaugurazione del 53/O salone a Verona. Sei le regioni che guidano la classifica dell'enoturismo: Toscana (27%), Piemonte (12%), Veneto (9%), Sicilia (7%), Friuli Venezia Giulia (5%), e Puglia (5%). Le zone in testa nelle preferenze degli enoturisti sono il Chianti e Siena, le Langhe e Asti, e l'area di Valdobbiadene. Se il 23% degli italiani ha già fatto una vacanza nelle terre del vino, il 5% lo ha invece in programma, entro un anno, mentre per il 26% è un'idea, non ancora programmata. Roma e Napoli, secondo la ricerca, sono le città che contano più enoturisti tra i millenials, Milano tra la cosiddetta generazione X. Gaja, vino più celebrato al mondo è Sassicaia "Il vino italiano più celebrato al mondo è il Sassicaia. La ricerca dell'Osservatorio Vinitaly-Nomisma sottolinea l'importanza del territorio e delle uve autoctone, ma l'Italia può fare un lavoro su due tavoli. Per il suo successo nel mondo non bastano i vitigni autoctoni, occorre lavorare sulle varietà internazionali". Lo ha detto un ambasciatore del vino italiano nel mondo, il produttore piemontese Angelo Gaja intervenuto al talk show di apertura del 53/mo Vinitaly. "Credo molto - ha aggiunto - nella capacità del vino di trasferire valori culturali e qualità paesaggistiche ai consumatori e agli enoturisti ai quali dobbiamo offrire anche momenti esperienziali". Sulle fiere, Gaja ha auspicato "un'alleanza futura tra Vinitaly e Vinexpo anche per andare su nuovi mercati come quelli dell'Africa. Sarebbe una risposta a misura di un settore dove prevalgono produttori artigiani che sanno pensare anche in maniera diversa. Ma per aiutare le Pmi quel che più serve è tagliare la burocrazia e promuovere la conoscenza della lingua inglese". Sulla possibilità di razionalizzare il calendario fieristico e creare sinergie tra saloni internazionali arriva un assist da parte del ministro Gian Marco Centinaio: " è fondamentale - ha detto il ministro - andare in giro per il mondo con voci diverse ma coordinate. Chiedo e auspico una maggiore regia e coordinamento, e col presidente dell'Ice Carlo Maria Ferro c'è massima intesa e collaborazione in tal senso"
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