Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, è perentorio: "L'Italia non cambia linea". E, in seguito alla missione dei funzionari del Viminale al confine del Monginevro, si dice in attesa di incontrare il suo collega francese e insiste: "a Claviere presidio fisso di polizia e verifiche a tappeto sui respingimenti di Parigi degli ultimi mesi. L'aria è cambiata: noi, a differenza del Pd, proteggiamo le frontiere e non abbassiamo la testa". Per perfezionare le misure già adottate in alta Valle di Susa, e controllare il corretto adempimento delle procedure di respingimento degli immigrati dalla Francia, da Roma è arrivato il prefetto Massimo Bontempi, direttore della Direzione centrale dell'immigrazione e della Polizia delle frontiere. Che, dopo una riunione tecnica a Torino col questore Francesco Messina, si è recato alla frontiera di montagna. "La sovranità nazionale è un qualcosa su cui nessuno può transigere e derogare", spiega Bontempi davanti agli uomini che da ieri monitorano l'operato dei 'cugini' francesi. Una disposizione del Viminale, dopo gli episodi di sconfinamento della gendarmerie documentati dalla Digos e denunciati da alcuni valsusini. "Episodi verosimilmente accaduti, che sono stati presi sul serio. Non si tratta di scherzi goliardici - dichiara Bontempi - La Procura di Torino sta indagando e sono fiducioso che si troveranno soluzioni e risposte". Quella di oggi, spiega il prefetto, è stata una "ricognizione sul posto per avere un'idea della situazione, una presa di contatto con la realtà territoriale. Ora si torna a Roma, si riferisce al capo della Polizia e al ministro dell'Interno e verranno prese le soluzioni più adeguate, nel rispetto delle sovranità nazionali". Una presenza fissa? Maggiori uomini? "Si valuterà", si limita a dire il prefetto Bontempi, che pone l'accento sul "profilo umanitario sempre presente in quello che facciamo: nel Mediterraneo, sulle coste e sulle isole, come a Claviere", aggiunge, facendo riferimento alla situazione dei tanti migranti che, anche con l'inverno, affrontano la montagna nella speranza di una vita migliore. "Il contatto con le associazioni e con l'Onu è leale e proficuo - assicura - Chi afferma il contrario, lo fa in assoluta malafede. Il profilo umanitario e quello della sicurezza non sono disgiunti. Sul rispetto dei diritti, l'Italia non ha lezioni da prendere da chicchessia...".
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