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LIVORNO. Vice prefetto arrestato: sospettato capeggiare banda con boss

LIVORNO. Vice prefetto arrestato: sospettato capeggiare banda con boss
Ruotavano intorno alle figure del viceprefetto reggente dell'Isola d'Elba, Giovanni Daveti, 66 anni, e a Giuseppe Belfiore, 61 anni, più volte arrestato per associazione di stampo mafioso ed esponente di spicco di un clan della 'ndrangheta, entrambi finiti in carcere, l'associazione a delinquere, disarticolata oggi dalla Guardia di finanza livornese coordinata dal procuratore capo Ettore Squillace Greco, finalizzata alle frodi fiscali e ad altri gravi reati. In particolare, gli approfondimenti investigativi, spiega una nota delle fiamme gialle, "hanno consentito di rilevare l'attività illecita posta continuativamente in essere da un gruppo criminale, costituitosi a Livorno per commettere frodi fiscali". Altre sette persone coinvolte sono finite agli arresti domiciliari e tutte le misure cautelari sono state disposte dal Gip del Tribunale di Livorno. Belfiore è il fratello del mandante dell'omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia avvenuto nel 1983 e risulta affiliato a una delle più note cosche di 'ndrangheta operanti nel territorio piemontese e, più in generale, nel centro-nord Italia e all'estero (soprattutto Francia e Spagna. Le altre persone arrestate sono un commercialista torinese di 50 anni, due livornesi di 41 anni e 53 anni, tre persone originarie della provincia di Ravenna e un trentottenne di Trani (Bari). I due capi dell'organizzazione e gli altri sette arrestati sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere, porto abusivo di esplosivi detenuti per compiere un atto di intimidazione, indebita compensazione di debiti tributari con crediti inesistenti, contrabbando di 9 tonnellate di tabacchi lavorati esteri e illecita sottrazione al pagamento delle accise sugli alcolici, anche mediante falso in documenti pubblici informatici.

Viceprefetto arrestato:pm,ordinò bomba per vendetta

Per la Gdf il viceprefetto reggente Giovanni Daveti, arrestato oggi, ritenendosi vittima di una truffa immobiliare, avrebbe pianificato con un amico livornese una 'vendetta', dando incarico a un complice di reperire l'esplosivo da usare contro la vettura di famiglia del suo presunto truffatore. Gli ordigni furono intercettati dalla gdf il 16 novembre vicino al porto livornese in un'auto con a bordo uno degli indagati, arrestato e ancora ai domiciliari: 4 cariche confezionate in modo da essere fatte brillare a distanza con un telecomando. Le indagini, affidate dai pm alla guardia di finanza, hanno sgominato una banda dedita alle frodi fiscali e alla detenzione di esplosivi per compiere intimidazioni e altri reati e sono scattate dopo un controllo per abusi edilizi all'isola d'Elba. I finanzieri indagando hanno scoperto le presunte condotte illecite del viceprefetto, capo dell'ufficio distaccato della prefettura sull'isola, Giovanni Daveti, 66 anni, che risulta coinvolto "in plurimi contesti illeciti, comunque in alcun modo connessi con il ruolo e le funzioni istituzionali ricoperte".

Viceprefetto chiese aiuto alla 'ndrangheta per evadere il fisco

Il viceprefetto Giovanni Daveti che, dopo un accertamento tributario aveva ricevuto cartelle esattoriali per 115 mila euro, chiese aiuto al pregiudicato Giuseppe Belfiore, affiliato alla 'ndrangheta, per abbattere la pendenza debitoria sfruttando, in compensazione, inesistenti crediti Irpef artificiosamente creati e sfruttati per compilare i modelli unificati di pagamento F24. E' una delle accuse contestate dalla Guardia di finanza al funzionario arrestato. Il sistema utilizzato, secondo gli inquirenti, "prevedeva il frazionamento dell'importo complessivo dovuto all'erario in somme di entità inferiore e, per ciascuna di tali frazioni, il 'pagamento' mediante un modello di versamento F24 recante la corresponsione materiale, attraverso il canale home banking, dell'irrisoria somma di un euro affiancata dalla fittizia compensazione di decine di migliaia di euro". Le indagini avrebbero accertato che queste compensazioni di cui ha beneficiato Daveti non erano un caso isolato, ma diffuse in tutta l'organizzazione che nel periodo 2016/2017 hanno consentito ad altri 7 soggetti di ottenere, con le stesse modalità, l'abbattimento delle proprie posizioni debitorie nei confronti del fisco, per un valore complessivo di circa un milione di euro. In un caso questo sistema ha avvantaggiato un'imprenditrice di Faenza (Ravenna), moglie di un membro della banda, per quasi 175 mila euro. Il sistema pianificato prevedeva il versamento, da parte dei soggetti intenzionati ad accedere all'indebita compensazione, di un importo pari al 22% del "beneficio" richiesto, quale compenso per il "servizio" ottenuto. A questo importo, secondo quanto ricostruito dalle fiamme gialle, si doveva, inoltre, aggiungere un ulteriore 8% a titolo di commissione da riconoscere a Daveti per il proprio ruolo di intermediario.

Viceprefetto arrestato:piano evasione imposte e contrabbando

L'associazione a delinquere sgominata dalla Guardia di finanza livornese avrebbe, secondo gli inquirenti, pianificato e realizzato frodi "nel settore del commercio internazionale di prodotti alcolici, con l'intento di sottrarsi completamente al pagamento delle accise" e operato anche nel contrabbando: un carico di 9 tonnellate di sigarette non dichiarate è stato sequestrato al porto di Livorno nei giorni scorsi. Gli inquirenti hanno stimato profitti illeciti per centinaia di migliaia di euro. Per farlo architettava viaggi "fittizi" relativi a carichi di prodotti alcolici, gravati da rilevanti imposte di fabbricazione, che, predisponendo falsi documenti di trasporto, venivano fatti transitare attraverso depositi fiscali compiacenti, per poi essere esportati verso destinazioni extra-Ue grazie a una documentazione fittizia. Per compiere le truffe la banda, guidata dal viceprefetto Giovanni Daveti e dal boss della 'ndrangheta Giuseppe Belfiore, ha anche rilevato una società di trasporti di Torino, di fatto non più operativa e individuata da un commercialista torinese, finito ai domiciliari: in questo modo l'organizzazione ha affittato un capannone a Castelnuovo Don Bosco (Asti) per costituire un proprio "deposito fiscale" da utilizzare strumentalmente nelle operazioni illecite, almeno 30 al mese ciascuna in grado di far evadere accise dovute per circa 90/100 mila euro. Le frodi messe in piedi con questo sistema, spiegano le fiamme gialle, consentivano "di immettere sul mercato dell'Ue alcolici senza pagare imposte e quindi drogando il mercato, sotto il profilo del prezzo, e di spartirsi un profitto equivalente alle imposte non pagate". La banda è risultata direttamente coinvolta nel traffico di un carico di tabacchi lavorati esteri, pari a 9 tonnellate di sigarette, per valore complessivo di 1,5 milioni di euro, che si accingevano a far entrare di contrabbando dentro un container diretto in Italia e giunto al porto di Livorno. Il carico, proveniente dalla Guinea Bissau, con scalo a Tangeri (Marocco), e che avrebbe dovuto essere composto da tavoli e sedie in legno, è stato intercettato dalle fiamme gialle e sequestrato.

Viceprefetto arrestato: Gdf perquisisce capannone Astigiano

Doveva essere utilizzato come 'deposito fiscale' il capannone dell'Astigiano che è stato perquisito dalla guardia di finanza nell'ambito dell'operazione Viceré che ha portato all'arresto del viceprefetto dell'Isola d'Elba, Giovanni Daveti, e di altre nove persone tra le quali un pregiudicato affiliato alla 'ndrangheta. Il magazzino di Castelnuovo Don Bosco, trovato vuoto, è di proprietà di una società di Torino che pare lo avesse affittato ad alcune persone coinvolte nell'inchiesta della guardia di finanza di Livorno, che hanno smantellato una associazione a delinquere finalizzata alle frodi fiscali e ad altri gravi reati.
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