Il giorno dopo il sequestro del centro polivalente di Norcia progettato da Stefano Boeri, il sindaco Nicola Alemanno medita di lasciare e si chiede "cosa fare". Perché le nuove scuole, le strutture che ospitano ristoranti e attività commerciali ma anche le stesse casette "sono realizzate con la stessa tipologia", poggiano tutte su un basamento di calcestruzzo, e quindi sono a rischio sigilli. Secondo la procura di Spoleto, invece, "il sequestro non può creare pregiudizi alla ricostruzione né all'assistenza alla popolazione in caso di futuri eventi sismici". Posizioni contrapposte che hanno coinvolto Anm e Anci. "C'è stato un intervento della magistratura, è giusto rispettarlo, senza polemiche inutili. Nessuno ha altro fine se non verificare se la legge è stata rispettata" ha detto il presidente dell'Associazione magistrati Eugenio Albamonte. "Siamo pronti a far diventare il suo problema quello di tutti noi" ha affermato il presidente del Consiglio nazionale dell'Anci Enzo Bianco che "a nome di tutti" i sindaci chiede ad Alemanno "di restare". "Sono amareggiato nel rilevare come un lavoro finanziato dai cittadini italiani, svolto dal mio studio in totale gratuità e con grande attenzione alle esigenze della comunità di Norcia venga trattato alla stregua di una speculazione abusiva" le parole dell'architetto Boeri, indagato in seguito al sequestro. Il centro, 450 metri quadrati a massima sicurezza antisismica, gran parte in legno, è stato costruito con i fondi raccolti da Corriere della sera e dal TgLa7. I magistrati di Spoleto hanno contestato però "l'assenza di un valido titolo abilitativo", legato alla realizzazione secondo le norme dell'emergenza post sisma, e la "violazione del vincolo paesaggistico". Secondo il procuratore Alessandro Cannevale "individuare nei magistrati il capro espiatorio da additare agli abitanti di Norcia come bersaglio per risentimenti e timori è ingiustificato in partenza". E il presidente dell'Anm ha espresso "preoccupazione" per i toni "drammatici" di politica e informazione. "Pensare che in presenza di uno stato di calamità possa venire meno il controllo di legalità - ha sostenuto Albamonte - vuol dire far spazio a quegli scandali della ricostruzione che il Paese ha vissuto in passato". Oggi anche Alemanno ha voluto far sentire la sua voce in una conferenza stampa in piazza S. Benedetto, davanti alla Basilica danneggiata dal terremoto. "Qualcuno ci deve dire come ci dobbiamo comportare - ha chiesto il sindaco - perché ci troviamo in mezzo a una diatriba tra due pezzi dello Stato, la magistratura e il Dipartimento nazionale di protezione civile che ha emanato le ordinanze alle quali noi ci siamo attenuti per costruire le strutture che hanno permesso ai territori di tornare a vivere". "Abbiamo più volte detto di quanto faticoso sia lottare contro le norme e la burocrazia quando si è già alle prese con l'immane difficoltà di rimettersi in piedi dopo un evento catastrofico come il terremoto del Centro Italia" ha sottolineato il presidente dell'Anci, Antonio Decaro. Con Alemanno si sono subito schierati anche i sindaci delle aree colpite dal sisma. "In questa ricostruzione post terremoto manca una norma che consenta ai comuni di dare ascolto alle esigenze dei cittadini. Dove è necessario servono deroghe. Il problema quindi è a monte, non nell'operato della magistratura che applica la legge. Qui il Parlamento è mancato" ha denunciato il sindaco di Visso, Giuliano Pazzaglini. "Continuo a ribadire con forza che in tempo di guerra servono procedure di guerra. Lo ripeto da mesi. Se avessero dato più poteri ai sindaci tutto questo non sarebbe accaduto. Il male sta nelle procedure", le parole del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi.
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