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BOLOGNA. Coniugi uccisi: l'anno in carcere dei minorenni assassini

BOLOGNA. Coniugi uccisi: l'anno in carcere dei minorenni assassini
Sono rinchiusi in carcere da un anno, lontani uno dall'altro, in attesa di sapere cosa ne sarà della loro vita. Assassini minorenni, protagonisti di una notte maledetta. Il più grande scrive lettere alla fidanzata e un giorno sogna di poterla rivedere. L'altro vive costantemente con il peso di ciò che ha fatto e prova a ricostruire un rapporto con la sua famiglia. Era il 10 gennaio del 2017 quando a Pontelangorino, paesino di mille anime nel Ferrarese, Nunzia Di Gianni e Salvatore Vincelli vennero uccisi a colpi d'ascia: un delitto di cui sono accusati il figlio 16enne e l'amico di 17 anni, quest'ultimo considerato dagli inquirenti l'autore materiale dell'omicidio. I due assassini adolescenti, che da quel giorno si sono incontrati solo una volta durante un'udienza del processo, in carcere hanno preso coscienza del loro gesto e secondo i legali che li assistono "sono profondamente pentiti". Il figlio della coppia "è stato abbandonato dal resto della famiglia - ha spiegato il suo avvocato, Gloria Bacca -, solo una zia gli è rimasta vicino e continua ad andarlo a trovare". Da poco tempo il ragazzino si trova nel carcere minorile di Treviso, prima invece era recluso a Torino. Sta seguendo un percorso con gli assistenti sociali "che lo ha portato a prendere coscienza di quanto è successo, ma questi giorni sono molto difficili per lui, la situazione è delicata. Anche il trasferimento lo ha turbato, perché le sue piccole abitudini sono state stravolte". A Torino il 16enne riceveva le visite di una zia, l'unica della famiglia che gli è ancora accanto. Anche il parroco del paese non lo ha abbandonato e prima di Natale ha avuto il permesso di parlare con lui al telefono, tramite il cappellano del carcere. L'amico 17enne invece si è messo a studiare per diplomarsi alla scuola alberghiera e ogni settimana incontra i genitori: anche i nonni vanno a trovarlo spesso nel carcere bolognese del Pratello. A febbraio ci saranno altre due udienze del processo (che si celebra con il rito abbreviato, condizionato a una perizia psichiatrica) ed è "molto preoccupato" ha detto il suo avvocato, Lorenzo Alberti. Il ragazzo cerca di stare lontano dai guai ed è considerato un detenuto modello. Appena può scrive lunghe lettere alla fidanzatina, conosciuta quando era ancora in libertà. "Vorrebbe incontrarla, per lui sarebbe un sogno - ha detto il suo legale -, ma fino ad ora il colloquio gli è stato rifiutato".
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