L'influenza aviaria è ancora una minaccia per gli allevamenti del Nord Italia e la Regione Veneto che quest'anno è stata interessata da 16 focolai e 18 abbattimenti preventivi (per un totale di più di 250 mila volatili abbattuti da inizio anno secondo i dati dell'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie su un totale nazionale di oltre un milione), ha convocato per martedì 5 settembre la filiera avicola per fare il punto sulla epidemia. Saranno esaminate le conseguenze della malattia, con particolare riferimento alle misure di contrasto poste in essere e agli impatti sulle attività e sul reddito delle imprese agricole interessate. Nel corso del 2017 dalla Regione Veneto per i danni diretti (indennizzo degli animali e spese operative/connesse) sono già stati corrisposti 2.638.145,11 euro, cifra ancora provvisoria in quanto non comprende gli ultimi focolai/abbattimenti preventivi il cui dati sono ancora in corso di valutazione. "Al tavolo di crisi di martedì faremo il punto della situazione per gli allevatori veneti - dice l'assessore all'agricoltura, Giuseppe Pan - Nei giorni successivi incontrerò anche i colleghi assessori delle regioni Lombardia ed Emilia Romagna e della Provincia autonoma di Trento per valutare le azioni comuni ed i provvedimenti da richiedere assieme al Ministero in favore delle aziende colpite". La Lombardia nei giorni scorsi ha comunicato all'istituto zooprofilattico la conclusione delle operazioni di abbattimento degli ultimi focolai e l'abbattimento preventivo di un allevamento di tacchini considerato a rischio elevato. La mappa dei focolai comprende Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, ma alcuni casi di animali rurali ammalati sono stati segnalati anche in Piemonte e Friuli Venezia Giulia. A essere colpiti dal virus, da gennaio a oggi, sono state soprattutto galline ovaiole, tacchini e oche da carne e gli abbattimenti hanno superato ad agosto 1 milione di animali, sempre secondo le rilevazioni dell'Istituto Zoo profilattico Sperimentale delle Venezie. "Fortunatamente l'adozione di misure immediate di controllo ed eradicazione da parte del Ministero della Salute e dei Servizi Veterinari regionali, unitamente al rafforzamento della biosicurezza da parte delle aziende, ha fatto si che ad oggi il problema sia rimasto confinato in alcune zone e non si sia esteso", afferma all'ANSA Assoavi-Associazione nazionale allevatori e produttori Avicunicoli. "Per questo - conclude l'associazione - accogliamo favorevolmente la convocazione di un tavolo di crisi da parte della Regione Veneto in cui sarà esaminata attentamente la situazione alla presenza degli interlocutori istituzionali e delle parti coinvolte".
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