"In Italia chi è più povero di capacità e risorse è più esposto a fattori di rischio per la salute, si ammala più spesso, in modo più grave e muore prima. Negli anni 2010 un uomo con la laurea può contare di vivere 5,2 anni in più di chi ha conseguito al più la licenza elementare. Per le donne il vantaggio nell'aspettativa di vita alla nascita si dimezza a 2,7 anni". Ad affermarlo è Giuseppe Costa, epidemiologo di fama internazionale, professore di igiene all'università di Torino, in un rapporto dal titolo 'Cosa sappiamo della salute disuguale in Italia?', in vista del Festival dell'economia di Trento, da domani al 4 giugno sul tema 'La salute disuguale'. "Salute, sanità ed economia - commenta l'editore Giuseppe Laterza, organizzatore del Festival - hanno molte implicazioni, e osservandole emergono le disuguaglianze". "E' importante - ha aggiunto Laterza - in un'epoca in cui si parla molto di fragilità sociale, di necessità di protezione, da cui prende talvolta anche le mosse il populismo". Costa evidenzia come le differenze nell'aspettativa di vita siano presenti a seconda delle zone del Paese, ma anche all'interno di una stessa città. "Nelle regioni del Sud e delle Isole - scrive - si muore di più perché sono più numerose le persone di bassa posizione sociale che sono a maggior rischio. Ma anche a parità di titolo di studio, vivere in alcune regioni del Sud fa male: infatti nelle regioni del Sud e delle Isole un laureato muore prima di un laureato del Centro Nord". "A Torino - aggiunge - chi sale sul tram che attraversa la città dalla collina alto-borghese all'estremo est per andare nella barriera operaia di Vallette all'estremo nordovest, vede salire passeggeri che perdono mezzo anno di speranza di vita ogni chilometro che percorre". Ricette veloci e miracolose per ovviare al problema Costa non ne offre, ma afferma: "La principale evidenza è che se ci si pone la domanda di come queste disuguaglianze nascano, si trovano anche le risposte. Lo può fare il direttore di un pronto soccorso oppure un sindaco, così come un singolo cittadino. Ognuno ha un pezzo di responsabilità, a livelli diversi, e se le istituzioni ci credono si può fare un lavoro paziente per migliorare".
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