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ROMA. Negli ospedali italiani 47 'culle per la vita'

ROMA. Negli ospedali italiani 47 'culle per la vita'

sanità

Lasciati nei cassonetti o per strada, come il piccolo ritrovato oggi a Torino e poi morto in ospedale. Sono ancora troppi i neonati abbandonati e che, il più delle volte, non sopravvivono. Ma un'alternativa c'è: sono le 'culle per la vita'. Versione nuova e tecnologica della medievale 'ruota degli esposti', le culle sono una sorta di incubatrici posizionate in aree riservate attinenti ad ospedali o ad alcune associazioni, dove il neonato può essere lasciato in sicurezza. Se ne contano, ad oggi, 47 in tutta Italia, eppure ancora in troppi casi non vengono utilizzate. Da Aosta a Palermo, le culle sono collocate presso ospedali, parrocchie e associazioni. Le prime si devono al progetto 'Ninna Ho' della Fondazione Francesca Rava: "Abbiamo inaugurato la prima culla a Varese nel 2008 - spiega la responsabile progetti sanitari della Fondazione, Emanuela Ambrack - e poi altre ne abbiamo attivate negli ospedali di Parma, Padova, Firenze Carreggi, Napoli, Milano e Roma". Le culle della rete della Fondazione, chiarisce Ambrack, "sono installate in un'area riservata, vicina o attinente all'ospedale, che garantisce l'anonimato. Quando un neonato è lasciato nella culla, si attiva un allarme collegato direttamente al reparto di neonatologia dell'ospedale". Uno strumento che potrebbe salvare la vita del neonato, ma dal 2008, sottolinea l'esperta, "almeno nella rete delle culla della Fondazione sono stati lasciati solo 2 neonati: a Milano nel 2012 e a Firenze nel 2015". L'obiettivo, prosegue, "è far sapere alle donne che possono partorire in totale anonimato in ospedale e non riconoscere il neonato, che sarà poi avviato all'adozione. Alle donne disperate va anche fatto sapere che esiste la possibilità di utilizzare le culle per la vita. Per questo portiamo avanti delle campagne di sensibilizzazione con materiale informativo nei consultori o affissioni in luoghi pubblici". Tuttavia, avverte Ambrack, "è fondamentale aumentare la comunicazione, anche attraverso i media. Per questo facciamo appello al ministro della Salute, perché ci aiuti in questa battaglia di comunicazione che potrebbe salvare tante vite". Secondo gli ultimi dati disponibili, su un totale di circa 550.000 bambini nati ogni anno, sono 400 quelli che non vengono riconosciuti dopo il parto in ospedale. Difficile stimare invece il numero degli abbandoni fuori dall'ambiente ospedaliero. Un fenomeno, ancora, in molti casi sommerso.
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