Il presunto boss della 'ndrangheta Cosimo Crea "si occupò del bagarinaggio dei biglietti della finale di Champions del 2015 Juve-Barcellona e coi soldi illeciti che fece diede anche 2 mila euro a Placido Barresi", cognato di un altro presunto esponente della mafia calabrese, Domenico Belfiore. Lo ha raccontato in aula, confermando in sostanza dichiarazioni già messe a verbale in un'inchiesta torinese, il pentito Massimiliano Ungaro sentito nel processo milanese per l'omicidio del 1983 del procuratore di Torino Bruno Caccia a carico di Rocco Schirripa, accusato di essere l'esecutore materiale dell'uccisione su mandato di Belfiore, già condannato all'ergastolo. Ungaro, torinese, ritenuto il 'braccio destro' dei fratelli Adolfo e Cosimo Crea e diventato collaboratore di giustizia lo scorso anno, ha spiegato davanti alla Corte d'Assise che il presunto boss del clan Crea "consegnò quel denaro a Barresi perché disse che era una brava persona e per tutto quello che aveva passato". Ungaro, condannato per associazione mafiosa in un processo torinese (ha fatto parte del clan Crea tra il 2014 e il 2015) oggi era collegato in videoconferenza. E' stato citato come testimone dal legale di parte civile, l'avvocato Fabio Repici, che rappresenta i familiari del magistrato ucciso oltre 30 anni fa. Il pentito, a proposito dei biglietti della finale di Champions League venduti dal clan, ha spiegato che "in questa operazione di spartizione di proventi venne coinvolto anche Renatino Macrì", altro presunto esponente della mafia calabrese. Quando il legale di parte civile ha fatto domande al teste sulla posizione di Rocco Schirripa e sull'omicidio Caccia, Ungaro ha risposto: "Non ho mai conosciuto Rocco Schirripa, mai avuto notizie di lui e non ho mai parlato dell'omicidio del procuratore con la famiglia Crea". Di recente, un altro pentito, Domenico Agresta, aveva raccontato che quando era in carcere a Torino assieme a suo padre Saverio, tra l'aprile e il maggio del 2012, quest'ultimo, parlando alla presenza del boss Domenico Crea, storico esponente della cosca radicata nel capoluogo piemontese, disse che "il procuratore di Torino se lo erano 'fatti' loro due", riferendosi a "Schirripa e D'Onofrio (Francesco, ndr)", quest'ultimo indagato per concorso in omicidio in una tranche d'inchiesta aperta nei mesi scorsi a Milano. Il processo proseguirà anche domani con i testimoni della difesa.
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