Mentre era ministro della Difesa del governo Berlusconi, Ignazio La Russa percepì 451 mila euro da Fonsai e Milano Assicurazioni, compagnie ai tempi saldamente in mano ai Ligresti, esponenti di punta di un capitalismo generoso di incarichi, consulenze e favori a politici, prefetti, esponenti di authority e relativi familiari a carico. Si tratta, secondo quanto emerso dagli accertamenti ispettivi dell'Isvap allegati agli atti dell'inchiesta di Milano su Fonsai, di parcelle pagate all'avvocato La Russa per ''prestazioni di servizi'' e ''spese sinistri''. Dall'8 maggio 2008 membro del quarto governo Berlusconi, l'allora esponente del Pdl e ora presidente di Fratelli d'Italia incassò le parcelle tra il 2009 (294 mila euro) e il 2010 (153.600 euro). Quando ero ministro ''non ho assunto alcun incarico né dalla Sai Fondiaria né da altri clienti'' ha affermato La Russa, precisando che si era autosospeso dalla professione con una lettera al Presidente dell'ordine, Paolo Giuggioli. ''In quegli anni - ha aggiunto - non ho perciò assunto alcun incarico né dalla Sai Fondiaria né da alcun altro cliente. Tant'è che la mia dichiarazione dei redditi 2012 relativa al 2011 non ha avuto alcun reddito professionale. Eventuali parcelle incassate nel 2009 e 2010 e comunque mentre ero ministro, si riferiscono perciò a pratiche acquisite e svolte negli anni precedenti''. Insomma la liquidazione dei compensi ai propri consulenti da parte di Fonsai ha tempi di gestazione a confronto dei quali lo Stato appare un debitore puntuale. Le parcelle corrisposte alla famiglia La Russa nel 2009-2010 salgono a quasi un milione se si considerano i 300 mila euro corrisposti al fratello Vincenzo e i 211 mila al figlio Geronimo, ai tempi non ancora trentenne. Nel biennio 2011-2012, esercizi a partire dai quali i rapporti tra parti correlate vengono segnalati in bilancio, per il lavoro dei loro studi legali Vincenzo ha percepito altri 907 mila euro da Fonsai e Geronimo 1,054 milioni dalla controllante Premafin. I compensi alla famiglia La Russa, i cui componenti non sono indagati in nessuno dei filoni di inchiesta su Fonsai, sono solo una goccia nel mare di consulenze, favori, incarichi, raccomandazioni che appannavano l'indipendenza di authority e fiaccavano i conti di Fonsai, alle cui casse (i Ligresti non attingevano mai al loro portafoglio) venivano addebitati gli elicotteri di famiglia, le consulenze a pioggia, gli stipendi milionari e le vacanze gratis nell'amato Tanka Village in Sardegna. Marco Cardia, figlio dell'ex presidente della Consob e attuale presidente di Trenitalia Lamberto (che quando si parlava in commissione della vigilata Fonsai si alzava e lasciava la sala per conflitto di interessi), ha percepito 3,6 milioni solo nel biennio 2011-2012. In Fonsai ha trovato lavoro il figlio del ministro Cancellieri, Piergiorgio Peluso, che dopo poco più di un anno si è dimesso incassando una buonuscita da 3,6 milioni. Ma nella compagnia ha lavorato anche il figlio di Giancarlo Giannini, il presidente dell'Isvap che Salvatore Ligresti cercò senza successo di 'piazzare' all'Antitrust sponsorizzandolo con l'allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Per questa raccomandazione sono entrambi indagati a Milano per corruzione.
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