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25 Febbraio 2017 - 10:57
Le primarie del partito democratico per la scelta del nuovo segretario si terranno domenica 30 aprile e l'assemblea in cui sarà proclamato ufficialmente il leader Dem si svolgerà, con probabilità, il 7 maggio. Calendario alla mano, le date scelte all'unanimità dalla commissione congresso del partito, cadono nel mezzo di due 'ponti' significativi. Il rush finale prima del voto si terrà nel mezzo del lungo week end del 25 aprile, mentre le urne saranno aperte proprio nella domenica del ponte del Primo maggio.
Ecco in pillole le regole e gli appuntamenti centrali della fase congressuale che ricalca il regolamento adottato nel 2013 con l'eccezione dei tempi per il tesseramento.
PRIMARIE E ASSEMBLEA NAZIONALE: Le primarie si terranno domenica 30 aprile ed i seggi saranno aperti dalle ore 8 alle 20. Dopo la consultazione popolare, il nuovo segretario sarà proclamato dall'assemblea nazionale che sarà convocata per domenica 7 maggio.
AI GAZEBO ANCHE CHI SI ISCRIVE IL GIORNO DELLE PRIMARIE: Per la scelta del futuro leader del Partito Democratico potrà votare ai 'seggi' chiunque si presenti al seggio E si dichiari elettore del Pd. Il contributo da versare, come nel 2013, è di 2 euro.
TESSERAMENTO: Si tratta dell'unica modifica apportata dalla commissione congresso che ha deciso di considerare come elettorato attivo per la platea congressuale il tesseramento 2016 prorogando la possibilità di iscriversi al Pd fino al 28 febbraio.
CANDIDATURE E PRESENTAZIONE LISTE: Per candidasi a segretario del Partito Democratico occorrerà farlo entro le ore 18 del 6 marzo. Ciascun candidato può avere una o più liste collegate che dovranno essere presentate entro il 10 aprile. Chi vuole candidarsi ha tempo entro stasera per iscriversi al Pd.
RIUNIONI CIRCOLI E CONVENZIONE NAZIONALE: Le riunioni di circolo per presentare le candidature si terranno dal 20 marzo al 2 aprile; le convenzioni provinciali il 5 aprile ed infine la Convezione nazionale si svolgerà il 9 aprile.
CONGRESSI LOCALI: I congressi provinciali e regionali arriveranno a scadenza salvo per quelle realtà commissariate, come Roma, dove si è già avviata la fase congressuale o dove si sono avviate le procedure per l'avvio della fase del congresso.
Le primarie regionali si terranno lo stesso giorno di quelle nazionali per evitare una doppia votazione.
Situazione di fluidità nel Pd in versione 'local', dove l'attendismo e il dubbio regnano sovrani, anche se la scissione nazionale non sembra determinare, almeno al momento, grandi scossoni nei governi delle Regioni e dei Comuni. Se però la fuoriuscita di bersaniani e dalemiani dal partito non sembra avere grandi conseguenze, più frastagliata sembra la situazione nei democratici dopo gli annunci delle candidature anti-Renzi. E questo appare più marcato nelle regioni meridionali, soprattutto in Puglia, lacerata tra gli aspiranti segretari, e in Abruzzo.
Analizzando le situazioni regionali da nord a sud, in VALLE D'AOSTA non sono previste fuoriuscite tra i dirigenti dem; il Pd resta quindi in maggioranza sia in Regione che nel Comune di Aosta. Pochissime defezioni dal Pd in PIEMONTE, dove la maggioranza di Sergio Chiamparino in Regione non corre pericoli: al momento lascerebbero il partito solo quattro esponenti, nessuno dei quali è consigliere regionale. Abbastanza nutrito è il drappello di coloro che sostengono la candidatura a segretario di Andrea Orlando, tra cui parlamentari come Anna Rossomando, Umberto D'Ottavio, Antonio Boccuzzi e alcuni consiglieri regionali. Tiene il Pd in LOMBARDIA, dove esprime tutti gli 11 sindaci di capoluogo, nessuno dei quali sulla via della scissione; solo il consigliere regionale Massimo D'Avolio, bersaniano, dovrebbe uscire dal gruppo; nessun abbandono del Pd da parte di dirigenti o esponenti di rilievo in LIGURIA.
Qualche ripercussione ci sarà invece in VENETO: tra i nomi di spicco viene dato per scontato l'addio dell'europarlamentare Flavio Zanonato - ex ministro, area bersaniana - così come è probabile lasci Davide Zoggia, stessa area, oggi in linea con la minoranza. Di area renziana sono il segretario uscente Roger De Menech, la senatrice Laura Puppato, il sottosegretario all'economia Pier Paolo Baretta. Clima di attesa nel Pd in FRIULI, dove il gruppo bersaniano dei parlamentari si mostra diviso sulle scelte da compiere. I vertici locali del partito rimarranno invece tutti al loro posto, così come il capogruppo alla Camera Ettore Rosato e la presidente della Regione, Debora Serracchiani.
Poche ma pesanti le uscite dal Pd in EMILIA-ROMAGNA. Insieme all'ex segretario Bersani, quasi certamente uscirà Vasco Errani: l'annuncio è atteso per domani. Tra i parlamentari fuori Maria Cecilia Guerra e Maurizio Migliavacca. Tra gli incerti il più giovane deputato della storia repubblicana, Enzo Lattuca. Già fuori, invece, la consigliera regionale Silvia Prodi, nipote dell'ex premier. Le defezioni non mettono comunque a rischio gli equilibri politici sui territori e in regione. Nessun cambiamento di rilievo neanche in TOSCANA dopo l'uscita dal Pd del governatore Enrico Rossi: in giunta anche gli assessori considerati più vicini al presidente hanno reso noto di voler restare nel Pd, e così anche in Consiglio regionale.
Nel LAZIO, nessun annuncio di abbandono mentre all'interno del partito il governatore Zingaretti sostiene la candidatura di Orlando, seguito da un drappello di 8 consiglieri sui 22 dem. La maggior parte dei parlamentari romani appoggia Renzi. Nessuno scossone nel quadro politico-amministrativo delle MARCHE, mentre in UMBRIA ci sarebbe un solo consigliere regionale intenzionato a seguire Roberto Speranza. Pd in ABRUZZO diviso tra renziani (come il governatore D'Alfonso o la senatrice Pezzopane), sostenitori di Orlando (come il sindaco dell'Aquila Cialente) e di Emiliano; qualche big va con D'Alema o con Orfini. Potrebbe uscire dal Pd il deputato del MOLISE Danilo Leva.
Situazione fluida in PUGLIA, dove comunque al momento nessun parlamentare sembra intenzionato a seguire la strada della scissione. Nella maggioranza che sostiene Emiliano in consiglio regionale ci sarebbero due pronti a confluire nel nuovo gruppo bersaniano-dalemiano. Molto confuso il quadro in CAMPANIA: gli unici che sembrano pronti a lasciare il Pd sono quelli di stretta osservanza dalemiana come l'europarlamentare Massimo Paolucci e la parlamentare Luisa Bossa. In BASILICATA, due big del Pd sono in uscita: Roberto Speranza e Filippo Bubbico, altri scioglieranno la riserva nei prossimi giorni. Nessuno scossone in CALABRIA. L'attendismo regna anche in SICILIA, dove se si esclude il parlamentare Pippo Zappulla, bersaniano, che lascerà di sicuro gli altri devono decidere. Infine, la SARDEGNA, alle prese con una stagione congressuale già avviata: nessuno si è ancora schierato con gli scissionisti, ma sono più di uno a interrogarsi.
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