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06 Febbraio 2017 - 19:47
"L'ho amato e lo amo ancora, mio marito ha commesso solo una leggerezza". Con queste parole Salma Bencharki, moglie dell'ex campione di kickboxing Abderrahim Moutaharrik, anche lei in carcere da quasi un anno, ha cercato di difendere se stessa e il marito dall'accusa di essere terroristi legati allo Stato islamico. Per entrambi oggi i pm di Milano Enrico Pavone e Francesco Cajani hanno chiesto condanne a 6 anni e mezzo di carcere nel processo con rito abbreviato che vede imputati anche Abderrahmane Khachia, fratello di un 'martire' dell'Isis, e Wafa Koraichi, sorella di un altro foreign fighter marocchino. Per il primo sono stati chiesti 6 anni e per la seconda 3 anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione.
Moutaharrik, 28 anni, e la moglie vennero arrestati dieci mesi fa quando erano, secondo l'accusa, pronti a partire per unirsi all'Isis in Siria, portando con loro anche i due figli di 2 e 4 anni. Stando agli atti dell'inchiesta, Moutaharrik, tra l' altro, avrebbe ricevuto, ai primi di aprile dello scorso anno, un ordine diretto dal Califfato con un messaggio WhatsApp: "ascolta lo Sceicco, colpisci! (...) fai esplodere la tua cintura nelle folle dicendo 'Allah Akbar'". E a quella richiesta, arrivata attraverso un "poema bomba" che lo invitava a compiere un attentato in Italia, lui non avrebbe avuto intenzione di sottrarsi. Anzi, stando agli atti, Roma e il Vaticano erano tra i possibili obiettivi. "Giuro sarò io il primo ad attaccarli (...) in questa Italia crociata", diceva intercettato.
Gli investigatori della Digos, inoltre, hanno scoperto dopo l'arresto che il pugile teneva nascosto sotto il letto un "pugnale da combattimento" simile a quello utilizzato per lo "sgozzamento" di un "infedele" da parte dell'Is e ripreso in un video. "Vedendo le immagini dei bambini martoriati, volevo andare in Siria ad aiutare la popolazione", aveva detto Moutaharrik al gip, lo scorso 2 maggio, per difendersi nell' interrogatorio di garanzia, spiegando poi anche ai giudici del Riesame che quelle intercettate erano soltanto "parole" e lui non aveva intenzione di compiere attentati. 'Alla sbarra' anche Abderrahmane Khachia (difeso da Luca Bauccio), fratello di Oussama, foreign fighter morto 'martire' (la sua "tunica" è stata trovata nella casa di Moutaharrik), e Wafa Koraichi, 24 anni. Fermata a Baveno, sulla sponda piemontese del lago Maggiore, la giovane è sorella di Mohamed Koraichi, marito dell' italiana Alice Brignoli e partito con lei da Bulciago (Lecco) per la Siria assieme ai tre figli di 6, 4 e 2 anni (la coppia è latitante).
"Voleva partire per la Siria e io lo assecondavo perché sapevo che, dopo aver visto che quello non era un 'paradiso', l'avrei convinto a tornare", ha detto la moglie di Moutaharrik, difesa dal legale Carlo Corbucci e collegata, come gli altri, in videoconferenza dal carcere. Dichiarazioni spontanee anche da parte di Wafa Koraichi: "Non faccio parte di alcuna organizzazione terroristica, sono innocente e non sarei andata a lavorare se avessi voluto seguire le orme di mio fratello".
Intanto, il legale di Moutaharrik, l'avvocato Sandro Clementi, nella sua arringa ha fatto notare che "non è stato provato e va provato anche in questo processo" che l'Isis sia una "organizzazione terroristica" e "ci sono articoli nei quali si può leggere che il sedicente Stato islamico è un prodotto degli Usa".
La sentenza del gup Alessandra Simion è prevista per il 14 febbraio.
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