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02 Dicembre 2016 - 18:02
Sulla limitazione del diritto di recesso per i soci, la circolare Bankitalia sulla trasformazione delle Popolari in spa presenta "profili di non manifesta infondatezza" di legittimità costituzionale e "appare affetta da vizi derivati nella parte in cui disciplina l'esclusione del diritto al rimborso". Così il Consiglio di Stato secondo cui "i provvedimenti impugnati (e la disciplina legislativa sulla cui base sono stati adottati) incidono direttamente su prerogative relative allo status di socio della banca popolare, così presentando profili di immediata lesività".
A fare ricorso al Consiglio di Stato, dopo una precedente decisione del Tar, sono alcuni soci che agiscono contro Banca d'Italia e nei confronti di una serie di Banche Popolari al centro del processo di trasformazione in Spa.
Gli appelli proposti sono stati riuniti in un unico giudizio di fronte alla VI sezione del Consiglio di Stato, presieduta da Ermanno De Francisco.
Il nodo della questione posta dai ricorrenti riguarda, in particolare, il diritto di recesso e le relative misure previste nella decreto di riforma, che vengono rinviate al vaglio di legittimità della Corte Costituzionale, e nella circolare della Banca d'Italia, la 285 del 2013 aggiornata nel 2015 dopo la riforma varata dal governo, che viene sospesa.
La norma, il decreto legge 3 del 2015, prevede che una volta che l'assemblea della popolare abbia deciso la trasformazione in spa, il diritto al rimborso delle azioni al socio che eserciti il recesso non sia "soltanto differito entro limiti temporali predeterminati e con la previsione di un interesse corrispettivo" - come spiega l'ordinanza del Consiglio di Stato - ma possa essere "limitato, anche con la possibilità, quindi, di escluderlo tout court". Inoltre alla Banca d'Italia si attribuisce il potere di disciplinare le modalità di tale esclusione e questo potere viene attribuito "anche in deroga a norme di legge", con "conseguente attribuzione all'Istituto di vigilanza di un potere di delegificazione in bianco, senza la previa e puntuale indicazione, da parte del legislatore, delle norme legislative che possano essere derogate e, altresì, in ambiti verosimilmente coperti da riserva di legge".
"Il Consiglio di Stato boccia la riforma delle popolari di Matteo Renzi. Dopo la Consulta con Marianna Madia altra tranvata per il governo". Lo scrive su Twitter Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati.
"Dopo la bocciatura di un pezzo della riforma della Pubblica amministrazione da parte della Consulta, ecco un altro schiaffo, stavolta dal Consiglio di Stato, al governo che calpesta la tutela costituzionale del risparmio e nel frattempo tenta di ergersi a nuovo padre costituente". Così commentano i deputati M5S in relazione alla sospensione, da parte dei giudici di Palazzo Spada, della circolare di Bankitalia che attua la riforma delle banche popolari.
"Grazie anche alla vigile pressione di associazioni come Adusbef, i magistrati amministrativi riconoscono la gravita di un aspetto della riforma che il M5S da subito aveva denunciato: è incostituzionale negare il pieno rimborso delle quote ai soci delle popolari che non condividessero l'idea di entrare in una Spa e chiedessero il recesso", spiegano gli eletti Cinquestelle.
"Stiamo parlando della legge che tentava disperatamente di salvare la banca di papà Boschi e che, quindi, stava molto a cuore all'esecutivo della figlia Maria Elena. Secondo il Consiglio di Stato, che solleva la questione della legittimità costituzionale della norma di fronte alla Consulta, la Banca d'Italia non può fare il bello e cattivo tempo con i risparmi dei cittadini, decidendo in autonomia modalità ed entità degli eventuali rimborsi. In altre parole - rincara il M5S Camera - la stabilità del sistema non può essere perseguita a discapito della tutela del risparmio".
"Inoltre i magistrati amministrativi spiegano che con la riforma si genera un assurdo conflitto di interessi per cui il debitore, ossia la banca in via di trasformazione, può farsi 'arbitro delle sorti del diritto al rimborso della quota vantato dal socio creditore'. Una roba che dovrebbe consigliare a chi l'ha concepita di andarsi a nascondere dalla vergogna", insistono i portavoce Cinquestelle. "Questa gente non sa scrivere le leggi.
Anzi, sa scriverle benissimo quando si tratta di favorire i loro amici. Ecco perché domenica bisogna votare No alla riforma che prende il nome proprio dalla figlia di Pier Luigi Boschi", chiude il M5S Camera.
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