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MILANO. Delitto Caccia: mandante, strappai subito la lettera anonima

MILANO. Delitto Caccia: mandante, strappai subito la lettera anonima

Il procuratore Bruno Caccia

Avrebbe "strappato" la lettera anonima inviatagli dalla Squadra mobile nel 2015 subito dopo averla aperta, Domenico Belfiore, il boss condannato all'ergastolo come mandante dell'omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia del 1983. A dirlo è stato lo stesso Belfiore, sentito oggi come testimone a Milano durante un'udienza del processo davanti alla Corte d'Assise che vede imputato Rocco Schirripa, panettiere di Torino arrestato nel dicembre scorso con l'accusa di essere l'esecutore materiale del delitto avvenuto 33 anni fa.

La lettera anonima conteneva un articolo sull'omicidio e, sul retro della fotocopia, i nomi di presunti autori del delitto, tra cui quello dello stesso Schirripa, che è stato incastrato proprio attraverso quella missiva inviata dagli investigatori a Belfiore. La lettera, infatti, ha scatenato una reazione che ha consentito, attraverso le intercettazioni ambientali, di acquisire "forti elementi probatori", secondo l'accusa, a carico del presunto esecutore dell'omicidio.

Al pm Marcello Tatangelo che gli chiedeva perché, subito dopo la ricezione della missiva, avesse citato il nome di Rocco Schirripa nelle conversazioni con il cognato Placido Barresi, avvenute nella sua casa di Chivasso dopo la sua scarcerazione per motivi di salute nel giugno 2015, Belfiore ha risposto di non avere avuto "nessun timore" che l'imputato parlasse con qualcuno del delitto. "Quando ho ricevuto la lettera - ha detto Belfiore in aula - ho pensato: questo povero diavolo che c'entra in questo processo?". Incalzato dal pm su questo punto, Belfiore è sbottato: "Con queste domande arriviamo a una verità a senso unico, non alla giustizia".

Il presidente della Corte d'Assise Ilio Mannucci ha quindi detto che "il modo in cui il processo si celebra non dovrebbe interessare a un testimone". Ma a questa affermazione, il teste ha risposto: "Io lo so come si fanno i processi". E ancora: "Sono stato condannato all'ergastolo, 33 anni non sono uno scherzo, non si può giocare così con la vita delle persone".

Dopo altri botta e risposta con l'accusa e il presidente della Corte, Belfiore ha infine fatto presente di "non volere più rispondere" alle domande del pm. Prossima udienza il 23 novembre.

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