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02 Novembre 2016 - 18:41
Bruno Caccia
Sarà sentito il prossimo 9 novembre dai giudici della Corte d'Assise di Milano il boss Domenico Belfiore, nell'ambito del processo a carico di Rocco Schirripa, accusato di essere l'esecutore materiale dell'omicidio del procuratore di Torino, Bruno Caccia, ucciso nell'83.
Belfiore, che per gravi motivi di salute sta scontando in detenzione domiciliare la condanna in via definitiva come mandante dell'omicidio del magistrato, sarà trasportato a Milano per essere interrogato. Nell'udienza di oggi è stato sentito l'ispettore della squadra mobile di Torino Massimo Cristiano, che, su mandato del pm Marco Tatangelo, ha condotto le indagini che hanno portato all'arresto di Schirripa il 22 dicembre 2015.
Cristiano ha spiegato alla Corte che l'attività investigativa si è servita, oltre che delle telecamere disposte a casa di Belfiore, dove il boss si trovava dopo la sua scarcerazione avvenuta per motivi di salute nel giugno 2015, di un 'virus' in grado di attivare delle registrazioni sul tablet dello stesso Belfiore. Proprio con questo metodo, è stato possibile intercettare conversazioni del boss ( che avvenivano sul balcone dell'appartamento) con alcuni dei suoi congiunti, tra cui il cognato ed esponente del clan Placido Barresi. Dalle indagini, ha spiegato l'ispettore, è emerso che Rocco Schirripa non si è mai recato a casa di Belfiore dopo la scarcerazione del boss, ma in un paio di occasioni, a settembre 2015 e a novembre 2015, aveva accompagnato in macchina la figlia e la moglie.
Oggi sul banco dei testimoni si sono seduti anche Giuseppe Belfiore, fratello del boss, e l'ex trafficante di droga Rocco Piscioneri.
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