Cerca

GENOVA. Terrorismo: arrestati tre jihadisti, erano reclutatori

GENOVA. Terrorismo: arrestati tre jihadisti, erano reclutatori

arresto

Erano persone 'normali', che conducevano una vita esemplare, di basso profilo, per non dare nell'occhio. Ma per gli investigatori erano tre jihadisti che avevano il compito di fare i reclutatori e forse stavano preparando attentati in Italia. Sono stati scoperti e arrestati dai carabinieri: erano pronti ad arruolarsi nell'Isis, anche.

Sono tre nordafricani che vivevano all'occidentale con 'il permesso di farlo' anche se avevano abbracciato l'Islam estremo proprio per 'la causa'. Sono tutti accusati di associazione con finalità di terrorismo internazionale. Due sono egiziani, fratelli; uno, Antar Mostafa A.H. Hachim, 43 anni, è un ex                 macellaio in cassintegrazione arrestato a Cassano d'Adda (Milano). E' lui per gli inquirenti il più pericoloso perché oltre a fare propaganda allo Stato Islamico cercava di arruolare soldati, martiri, da inviare sul fronte. Suo fratello, Abdel Hachim Antar, 36 anni, conduceva una vita da perfetto piazzaiolo a Finale Ligure (Savona) dove abitava in via Verdi. Il terzo arrestato è un algerino, fermato nel Cie di Torino, Tarek Saker, 34 anni, era nel mirino della Digos di Varese da tempo, in quanto fratello di un altro presunto terrorista espulso lo scorso 10 ottobre. Aveva richiesto all'ex macellaio il giuramento di fedelta' (bay'ah) al califfo Abu Bakr Al Baghdadi, per aderire allo Stato Islamico. Giuramento poi pubblicato sul su un profilo Facebook. L'algerino aveva richiesto lo status di rifugiato, ma era finito in un centro di identificazione ed espulsione, a Torino.

Le indagini dei carabinieri del Ros hanno permesso di indagare un terzo egiziano, che viveva fra Finale Ligure e Borghetto Santo Spirito, ma sfuggito all'arresto perché da alcuni giorni è all'estero. A conferma della loro determinazione i tre arrestati avevano aderito alla "taqiyya", che da' il nome all'operazione e che nella tradizione islamica permette di dissimulare la propria fede per infiltrarsi fra i nemici dell'Islam senza essere considerati apostati.

Dalle indagini svolte dai carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale e coordinate dal sostituto procuratore di Genova Federico Manotti è emerso che svolgevano attività' online sui siti di propaganda e diffusione dello Stato Islamico ma che intendessero commettere attentati o altre azioni violente in Italia. L'opera di propaganda e proselitismo era svolta esclusivamente sulla rete non solo mediante canali riservati ma, ricorrendo a pseudonimi e account fittizi, anche sui piu' diffusi social media. Il materiale divulgato a numerosi contatti era ottenuto da al-Hayat Media Center, organo di propaganda ufficiale dell'autoproclamatosi Stato Islamico.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori