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21 Ottobre 2016 - 08:34
Marte
Ha acceso la fantasia di chi immaginava viaggi interplanetari e civiltà aliene, ha fatto sognare intere generazioni, ma per molte delle missioni spaziali che hanno tentato di raggiungerlo Marte si è rivelato un pianeta davvero difficile. Basti pensare che delle 55 missioni che a partire dagli anni '60 hanno cercato di esplorarlo, ben oltre la metà (almeno 29) non hanno raggiunto l'obiettivo.
Senza considerare le tante missioni fallite al momento del lancio, il primo veicolo a 'mancare' l'incontro con il pianeta rosso è stato il sovietico Mars 1, lanciato nel novembre 1962: il centro di controllo perse il segnale poco prima del passaggio ravvicinato. Esattamente due anni più tardi, nel novembre 1964, è andata incontro a un destino analogo un'altra missione sovietica, la Zond 2. All'inizio degli anni '70, mentre le missioni Mariner della Nasa continuavano a collezionare successi, il lander sovietico Mars 2 non riusciva a toccare il suolo marziano in modo corretto. Ha avuto un esito migliore, ma solo per una manciata di secondi, la missione successiva lanciata dall'allora Unione Sovietica: il lander Mars 3 riusciva a toccare il suolo di Marte nel 1971, ma il centro di controllo perse il contatto dopo appena 14 secondi e mezzo.
Fra il 1971 e il 1973 altri cinque veicoli russi hanno mancato l'appuntamento con Marte, per le cause più diverse, mentre le due missioni Viking della Nasa collezionavano successi, sia con le sonde sia con i lander.
L'Unione Sovietica ci ha riprovato nel 1988 con Fobos: tutto stava funzionando perfettamente quando improvvisamente si persero i contatti.
Nel 1992 anche la Nasa sperimentava per la prima volta l'aspetto più 'duro' di Marte, quando il contatto con la sonda Mars Observer venne perduto prima dell'ingresso in orbita. Nel 1996 non ha mai raggiunto l'orbita voluta nemmeno la sonda russa Mars 96 e nel 1998 la sonda giapponese Nozomi fu costretta a fermarsi prima di raggiungere il pianeta rosso: aveva esaurito il carburante. Non è andata meglio all'americana Mars Climate Orbiter, che nello stesso anni aveva fallito l'ingresso in orbita e l'anno seguente il Mars Polar Lander, sempre della Nasa, non riuscì a toccare il suolo.
Nel 2003 il lander britannico Beagle 2 veniva rilasciato sulla superficie marziana dalla sonda europea Mars Express: l'atterraggio andò bene, ma non riuscì a dispiegare i pannelli solari, così le batterie si esaurirono e vennero persi i contatti. L'ultima delusione per la Russia c'è stata nel 2011, con la sonda Fobos-Grunt, che avrebbe dovuto rilasciare l'orbiter cinese Yinghuo 1.
Il lander Schiaparelli è caduto sul suolo di Marte, ma la missione ExoMars è in perfetta salute e sta raccogliendo dati preziosi: anche quelli raccolti dalla sonda Tgo (Trace Gas Orbiter) durante la discesa di Schiaparelli sono preziosi per organizzare la seconda parte della missione, organizzata dalle agenzie spaziali di Europa (Esa) e Russia (Roscosmos) e prevista nel 2020. Una missione ancora più ambiziosa, visto che il suo obiettivo sarà rilasciare sul suolo di Marte un rover che, con un trapano costruito in Italia, perforerà il suolo di Marte in cerca di tracce di vita, passata e forse anche presente.
"La missione ExoMars è stata comunque un successo perché il suo obiettivo era avere una sonda in orbita e un test in grado di fornire dati e conoscenze scientifiche, e abbiamo dati e conoscenza", ha detto questa mattina il direttore generale dell'Esa, Jan Woerner, nella conferenza stampa organizzata per fare il punto della situazione, al termine di una notte di lavoro da parte dei tecnici. "La buona notizia -ha proseguito Woerner - è la conferma che l'orbiter della missione ExoMars, il Tgo, è operativa con successo nell'orbita di Marte: questo significa che è pronto a rilevare dati scientifici e a rilasciarli. Il Tgo - ha aggiunto - è una pietra miliare in vista della seconda fase della missione, prevista nel 2020".
Guarda al 2020 anche il presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Roberto Battiston: "complessivamente siamo incoraggiati a proseguire il lavoro per ExoMars 2020, uno degli argomenti fondamentali della ministeriale". Il finanziamento della seconda fase della missione sarà infatti uno dei temi centrali della conferenza ministeriale dell'Esa in programma in dicembre.
Anche l'amministratore delegato di Leonardo-Finmeccanica, Mauro Moretti, per il quale "la prima buona notizia è che non sono le tecnologie italiane ad essere coinvolte nel problema; la seconda è che buona parte delle cose sono andate bene".
Nel frattempo nel centro di controllo della missione, l'Esoc, si continua a lavorare per ricostruire quanto è accaduto. Al momento si è compreso che i retrorazzi hanno funzionato solo per tre secondi, dopodichè il computer di bordo li ha spenti. Di conseguenza il veicolo è caduto per 19 secondi, al termine dei quali potrebbe avere avuto un impatto violento. Ma questa al momento non è che un'ipotesi, ha rilevato il direttore delle operazioni di volo delle missioni dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), Paolo Ferri. Non ci sono dati che permettano di stabilirlo e per avere un quadro completo di quanto è accaduto saranno necessari dei giorni. Dopo aver cercato di catturare il segnale di Schiaparelli, la sonda Mro (Mars Reconnaissance Orbiter) della Nasa proverà a fotografarlo nei prossimi giorni.
Non sarà facile, considerando che la zona prevista per l'atterraggio ha un'estensione di 100 chilometri.
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