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14 Luglio 2016 - 10:56
La Camera ha dato il via libera al ddl di conversione del decimo decreto Ilva che ora passa al Senato per essere convertito in legge entro l'8 agosto.
Anche questo decreto, come i precedenti, è stato votato fra le polemiche delle opposizioni. I punti più contestati: la possibilità per chi si aggiudicherà l'Ilva di modificare l'attuale Aia del 2014; la proroga al 31 dicembre 2018 del termine ultimo per l'attuazione del Piano Ambientale; l'estensione dello scudo penale, civile e amministrativo ai nuovi acquirenti e la mancanza di garanzie certe sui livelli occupazionali.
La proroga all'attuazione del piano ambientale si è resa necessaria per la volontà del Governo di far valutare i piani proposti dai due gruppi in corsa (la joint venture Am Investco Italy formata da ArcelorMittal e Marcegaglia, e dalla newco AcciaItalia costituita fra Cdp, il gruppo siderurgico Arvedi e da Delfin) da una troika di esperti nominati dal Ministero dell'Ambiente. La troika avrà 120 giorni di tempo per decidere dilatando così i tempi di cessione.
Ma il punto sul quale il dibattito parlamentare si è acceso con particolare veemenza è stata l'estensione dello scudo penale, civile e amministrativo dai commissari straordinari ai nuovi acquirenti privati. Un'"isola di impunità" l'hanno definita i Pentastellati, "l'ultima oscenità del Pd" l'hanno stigmatizzata Beppe Civati e i deputati di Possibile. Tuttavia nei lavori in Commissione il perimetro del salvacondotto è stato definito e circoscritto e il testo ora esce dalla Camera precisando che le "condotte poste in essere" dall'affittuario o dall'acquirente (o dai soggetti da questi "funzionalmente delegati") per attuare il Piano Ambientale, sono coperte dallo scudo solo fino "alla scadenza del 30 giugno 2017" (termine per l'adempimento di tutte le prescrizioni Aia) "ovvero per un periodo ulteriore non superiore ai 18 mesi" di proroga (cioè 31 dicembre 2018). Scaduto questo temine, ha chiarito il relatore di maggioranza Alessandro Bratti "riprenderà la gestione ordinaria del gruppo Ilva. In quel momento il nuovo acquirente sarà soggetto alla normativa ordinaria". Un punto del decreto che ha avuto qualche rilevanza mediatica è stato il paventato rischio di un ricarico sulle bollette elettriche degli oneri derivanti dalla copertura finanziaria dei 400 milioni versati a favore dell'Amministrazione Straordinaria dell'Ilva nell'esercizio del 2016. Il decreto prevede che nella contingenza a fare da bancomat sia la Cassa dei Servizi Energetici e ambientali (l'ex Cassa conguaglio del settore elettrico). La somma dovrà essere restituita entro il 2018 dall'Amministrazione Straordinaria, ma se ciò non dovesse avvenire - è stato l'allarme dell'Authority dell'Energia - si rischia che l'onere finisca in bolletta pagato da tutti. Il Mise ha garantito che il "prestito" sarà temporaneo, le opposizioni temono che al dunque il Siderurgico (che macina perdite stimate dai M5S sui 2,5 milioni al giorno) si trovi le casse vuote e non possa restituire il prestito. A confortare opposizioni e famiglie è stato approvato un odg che impegna il Governo, in caso di mancanza di cassa, a individuare le risorse necessarie per evitare gli aumenti in bolletta.
Da segnalare l'approvazione dell'emendamento di M5S, che vieta all'advisor finanziario "di avere partecipazioni o ricoprire incarichi dirigenziali interni o esterni nel soggetto aggiudicatario". La norma vuole evitare conflitti di interessi, ma nel caso specifico è stato letto come un emendamento "anti Scaroni". L'ex amministratore delegato di Eni ed Enel attualmente vicepresidente della banca d'affari Rothschild, advisor finanziario dell'Ilva in questa procedura di cessione, si era all'inizio dell'anno messo a disposizione del premier per gestire il gruppo siderurgico, era l'inizio dell'anno 2016 e da allora molto tempo è passato. Nel frattempo entrambi i concorrenti, chi esplicitamente (Arcelor Mittal) chi indirettamente (Arvedi) hanno fatto capire che preferiscono mettere i loro uomini a gestire le acciaierie.
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