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ROMA. ’Ndrangheta: Mattiello (Pd) a Saviano, Torino ha anticorpi

ROMA. ’Ndrangheta: Mattiello (Pd) a Saviano, Torino ha anticorpi

Davide Mattiello

"Torino ha visto l'omicidio del giudice Bruno Caccia" commissionato dalla 'ndrangheta nel 1983 e "le mafie difficilmente ammazzano al di fuori delle proprie zone d'influenza militare, perché i significati di quella morte sarebbero diversi, eppure a Torino, come a Duisburg, hanno colpito, perché nella sostanza quella terra è loro". A scriverlo oggi, su "Origami", settimanale de La Stampa, è Roberto Saviano. "Torino, la più grande città della Calabria. Chissà se i dati possono confermare che sia davvero la più grande città meridionale.. Torino di certo è la più antica città neomeridionale. So che Torino ha dimenticato di essere meridionale, ha dimenticato di essere lontana", scrive ancora Saviano. "Torino e i piemontesi: sono cresciuto con una grande diffidenza nei loro confronti, per poi finire ad avere proprio con alcuni piemontesi i legami più solidi della mia vita. La protezione più cara. L'abbraccio tutt'altro che falsamente cortese", prosegue lo scrittore nel lungo articolo. A Saviano risponde il deputato piemontese del Pd Davide Mattiello, componente della Commissione Antimafia: "Può anche darsi che, come dici tu, la 'ndrangheta consideri Torino come propria terra di conquista: ma si sbaglia! Torino non ha rimosso la memoria di Bruno Caccia, dedicandogli il nuovo Tribunale, ma soprattutto non smettendo di indagare, tanto che nel dicembre scorso è stato arrestato a Torino il presunto autore materiale del delitto e il 7 luglio a Milano si aprirà il processo". "Si sono sbagliati gli 'ndranghetisti - prosegue Mattiello - perché nel 2011 è scattata l'operazione Minotauro, la prima di una serie, con centinaia di arresti, che hanno prodotto decine di condanne definitive che dicono che la mafia c'è, ma che gli anticorpi hanno funzionato. Si sono sbagliati gli ndranghetisti, non hanno fatto i conti con il senso di Stato che resiste a Torino e ha portato l'allora Procuratore Generale Gian Carlo Caselli a fare un passo indietro accettando l'incarico di Procuratore della Repubblica a Torino per dare continuità al lavoro che si stava facendo". "Le parole sono importanti, Roberto, tu lo sai, ed è importante usare la parola mafia, perché allude ad una realtà specifica che non va elusa. Te lo scrissi già in passato, vieni a vedere", conclude il deputato.
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