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13 Aprile 2016 - 18:05
sigarette
Nel 2015, in 8.411 interventi realizzati dalla Guardia di Finanza contro le frodi doganali, sono state sequestrate più di 274 tonnellate di tabacchi lavorati esteri e 549 mezzi terrestri e navali usati per il trasporto e l'occultamento delle merce, con la denuncia di 5.885 persone, di cui 226 arrestate. Sono alcuni dei dati emersi nel corso del convegno 'Le rotte dei traffici illeciti in Europa e nel Mediterraneo', organizzato a Roma dall'Associazione Priorità Cultura, presieduta da Francesco Rutelli, e dall'Istituto Affari Internazionali, con il contributo di British American Tobacco Italia.
Si stima che il contrabbando di sigarette in Italia costituisca il 7% del mercato, un dato molto inferiore alla Gran Bretagna, dove è il 21,5%, e alla Grecia (19,8%). "La Grecia rappresenta un corridoio 'naturale' di passaggio tra l'Oriente e l'Occidente e, negli ultimi anni, ha visto crescere notevolmente il contrabbando dei prodotti del tabacco, che nel 2013 ha avuto l'incremento più significativo in Europa (+26%), a causa dell'aumento della tassazione, della crisi economica incombente e di una diffusa tolleranza sociale. Ogni anno, in Grecia, il contrabbando di sigarette frutta 455 milioni di euro", ha osservato Georgios Vasileiadis, segretario anticorruzione greco.
"Senza dubbio il contrabbando dei prodotti del tabacco costituisce una delle principali fonti di finanziamento delle criminalità transnazionali: i profitti che ne derivano sono notevoli, mente i rischi che queste attività comportano risultano ancora molto bassi", ha affermato Jerome Abelman direttore Affari legali di Bat.
Secondo l'istituto di ricerca SWG, il 35% degli italiani è convinto che il contrabbando di sigarette giochi un ruolo di primo piano nel sovvenzionare il terrorismo internazionale. Più di 3 intervistati su 5, però lo giustificano come un 'fenomeno che c'è sempre stato e sempre ci sarà' (64%) e che lo Stato tende a tollerare (62%). Tre italiani su 4 (il 75%) ritengono che ci sia uno stretto legame tra mondo economico, mafie e Daesh e per quasi il 60% degli intervistati proprio questi legami costituiscono un ostacolo chiave alla possibilità di realizzare un intervento internazionale mirato a colpire il terrorismo nelle sue fonti di finanziamento.(
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