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09 Aprile 2016 - 13:14
Musei
Prendersi il 'proprio' tempo davanti all'Annunciazione di Orazio Gentileschi. Scoprire le avventure cui è sopravvissuto il Convito in Casa Levi di Paolo Veronese. O cogliere nuovi segni nel 'Two rainbow' di Sarkis, metafora del Big Bang. Lento, consapevole, affascinato. Torna così oggi lo Slow Art Day, settima edizione dell'evento internazionale che incoraggia il pubblico a guardare e amare l'arte con i 'giusti tempi', senza fretta, mettendo in pausa il resto del mondo.
Poche regole di base: accompagnati da volontari che arricchiscono l'esperienza, i partecipanti guardano 5 opere di un museo per almeno 10 minuti l'una. Ognuno secondo la propria sensibilità. Poi si prosegue l'esperienza nel confronto con gli altri, alla caffetteria o attraverso i social. Lo scopo è avere appunto il tempo di 'vedere' ciò che si sta guardando, fare nuove scoperte all'interno delle opere e gustare l'arte in ogni sfumatura, come fosse un buon calice di vino rosso.
L'idea arriva dagli Stati Uniti, quando il fondatore del 'movimento' Phil Terry, sulla scia dello Slow journalist promosso dal New York Times o come il nostro Slow Food, spese ore al Jewish Museum di Manhattan guardando solo Fantasia di Hans Hoffman e Convergence di Pollock. Si accorse di vederli come mai prima. Dalla prima edizione ufficiale nel 2010, lo Slow Art Day è cresciuto rapidamente fino a coinvolgere oggi quasi 200 gallerie in tutto il mondo, dal J. Paul Getty di Los Angeles alla National Gallery di Londra. In Italia quest'anno sono 16.
Si va dal Museo Palladio di Vicenza al Madre di Napoli e poi la Pinacoteca Carrara di Brescia, la Macina di San Cresci a Greve in Chianti, le Gallerie Nazionali di Arte Antica a Palazzo Barberini a Roma, il Museo del Novecento a Firenze o l'Egizio di Torino. C'è chi invita a un percorso speciale all'interno delle proprie mostre, come il Diocesano Tridentino con le installazioni di Laura Morelli in 'Maternage - Tracce di un viaggio' e chi come il Maxxi di Roma ha pronto uno speciale kit per scoprire alcune opere di 'Istanbul Passione Gioia Furore', con schede d'approfondimento e block notes per le proprie impressioni.
Ma in Italia lo Slow Art Day si arricchisce anche con il progetto 'La vita delle opere', che in sette musei invita il pubblico a scoprire, con lentezza, anche la storia di altrettante opere d'arte. Sostenuto dal Miur e realizzato dalle storiche dell'arte Antonella Gioli per l'Università di Pisa, Maria Beatrice Failla per l'Università di Torino e Chiara Piva per la Ca' Foscari di Venezia, il progetto "nasce per far capire come celebri tele o sculture non siano sempre state lì, nei musei, né nelle dimensioni o nello stato in cui le conosciamo.
Al contrario - dice la Failla - hanno alle spalle secoli di avventure e peripezie. Un po' alla CSI, con i nostri studenti e ricercatori si seguiranno le tracce della loro vita".
Protagonisti sono il Convito in Casa Levi di Paolo Veronese, alle Gallerie dell'Accademia di Venezia, opera che portò il suo autore fin davanti al tribunale del Sant'Uffizio e che, più recentemente, scampò alle bombe della seconda guerra mondiale nascosto in un rifugio antiaereo. E poi l'Annunciazione di Orazio Gentileschi, alla Galleria Sabauda di Torino, con i suoi viaggi dal Louvre di Parigi al Metropolitan di New York. E ancora i temibili Generali divini del periodo Kamakura, al tempo posti a guardia del Buddha, oggi al Museo d'Arte Orientale di Venezia; la Croce di Giunta Pisano al Museo Nazionale di S.
Matteo a Pisa; l'Addolorata del Diocesano di Massa; il Chiostro dei Padri alla Certosa Monumentale di Calci o il Ritratto d'uomo di Antonello da Messina, a Palazzo Madama a Torino.
I visitatori possono condividere impressioni e scoperte su Twitter (#SLOWARTDAY2016 e #VITAOPERE). Ma tutto sempre molto lentamente, come in una vera degustazione d'arte.
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