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POTENZA. Trivelle: Lacorazza, "Galletti dia garanzie sulle piattaforme"

POTENZA. Trivelle: Lacorazza, "Galletti dia garanzie sulle piattaforme"

Piero Lacorazza

Sono necessarie "garanzie in merito ai possibili impatti che le piattaforme di estrazione di idrocarburi offshore possono avere sull'ambiente, sulla salute umana e sulla salubrità dei prodotti alimentari immessi in commercio": le hanno chieste al Ministro dell'Ambiente i delegati dei consigli regionali che hanno promosso il referendum del 17 aprile sulle trivelle in mare, attraverso una nota diffusa dal presidente del consiglio regionale della Basilicata, Piero Lacorazza (Pd). Secondo quest'ultimo, le garanzie di Galletti servono per "tranquillizzare i nostri concittadini in merito al rigore sui controlli ambientali sulle piattaforme offshore. Vorremmo sapere cosa è accaduto e cosa sta accadendo sulle piattaforme nei mari italiani. Al netto di incidenti rilevanti che fortunatamente ci sono stati fino ad oggi risparmiati (anche se le immagini delle coste tunisine in questi giorni stanno alimentando la preoccupazioni di tanti cittadini e operatori legati all'economia del mare) è noto che l'impatto sull'ambiente marino derivante dall'estrazione offshore di idrocarburi sia dovuto soprattutto alla produzione di rifiuti liquidi (acque di strato) e solidi (fanghi di perforazione). Tuttavia è noto pure che sulle piattaforme avvengono incidenti 'meno rilevanti' - con una frequenza relativamente elevata - ma che possono rilasciare in mare sostanze pericolose. Ad esempio analisi accurate su piattaforme inglesi hanno registrato nel periodo 1990-2007 ben 6.269 incidenti nelle acque circostanti il Regno Unito dove sono posizionate n. 288 piattaforme". "Nei giorni scorsi abbiamo appreso - spiega il documento dei delegati - che Greenpeace Italia ha richiesto lo scorso luglio 2015 i dati dei monitoraggi periodici sulle piattaforme italiane e solo di recente sono stati forniti dal Ministero dell'Ambiente quelli relativi a un numero limitato di piattaforme (34 quelle autorizzate a sversare in mare le loro acque di produzione), che evidenzierebbero una palese contaminazione dei mitili che crescono sui piloni". Non sono però stati resi noti i dati del monitoraggio delle restanti piattaforme (circa un centinaio). Per questo i delegati delle Regioni chiedono di conoscere i dati relativi al monitoraggio ambientale delle piattaforme non comprese nel set di dati già forniti a Greenpeace Italia ed al monitoraggio sul contenuto di sostanze chimiche pericolose”.
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