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22 Marzo 2016 - 11:30
sanità
Ogni giorno in Italia vengono diagnosticati 30 nuovi casi di tumore in persone che hanno meno di 40 anni, ed i giovani pazienti oncologici sono circa 8.000.
Per loro, diventare mamme e papà anche dopo il tumore oggi non è più un sogno, perchè le terapie antitumorali che pregiudicano la capacità riproduttiva non sono più un ostacolo insormontabile: le tecniche di crioconservazione dei gameti garantiscono infatti un 'futuro fertile' anche ai giovani che hanno vinto il cancro.
Il messaggio di speranza arriva dal Focus Oncofertilità, evento conclusivo della campagna 'Futuro Fertile - Figli si nasce, genitori si diventa', realizzata in collaborazione tra il Ministero della Salute e Università La Sapienza di Roma per promuovere la cultura della prevenzione dell'infertilità. Le terapie antitumorali, sottolineano gli esperti, hanno migliorato la sopravvivenza dei pazienti allungando la aspettativa di vita e la possibilità di diventare genitori. Tuttavia i trattamenti (chirurgia, chemioterapia, radioterapia) sono associati ad un elevato rischio di infertilità. Nelle donne, ad esempio, alcuni tipi di chemioterapici, come quelli che danneggiano il DNA, riducono drasticamente il numero degli ovociti, intaccando la cosiddetta riserva ovarica, ed ogni anno 5.000 italiane devono confrontarsi con un tumore quando ancora potrebbero diventare madri. La grande speranza, però, arriva proprio dalla crioconservazione: su questo fronte, è in arrivo un patto tra 3 Società scientifiche (Società Italiana di Endocrinologia, di Oncologia Medica e di Ginecologia e Ostetricia) - come hanno annunciato oggi i rispettivi presidenti, Andrea Lenzi, Carmine Pinto e Paolo Scollo - per garantire che i percorsi per la crioconservazione siano sicuri e accessibili e abbiano come fulcro Banche del seme gestite da una rete di Centri di Oncofertilità in grado di rispondere tempestivamente alle esigenze dei pazienti. Nel Lazio, ad esempio, è possibile criocongelare gameti grazie alla banca degli ovociti dell'Istituto Regina Elena di Roma e alla banca del seme del Policlinico Umberto I, prima in Italia, attiva dagli anni '80.
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