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21 Marzo 2016 - 18:37
Piero Fassino
La revisione delle sanzioni per la violazione del Patto di stabilità 2015 per Città metropolitane, Province e Comuni (e relativo sblocco del turn over del personale); ristoro ai Comuni delle spese sostenute per gli uffici giudiziari e una norma per accertare i contributi sulla base dell'effettiva esigibilità delle spese sostenute dagli enti locali. Sono alcune delle richieste in materia di finanza locale che Anci rivolge al governo.
Nel pacchetto corposo di proposte è compreso anche un intervento sulle spese di risarcimento per le calamità naturali e meccanismi per la semplificazione sulla nuova contabilità; inoltre, regole finanziarie per sostenere gli investimenti nei piccoli Comuni, ristoro congruo del mancato gettito Imu, salario accessorio e norme per enti in dissesto e pre-dissesto.
L'Associazione guidata da Piero Fassino chiede in particolare la revisione della disciplina delle sanzioni per la violazione del Patto di stabilità 2015 delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni. Per le prime si sollecita la cancellazione delle sanzioni con la riduzione di risorse e il divieto di nuove assunzioni. Mentre per i Comuni si auspica un intervento per porre un limite alla parte finanziaria delle sanzioni e prevedere l'esclusione delle stesse relative al blocco delle assunzioni di personale a qualunque titolo. Sempre in tema di Comuni e Città metropolitane Anci chiede una disposizione che consenta di avviare un processo significativo di ristrutturazione del debito. Altro tema di rilievo è quello del funzionamento degli uffici giudiziari su cui via dei Prefetti chiede il ristoro delle spese di giustizia ai Comuni sedi di uffici giudiziari, in modo da onorare un debito dello Stato e chiudere definitivamente la questione.
Per i sindaci appare poi opportuno istituire un fondo destinato ai Comuni che si trovino a dover sostenere spese connesse a sentenze esecutive di risarcimento che derivino da calamità naturali, cedimenti strutturali o ulteriori eventi il cui risarcimento comporterebbe, in assenza di interventi esterni, il dissesto dell'ente.
In merito poi all'armonizzazione contabile, l'Associazione ritiene necessaria una norma che consenta di accertare i contributi sulla base dell'effettiva esigibilità delle spese sostenute dagli enti locali, indipendentemente dalla modalità di contabilizzazione dei contributi da parte dell'ente erogante.
Mentre, sempre ai fini di una armonizzazione e di una semplificazione delle regole contabili, Anci ritiene opportuna la modifica delle disposizioni del Testo unico degli enti locali, con alcune semplificazioni a favore dei Comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, abrogando per loro l'obbligo di dotarsi del Dup che, seppur in forma semplificata, richiede uno sforzo eccessivo per i piccoli Comuni. Sempre sul tema dei piccoli Comuni - ma non solo - Anci sollecita regole finanziarie utili a sostenere gli investimenti locali. In particolare, con l'introduzione di un nuovo meccanismo incentivato capace contestualmente di responsabilizzare gli enti che ne facciano ricorso, facendo leva su margini di avanzo di amministrazione non utilizzabili.
Altrettanto rilevante per i Comuni è l'intervento richiesto per le entrate comunali. Visto lo scostamento negativo tra il gettito stimato dal Ministero e quello effettivamente riscosso dagli enti coinvolti per la modifica dei criteri di esenzione Imu, per Anci è necessario assicurare un ammontare di risorse congruo al fine di ristorare parzialmente anche per il 2015 i rilevanti scostamenti tra stime ministeriali e quanto effettivamente riscosso. Altra questione ancora aperta è quella del salario accessorio: la modifica normativa proposta da Anci consentirebbe di compensare gli importi da recuperare, indebitamente erogati sui fondi futuri, con le economie generate da processi di razionalizzazione e riqualificazione della spesa, nonché con la temporanea rinuncia volontaria, da parte dei Comuni interessati, alle facoltà assunzionali.
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