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18 Marzo 2016 - 10:52
Esame DNA
Un pericolo di ammalarsi che è percepito come ''lontano'' e ''potenziale'', e che quindi non scatena ''una immediata reazione emozionale di allarme''. E' per questo che i moderni test del Dna che evidenziano il rischio di sviluppare malattie come i tumori non inducono, nella maggioranza dei casi, a cambiare stili vita. A chiarire il perchè di una risposta apparentemente 'illogica' ad un esame clinico dal responso preoccupante sono il presidente della Società italiana di psichiatria (Sip), Claudio Mencacci, e la psicoterapeuta Paola Vinciguerra, presidente dell'Associazione Europea Disturbi da attacchi di Panico (Eurodap).
I test del Dna 'predittivi' del rischio di malattie sono in crescita ma, allo stesso tempo - come evidenzia uno studio pubblicato sul British medical journal - quasi nessuno smette di fumare o riduce ad esempio il consumo di alcol pur avendo saputo di essere predisposto a sviluppare una patologia. La ragione, spiega la specialista, ''è che l'informazione che ci viene data dal test del dna è di tipo razionale e non è dunque accompagnata automaticamente da una risposta emotiva di allarme, a meno che non si tratti di soggetti particolarmente ansiosi ed emotivi.
Razionalmente, cioè, l'esame ci comunica che siamo a rischio, ma la malattia è al momento lontana e solo potenziale, ed il pericolo non si avverte come immediato e concreto''. E' un pò come nel caso del bimbo al quale si dice di non avvicinarsi al fuoco: ''Fino a quando il piccolo non si brucerà, provando dunque le emozioni di dolore e paura - afferma Vinciguerra - avrà sempre l'inclinazione a seguire la propria curiosità avvicinandosi al fuoco, così come l'adulto avrà molta difficoltà ad abbandonare un'abitudine, come ad esempio il fumo, che percepisce come pericolosa ma non nell'immediato''. Proprio il fumo, come tutte le dipendenze, sottolinea inoltre la psicoterapeuta, ''ha origine dal cervello ed è per questo motivo che non è così facile ed immediato smettere''.
L'approccio, chiarisce Mencacci, ''è un pò quello del 'tutti lo sanno ma nessuno ci crede', nel senso che il fatto di indicare un pericolo non necessariamente induce a mettere in atto stili di vita che ci proteggono dalle malattie''. Questo, rileva, ''anche perchè spesso si innesca un meccanismo di negazione che ci induce a pensare che il pericolo reale riguardi più gli altri che noi stessi''. Insomma, ''perchè le informazioni scientifiche possano portare ad un reale cambiamento dei comportamenti quotidiani è necessario del tempo.
Tuttavia - conclude il presidente Sip - ciò non deve farci abbassare la guardia, dal momento che abbiamo evidenze di come le campagne di prevenzione sul lungo termine, da quelle per gli screening di prevenzione contro il tumore al seno al divieto di fumo nei luoghi pubblici, possano portare a risultati sorprendenti''.
Test del Dna, di gran moda, ma di fatto ininfluenti sullo stile di vita delle persone.
Contrariamente alle aspettative dei medici infatti, una volta che si e' saputo di essere piu' a rischio di ammalarsi di cancro, una patologia cardiaca o l'Alzheimer, quasi nessuno abbandona le abitudini dannose per la salute a favore di altre piu' sane. Lo hanno verificato gli esperti di tre universita' inglesi (Cambridge, Manchester e Imperial college di Londra), che hanno passato in rassegna 18 diversi studi sull'efficacia di informare le persone sul loro rischio genetico di avere malattie cardiache, Alzheimer e cancro. La conclusione e' che i test genetici, che rivelano il rischio di sviluppare una malattia, in realta' incidono molto poco sullo stile di vita della persona.
Quasi nessuno ad esempio smette di fumare, riduce il consumo di alcol o fa piu' esercizio fisico.
Pubblicata sul British medical journal, la ricerca ha riscontrato infatti che venire a conoscenza del proprio rischio personale attraverso il Dna non spinge le persone a cambiare stile di vita, proteggendosi la pelle dal sole, cambiando dieta, sottoponendosi a screening o ricorrendo a programmi di supporto.
''Comunicare il rischio di malattia sulla base del Dna - scrivono i ricercatori nello studio - ha un impatto poco o nullo nel ridurre i comportamenti dannosi per la salute''.
Nonostante questo continuano a moltiplicarsi le offerte dei test del Dna. E' di qualche giorno fa ad esempio l'annuncio di un'azienda americana, Veritas Genomics, start up della Harvard university, che da aprile sara' offrira' la mappatura dell'intero genoma al costo di 999 dollari. Per questa cifra sara' possibile avere anche una consulenza con un genetista sui risultati e consigli personalizzati in base al proprio Dna, tutto tramite app. Il servizio promette di fornire valutazioni su una serie di aspetti della vita dai piu' futili al rischio delle peggiori malattie, comprese 150 mutazioni del Dna legate al rischio di tumori. Il test andra' ordinato da un medico, e prima di ottenerlo chi lo acquista dovra' sottoporsi a un counseling con un genetista in video o tramite app. E' invece partito lo scorso anno il progetto BabySeq negli Usa per sequenziare quasi tutto il Dna dei bambini a caccia delle possibili future malattie. L'obiettivo e' stabilire se la procedura salverebbe effettivamente delle vite o sarebbe solo uno spreco di soldi. I risultati saranno pronti tra un anno.
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