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VENEZIA. Uso carte credito clonate, 5 arresti in operazione dei Carabinieri

VENEZIA. Uso carte credito clonate, 5 arresti in operazione dei Carabinieri

carabinieri (foto d'archivio)

Cinque persone sono state arrestate dai carabinieri di Mestre, coadiuvati anche dall'Arma di Alba (Cuneo), che hanno così smantellato un'organizzazione romena specializzata nella clonazione e l'uso fraudolento di carte di credito. Gli indagati, quattro rumeni e un italiano, sono stati portati in varie carceri di Veneto e Piemonte.

L'indagine è iniziata nel luglio 2015 dopo le segnalazioni di numerosi turisti stranieri ospiti in alberghi di Mestre che si sono visti prosciugare i conti delle proprie carte di credito durante la vacanza in Italia. La banda romena poteva contare sulla complicità di un addetto di una cooperativa di servizi generici che aveva accesso a diverse strutture alberghiere, il quale, approfittando della possibilità di usufruire di un passepartout, accedeva nelle camere dei clienti mentre erano a colazione, cercando le carte di credito da clonare attraverso uno skimmer portatile. Una volta carpiti i dati delle bande magnetiche, questi venivano trasmessi ad un altro componente della banda che attraverso un'altra tipologia di skimmer imprimeva i codici su carte magnetiche di vario genere ricreando così la carta di credito originaria.

La banda era entrata così in possesso di numerose carte di credito delle principali società intestate per lo più a stranieri che si accorgevano al rientro a casa della clonazione subìta. L'indagato italiano intestava a suo nome imprese commerciali individuali per aprire in varie banche di Mestre conti correnti, richiedendo terminali Pos portatili da utilizzare ufficialmente per l'esercizio della fittizia professione di venditore ambulante. In realtà i Pos erano necessari per il prelievo delle somme dalle carte di credito clonate senza l'intermediazione di esercenti compiacenti che accettassero le carte contraffatte. Le somme finivano direttamente sul conto corrente collegato al POS e quindi nelle mani della banda che poteva così subito fruirne attraverso gli acquisti e i prelievi effettuati dagli altri membri del sodalizio. Il giro d'affari accertato è stato di un centinaio di migliaia di euro.

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