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MILANO. Truffa Ue: arrestati gli intercettati facevano ironia sui poveri

MILANO. Truffa Ue: arrestati gli intercettati facevano ironia sui poveri

Ironizzavano sul loro ruolo di "benefattori" che, in realtà, rubavano frutta e verdura ai poveri per fare milioni di euro. Non solo, si vantavano di essere più potenti del Vaticano. Sono alcune delle considerazioni emerse dalle intercettazioni nel corso dell'indagine "Onlus selvaggia" dei militari del Nas di Milano che ha portato a 10 arresti e 10 denunce per associazione per delinquere finalizzata al peculato, truffa, riciclaggio, falso e ricettazione. Le persone ascoltate scherzavano sui loro profitti e sulla modalità illecita, senza farsi scrupolo della percentuale irrisoria che consegnavano agli enti benefici. La quantità di frutta e verdura era minima ma comunque costante perché in questo modo mantenevano i contatti con essi continuando a giustificare l'approvvigionamento di derrate. 

Al centro della truffa scoperta dai militari del Nas di Milano c'era la onlus "Sei per Secu" di Secugnago (Lodi). Il suo presidente è stato arrestato nell'ambito dell'indagine "Onlus selvaggia" che ha condotto all'arresto di altre nove persone e la denuncia per dieci soggetti con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al peculato, riciclaggio, falso e ricettazione. La onlus aveva una certificazione che le permetteva di ricevere dai produttori una quota di frutta e verdura che altrimenti sarebbe andata al macero (produzione che era pagata con fondi europei) e consegnarla ai distributori che l'avrebbero dovuta portare agli enti beneficiari, dalla Croce rossa alla Protezione civile, passando per le associazioni di volontariato.

In realtà a questi enti arrivava lo 0,01 per cento del cibo in questione, il resto era rivenduto a prezzi calmierati ai distributori compiacenti che a loro volta lo rimettevano nella filiera spaccando il mercato e assicurando un guadagno totale. Dall'inizio delle indagini, nel giugno 2015, i Nas hanno registrato 985 consegne in 19 regioni diverse, per un guadagno stimato in 4 milioni di euro. Tutte le parti coinvolte, iniziando dalla onlus, modificavano le etichette sulle cassette di frutta (segnate come destinate alla distribuzione gratuita e benefica) e producevano documentazione falsa per alterare la tracciabilità.

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